Il Nord Africa piange il suo cantautore Idir

il ricordo di Karim Metref (*)

Per molti era come un membro della famiglia

Ti prego, apri la porta  /  o padre Inouva, o padre Inouva


Fai sentire il tintinnio dei tuoi braccialetti  /  o Ghriba figlia mia


Temo l’orco della foresta  /  o padre Inouva, o padre Inouva


Lo temo tanto anch’io  /  o Ghriba figlia mia

(A Vava Inouva: testo Ben Mohamed, musica e canto di Idir. Ed. Oasis, Algeri, Pathé Parigi. 1976)

 

Quando la canzone A Vava Inouva passò per le prime volte alla radio algerina avevo 6 anni. Da quel giorno, per me come per milioni di nordafricani, è sufficiente sentire le 11 note iniziali della canzone per avere la pelle d’oca e ripiombare nel mondo dei ricordi e della nostalgia. A Vava Inouva divenuta in seguito un successo internazionale, era di un giovane algerino, Hamid Cheriet. Uno studente, laureando in geologia, che in attesa di finire gli studi e andare a lavorare nel Grande Sud algerino in cerca di petrolio, frequentava gli ambienti artistici di Algeri, suonando la chitarra e scrivendo canzoni.

TUTTO COMINCIÒ perché una sera, Nouara. una diva della canzone amazigh dell’epoca, malata, non si presentò al teatro della radio nazionale. In una serata trasmessa in diretta doveva cantare Rsed ay ides (Vieni sonno) una ninna nanna tradizionale che il giovane Hamid aveva adattato per lei con un arrangiamento moderno.

Per coprire il buco nella programmazione, Hamid salì sul palco e la cantò al posto suo, presentandosi con un nome d’arte, Idir, inventato sul momento. Nei giorni successivi il canale in lingua amazigh della radio nazionale algerina fu tempestato di telefonate. Gli ascoltatori volevano risentire la canzone e chiedevano chi fosse questo misterioso giovane dalla voce così soave. Da quel giorno e per l’eternità, Hamid Cheriet diventò Idir, la leggenda della musica amazigh.

IDIR È MANCATO A 71 ANNI, il 2 maggio, in un ospedale di Parigi. La sua morte non ha niente a che fare con l’epidemia attuale di Sars-Cov2. Un enfisema polmonare lo stava consumando ed era giunto alla fase terminale dopo anni di lotta coraggiosa. Subito dopo l’annuncio della sua morte un’onda emotiva ha attraversato tutto il Nord Africa e la diaspora in tutto il mondo.

Gli omaggi continuano ad arrivare da ogni parte. Semplici cittadini, intellettuali, artisti di fama internazionale… Chi non lo conosceva, vedendo il flusso continuo di omaggi sui social network, si chiede: ma chi era, cosa avrà fatto un uomo dall’aspetto così banale per meritarsi tutto questo?

PER CAPIRE LA DIMENSIONE culturale – e, se vogliamo, anche politica – di Idir, bisogna tornare nell’Algeria e nel Nord Africa degli anni 60. I Paesi della regione erano indipendenti da poco ed erano tutti guidati dall’ideologia del panarabismo, sotto la guida dell’Egitto di Nasser. Per cancellare le tracce della dominazione occidentale, dicevano, bisognava imporre (anche con la forza) la cultura araba. I popoli del cosiddetto Mondo Arabo erano ufficialmente «arabi». Ma siccome non lo erano, lo dovevano diventare, punto.

Quando Idir prese vecchie ninna nanne e ritornelli tradizionali per farne successi internazionali, nelle strade di Tripoli, Tunisi, Algeri e Casablanca, il tamazight, il berbero, lingua originaria del Maghreb, era politicamente e socialmente inaccettabile. Si doveva parlare in arabo o stare zitti.

Idir che non si è mai considerato un attivista, con la sua chitarra e la sua voce flebile ha commesso un atto altamente rivoluzionario. Ha fatto rialzare la testa a milioni di oppressi dal negazionismo culturale panarabista. Noi ci siamo, esistiamo. Non dobbiamo nasconderci né travestirci.

SE LA CULTURA AMAZIGH uscì dalla sfera privata e dai musei antropologici per entrare a far parte della vita vera, non era tutto merito suo, ovviamente, decine di intellettuali e artisti con migliaia di attivisti hanno lavorato e lottato per avere il giusto riconoscimento; continuano a farlo, perché quel giusto riconoscimento non è mai arrivato, nonostante le tante vittorie. Ma dal punto di vista musicale non c’è dubbio che la generazione che nasce dopo A Vava Inouva impara ad accettare la propria origine come valore e non più come macchia da nascondere.

La musica maghrebina rinchiusa fino ad allora fra le tradizioni locali pure e dure e i tentativi di scimmiottare quella egiziana, onnipresente sui mezzi di comunicazione, da quel momento si presenta al mondo valorizzando le proprie tradizioni ma anche con la voglia di partecipare all’universale. Da lì escono verso la scena mondiale, fra gli altri, lo stile moghrabi dei Nass El Ghiwan del Marocco, il raï di Khaled e Mami di Orano, il casbah-rock di Rachid Taha a Marsiglia, il banlieue-rock degli Zebda a Tolosa e il desert-blues dei Tinariwen e altri gruppi tuareg del Mali e del Niger. Tutto questo si portava sulle spalle, il discreto e timido Hamid Cheriet.

SINO ALLA FINE lui ha ripetuto di non aver fatto niente di straordinario, che era solo un giovane appassionato di musica e di poesia che si era trovato «al posto giusto, al momento giusto e con la canzone giusta». Di lui, Pierre Bourdieu dirà che per gli amazigh, «Idir non è un cantante. Fa parte di ogni famiglia». Ecco spiegata quindi l’origine di questa onda emotiva. Mentre i media internazionali salutano solo la scomparsa di un’artista di fama mondiale, milioni di nordafricani elaborano il lutto per quello che per loro era un parente vicino, al pari di uno fratello maggiore o di uno zio. Con la convinzione però, che se Hamid Cheriet è mancato quel 2 maggio a Parigi, Idir rimarrà per sempre vivo nei loro cuori e nella loro mente.

(*) pubblicato sul quotidiano “il manifesto” del 12 maggio 2020, con il titolo:   Idir, canto in berbero dunque sono.

Karim Metref
Sono nato sul fianco nord della catena del Giurgiura, nel nord dell’Algeria.

30 anni di vita spesi a cercare di affermare una identità culturale (quella della maggioranza minorizzata dei berberi in Nord Africa) mi ha portato a non capire più chi sono. E mi va benissimo.

A 30 anni ho mollato le mie montagne per sbarcare a Rapallo in Liguria. Passare dalla montagna al mare fu un grande spaesamento. Attraversare il mediterraneo da sud verso nord invece no.

Lavoro (quando ci riesco), passeggio tanto, leggo tanto, cerco di scrivere. Mi impiccio di tutto. Sopra tutto di ciò che non mi riguarda e/o che non capisco bene.

7 commenti

    • grazie Domenico.

      La prima è la famosa A Vava Inouva. LA seconda è Essendu (canzone che le donne cabile cantano quandono battono il latte) .

  • Giorgio Chelidonio

    Grazie infinite per avercelo fatto conoscere: il suo modo di offrire, condividere questa dolcissima nenia mi conferma che l’anima delle etnie, di tutte le etnie sa sempre comunicare sentimenti struggenti, anche se purtroppo non ne so comprendere le parole originali. Lo ascolterò ancora!

    • Non c’è di che, Giorgio.
      Per me parlare di Idir è come parlare di un mio cugino, amato nell’infanzia che poi è andato all’estero.
      Per me e per molti di noi è così. MA è anche un artista eccezionale.

  • Giorgio Chelidonio

    Stamattina ho trovato su YouTube alcuni video di Idir: un clip struggente del 1992 e un video da concerto dei primi anni 2000, ma anche un suo dolcissimo monologo in francese.
    Anche “Pourquoi certe pluie” mi pare molto toccante: la riascolterò, rispolverando il mio francese scolastico.
    La mia prima impressione è di un cantautore che non ha nulla da invidiare né a De André né a Brel.
    E per farla completa sul mio smartphone, finita una canzone di Idir , è passato automaticamente su “North country blues” di Bob Dylan, cantata dalla Baez: che assonanza di sensibilità, non solo musicale!! Mi riprometto di cercare anche dei testi di Idir, tradotti per meglio apprezzarne il senso…

  • Non conoscevo Idir ma ho ascoltato qualche pezzo su youtube mi ha ricordato Manos Loizos Un cantante greco che ascoltavo da piccolo, uno di famiglia perchè come dicono i greci agli italiani “una razza una faccia”.

  • Diretta #ViaggiDaCasa su FB e Youtube. Oggi 19/05 ore 20.30. Tema: L’Algeria. Karim Metref ne parla con Joshua Evangelista e Luca La Gamma. Una iniziativa di Frontiere News.

    Qui sotto due link per accedere alla diretta
    Diretta Facebook: bit.ly/viaggiadacasa_algeria
    Diretta Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=nKBXmdJGOw4

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