Il Marte-dì prima della cometa “catturata”

1 – domani è mercoledì ma sembra oggi (Marte-dì); 2 – «Cuori strappati», fra cui un poco anche il mio; 3 – un’intervista a Riccardo Dal Ferro; 4 – non vi sfuggano i due successivi “triestini”

 

1 –

Domani, nel mondo cosiddetto reale, è un normale mercoledì. Eppure… un manufatto terrestre scenderà su una cometa: è una storia straordinaria che trovate anche su codesto blog (per esempio ieri nel post «Fra i ghiacci cometari») e che potrebbe sembrare fantascienza. Mi pare però che in giro poche persone si emozionino forse perché non capiscono l’importanza di quello che sta per accadere; e per favore non mi fate parlare dei massmedia. Anzi la pianto qua e passo al Marte-dì.

2 –

Siamo nel 2028 e tutti i carabinieri – specie le donne – sono persone meravigliose (a dimostrare che, a volte, la fantascienza è davvero assai diversa dal mondo in cui viviamo). L’Italia è colonizzata da Cina e India. Ci sono delitti “strappacore” – letteralmente come recita il titolo del romanzo – e rituali Maya, voci nella testa e don Fabio, rimorsi e computer capaci di quasi tutto. In edicola (236 pagine per i soliti 4,90 eurini) il vincitore del Premio Urania 2013 ovvero «Cuori strappati» di Glauco De Bona. Francamente non mi ha catturato. Il finale è insensato mentre il testo è costellato di troppe frasi fatte (da «lineamenti tipici dei Paesi dell’Est» alle «indagini a 360 gradi», da «occhi di ghiaccio» all’«abbraccio di Morfeo», da «decisamente alto per essere un cinese» a «efferati delitti», da «che ne sarà del libero arbitrio?» a «venderò cara la pelle») che sono a dir poco un indice di pigrizia. Se la regola – almeno in questo blog – più volte enunciata è di non sprecar spazio a parlar di libri brutti (visto che ce ne sono così tanti belli, secondo me) perché queste righe su «Cuori strappati»? Perché, nonostante tutto, De Bona ha un buon ritmo di scrittura e qualche idea: dunque il libro non è proprio da buttare. Però se lui ha vinto il Premio Urania 2013 francamente mi sento di dire che non è stata una delle annate migliori.

3 –

E invece (ri)-parlando di italiani che stra-meritano…. ecco la sintesi di una lunga intervista – di Renzo Priante e Silvia Pianalto – a Riccardo Dal Ferro; lo riprendo da http://accogliamoleidee.wordpress.com/)

Partiamo dal labirinto, quello che c’è sulla copertina del libro (l’originale è inciso sulle porte della città di Lucca) e quello nel quale ti trovi quando cerchi notizie su Riccardo Dal Ferro.

«Il labirinto della copertina è unidirezionale e, attraverso infinite e inattese svolte, ti porta inevitabilmente al centro».

Il labirinto nel quale respira Riccardo è la rete infinita dei collegamenti che Internet rende possibile. Provate a cercarlo.

Cosa fa un laureato in filosofia nella rete e nella realtà?

«Fa il docente di scrittura creativa a Vicenza, Schio, Padova.

  • Fa sceneggiature per ATA Teatro.
  • Fa teatro di ricerca con FERMENTO.
  • Conduce blog.

La sua passione è la lettura da quando giovane entrò nella biblioteca di Piovene Rocchette e prese in prestito il libro “Le testine” dalla collana Piccoli Brividi. Il contagio fu immediato e passò in rassegna l’intera collana.

La sua passione è la scrittura perché ha sempre scritto racconti.

La sua passione è la rete perché nella rete ha scritto fin da quando aveva 12 anni e aprì il suo primo blog (Diluvio.Il_cannocchiale.it ormai estinto).

E’ spinto non solo dal bisogno di raccontare storie ma dalla voglia di cambiare la società perché la gente ha bisogno di cultura».

Occuparsi di cultura significa dare alla gente la possibilità di credere nelle proprie forze. Dalla cultura dobbiamo ripartire. Da quarant’anni non riusciamo più a immaginare qualcosa di nuovo”. Cosa intendi?

«Già Pasolini aveva visto che la televisione aveva espropriato le persone di ogni possibilità creative, della capacità di immaginare qualcosa di nuovo».

Per questo la sua attività di docente di scrittura creativa non è un lavoro ma un impegno per aiutare le persone a immaginare un futuro diverso.

«Oggi scrivere non significa confrontarsi solo con il libro e la stampa, ma con la rete o con qualunque altro mezzo che ti consenta di elaborare narrazioni. Internet ha cambiato il modo di scrivere altrettanto profondamente di quanto ha fatto Gutenberg con l’invenzione della stampa».

E ancora.

«Twitter è il più grande mezzo narrativo, è un grande romanzo collettivo fatto da un numero di persone potenzialmente infinito. Questo mezzo cambia la storia che racconti e il linguaggio che devi usare. Twitter mostra il bisogno patologico di esprimersi. Quello che dobbiamo dare alla gente è la possibilità di esprimersi».

Ancora.

«La narrazione non è solo testo scritto, può essere un film o perfino un videogioco, l’importante è che le persone prendano coscienza della possibilità di immaginare un futuro senza accontentarsi quello che trovi già preconfezionato. Le narrazioni convenzionali ci hanno impedito di immaginare il futuro».

RACCONTI

Molti sono i racconti che Riccardo ha pubblicato. Si trovano sparsi ovunque nella rete, molti si trovano sul blog SOTTERFUGI, altri nel suo blog personale RICCARDODALFERRO.

Ha pubblicato racconti in ebook attraverso un editore statunitense ma ora la licenza è scaduta e verranno ripubblicati dall’editore veneziano Tragopano.

I titoli si rifanno alla letteratura fantastica e hanno nomi come MONTECRISTO MISSISSIPPI, IL FALO’ DEGLI ALIBI, GENNARO SENZA TESTA.

Riccardo lavora con Marco Pasin che si occupa di illustrazioni, ironiche, spesso allucinate. L’occasione che li ha fatto incontrare è la pubblicazione su carta del suo libro I PIANETI IMPOSSIBILI.

«L’ho scritto in due mesi con furia. Scrivere è stata una terapia che mi ha permesso di superare un momento difficile. Pensa che alcuni capitoli del libro sono stati scritti in treno sulla minuscola tastiera del mio telefono cellulare. L’ho mandato a più di cento editori per poi ricevere solo tre proposte che prevedevano che pagassi io le spese di stampa. Naturalmente ho rifiutato».

E’ stato un tweet, una richiesta di amicizia di Alberto Spinazzi poi una email che l’hanno messo in contatto con l’editore, poi gli incontri, le correzioni quasi tutte al telefono e infine la pubblicazione.

Il libro parla di un astronauta perso nello spazio e ignaro della possibilità di tornare. Diretto verso l’infinito comincia a raccontare per sé, non sapendo se mai nessuno riuscirà ad ascoltare le sue parole. Racconta del suo viaggio e dei pianeti impossibili che ha visitato: Gargantula pieno di insetti e di colori; Ly che puoi visitare solo se lo desideri, un pianeta che ti ammalia come Circe; Hertel pianeta bellissimo e immondo, prigione senza gabbie sbarre o celle. I pianeti visitati sono 37 (numero primo), il racconto ha a che fare con Calvino (Le città invisibili), con Borges, con Lem. Le parole chiave sono otto: desiderio, forze, luce, memoria, processi, sensi, supplizio, trapasso.

La sua scrittura ama i paradossi e le contraddizioni, afferma una cosa e subito ne evidenzia il contrario affinché il lettore non si riposi sul deja vu. Solo Riccardo sa se la sua narrazione sia una fuga senza fine dal passato o un’anticipazione del futuro.

Se la rete è un grande romanzo collettivo nella quale siamo immersi,possiamo contattare Riccardo anche su Facebook, su Twitter e altrove.

4 –

Fra poco (ore 10 e poi ore 12) trovate in blog le due puntate del «diario di bordo» triestino dell’astronauta, nonché astrofilosofo, Fabrizio Melodia: molta trippa per gatti, umani e alieni. Slurp.

 

Redazione
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