Il riso che doveva salvare il mondo

di Silvia Ribeiro (ripreso da Comune-info)

Non potete non riconoscere i risultati degli studi scientifici! Ve lo ricordate l’appello di 110 premi Nobel per promuovere il golden rice Ogm che, con un’alta percentuale di vitamina A, avrebbe risolto per sempre il problema mondiale della malnutrizione? Da quell’appello sono trascorsi quasi due anni ma né gli scienziati, né la Syngenta che lo ha brevettato, sono riusciti a produrre una linea stabile di “riso dorato” che soddisfi i benefici che gli erano stati attribuiti. C’è di più: gli esperimenti sul campo realizzati lo scorso anno in India, la costruzione transgenica trasferita in una delle migliori varietà [di riso] del paese, ha danneggiato in maniera significativa la produttività e la qualità del riso. Il riso che ne è risultato atrofizza le coltivazioni, presentava sì la pro-vitamina A, ma la resa è diminuita drasticamente, con piante nane, foglie pallide, pochissimi grani e radici laterali anormali. Non sempre l’esperienza “scientifica” concreta si piega alle ragioni della propaganda, nemmeno di quella più insigne.

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Il cosiddetto “riso dorato” è uno dei miti più costosi dell’industria biotecnologica, utilizzato per tentare di cambiare il rifiuto generalizzato nei confronti degli OGM. Lo presentano come l’archetipo del “transgenico buono” perché è un riso che presenta un precursore della vitamina A, la cui mancanza è una significativa carenza per molte persone che soffrono di malnutrizione e che, in casi estremi, può portare alla cecità. I suoi promotori non sono riusciti a provare che nella pratica serva realmente ad apportare la vitamina A. Inoltre, nel 2017, in India gli scienziati hanno dato conto di un esperimento sul campo che ha dimostrato come l’inserimento nel riso di questa costruzione transgenica, abbia fatto calare il rendimento e la qualità della coltivazione tanto che il raccolto è risultato inutilizzabile.

Il cosiddetto “riso dorato” è stato abbondantemente usato come arma di propaganda. Nel 2016, una lettera – per nulla scientifica – firmata da un centinaio di Premi Nobel è stata forse l’esempio più significativo della manipolazione fatta dall’industria dei transgenici con questo riso. La lettera è piena di falsità, che dovrebbero far vergognare quelli che l’hanno firmata e quelli che continuano a citarla come se fosse un documento serio.

Non sorprende questo tipo di campagne da parte dell’industria agro-biotecnologica, dove ci sono imprese come la Monsanto, nei cui confronti sono stati provati anche casi di corruzione al fine di far approvare i suoi prodotti, ad esempio in Indonesia. Ciò che in questo caso sorprende, è che il “riso dorato” sotto l’aspetto funzionale non esiste, poiché né gli scienziati che lo promuovono, né la Syngenta che lo ha brevettato, sono finora riusciti a produrre una linea stabile di “riso dorato” che soddisfi i benefici che gli si attribuiscono.

A questo va aggiunto che, nel 2017, in esperimenti sul campo realizzati in India, la costruzione transgenica trasferita in una delle migliori varietà [di riso] di questo Paese, ha danneggiato in maniera significativa la produttività e la qualità del riso. Un team di scienziati ha realizzato uno studio introducendo i tratti transgenici per ottenere “riso dorato” con la varietà Swarna, una delle varietà più produttive dell’India. Il riso che ne è risultato, presentava la pro-vitamina A, ma la resa è diminuita drasticamente, con piante nane, foglie pallide, pochissimi grani e radici laterali anormali.

Dopo dettagliate analisi, il team ha concluso che l’atrofia delle piante era dovuta all’interferenza della costruzione transgenica del “riso dorato” con la produzione delle auxine, ormoni vegetali propri del riso che ne favoriscono la crescita.

A questo proposito, la dottoressa Allison Wilson, in un articolo sull’Indipendent Science News dell’ottobre 2017, ritiene che con impatti imprevisti di tale gravità, sia ora di dire addio a questo costoso e fallimentare esperimento.

Quelli che promuovono i transgenici assicurano che, se non si è riusciti a commercializzare questo riso, è stato per l’opposizione delle organizzazioni ambientaliste verso i transgenici, che avrebbe impedito ai bambini del terzo mondo di accedervi. La realtà, afferma Wilson, è che dopo due decenni e malgrado un’enorme quantità di risorse, tempo e sostegno finanziario, inusitati per qualsiasi ricercatore pubblico, risulta chiaro che “sono i problemi intrinseci allo sviluppo degli OGM” che ne hanno impedito la commercializzazione. Secondo il dottor Jonathan Latham, direttore del Bioscience Resource Project e citato nello stesso articolo, “il “riso dorato” della Syngenta ha causato un collasso metabolico [nel riso dell’India]…Le classiche critiche verso l’ingegneria genetica nello sviluppo delle coltivazioni si basano da un lato sul fatto che il DNA estraneo introdotto altera le sequenze genetiche originarie e dall’altro sul fatto che ci saranno delle interferenze imprevedibili del normale metabolismo delle piante. L’esperienza con il “riso dorato” esemplifica alla perfezione entrambi i difetti”.

Questo è il problema fondamentale dell’ingegneria metabolica, afferma Wilson. Sembra essere più facile alterare artificialmente il metabolismo delle piante -per esempio affinché producano il precursore della vitamina A- anziché controllare che, allo stesso tempo, non si verifichino alterazioni impreviste, con effetti negativi sullo sviluppo delle coltivazioni.

Il denominatore comune degli esperimenti con l’ingegneria genetica, i transgenici e il cosiddetto “editing genomico” è l’approccio straordinariamente e intenzionalmente ristretto nel valutare sia i problemi che si presume vogliano risolvere che i mezzi per raggiungere tale obiettivo.

Per esempio, ci si concentra solo sulla carenza di vitamina A, isolandola dalla situazione generale di povertà e malnutrizione (che provoca molte altre carenze) di coloro che ne soffrono. Nelle Filippine – Paese in cui si coltiva il “riso dorato”- , le campagne per migliorare l’alimentazione, tornando a integrare verdure e riso tradizionali nella dieta, hanno dato eccellenti risultati nel coprire in modo duraturo la carenza di vitamina A, con un costo di gran lunga inferiore. Non è nemmeno più considerato un problema di salute pubblica.

La “soluzione tecnologica” proposta dall’industria e dai biotecnologi, ignora per di più (oppure, ovviamente, in maniera intenzionale) la complessità dei genomi e le loro interazioni all’interno degli organismi e nella coevoluzione con gli agrosistemi e gli ecosistemi, producendo aberrazioni, come è successo con una delle più produttive varietà di riso dell’India.

Per tutto questo, è assurdo che in Messico, imprenditori-biotecnologi come F. Bolívar Zapata, Luis Herrera Estrella e A. López Munguía, utilizzino il mito del “riso dorato” come esempio per difendere la semina, in Messico, di mais transgenico. Non convincono nessuno -o forse qualche disinformato – però fanno un buon servizio a Monsanto e Syngenta (https://tinyurl.com/y8auu5qq).

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