Il salto di qualità compiuto dalla sonda Rosetta

di Mauro Antonio Miglieruolo
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(Il pezzo che segue serve a stabilire un confronto, non a introdurre un paragone.)
Due sono gli eventi che caratterizzano l’attuale stagione di eventi spaziali. L’ingresso di un manufatto umano nello spazio interstellare; e l’atterraggio del lander Philae sulla cometa 67 P/ Churjumov-Gerasimenko (il lander attualmente è in stato di quiescenza, avendo esaurito le batterie: si risveglierà con l’avvicinamento al sole, dal quale trarrà l’energia necessaria a riprendere l’attività di analisi della superfice cometaria.)

Voyager 1

Voyager 1

Del primo evento l’eroe è Voyager 1 che proprio quest’anno dovrebbe aver superato la fascia chiamata eliopausa*. Insieme al Voyager a breve anche gli Explorer dovrebbero entrare nella “spazio di nessuno” galattico, in quello spazio che non è di alcun sole specifico ed è di tutti i soli della Via lattea. La navicella continuerà il suo viaggio nello spaziotempo (senza fine e senza principio) fino a che non si decomporrà nei suoi elementi. A meno che fra diecimila anni, o centomila anni, non entri nella sfera di attrazione di una nuova stella diventando uno dei suoi tanti asteroidi. Lì, o in qualsiasi altra località galattica, la troveranno forse i nostri fortunati lontani eredi, coloro che si svincoleranno degli angusti limiti del pur grande Sistema Solare (che a noi oggi appare illimitato); sempre che riescano a sviluppare il motore a curvatura spaziale (o qualche altra angelicheria quantistica)** che sembra essere il futuro dei viaggi intergalattici.

Voyager 1

Voyager 1

Del secondo è protagonista la sonda Rosetta, il cui obiettivo è più limitato, ma non meno entusiasmante. Rosetta infatti, insieme al modulo Philae, sua filiazione, ha realizzato una impresa che era “fantascientifico” immaginare possibile anche solo trenta anni fa (fantascientifico è tutto ciò di cui conclamano l’impossibilità coloro che hanno i piedi un po’ troppo piantati in terra; e che inevitabilmente finisce con il verificarsi). Cioè l’atterraggio su una cometa situata a una distanza doppia di quella di Marte. In pratica un granello di sabbia scagliato nel cielo per colpire un piccolo sasso nascosto nel buio.
Tra i due, qualcuno potrebbe considerarlo paradossale, quel che più fa sognare è proprio l’impresa “minore”. Non solo perché riporta nella realtà le fantasticherie degli autori (maggiori e minori) del periodo d’oro della fantascienza, nel quale c’era gloria per tutti, purché si sapesse costruire una storia leggibile su eventualissimi virtuali “atterraggi” su comete e piccoli asteroidi, nonché sulle avventure che ne derivavano (l’argomento in sé si prestava, alle più fantasmagoriche invenzioni: bisognava solo godere della fantasia necessaria e anche l’affabulatore meno dotato suscitava consensi); ma anche perché rappresenta un segnale dei rapidi progressi compiuti dall’umanità sul terreno dell’esplorazione dello spazio. Non più solo i grandi corpi celesti vicini a noi, ma anche quelli lontani, piccoli e piccolissimi. Non più esplorare in gran parte alla cieca, limitandosi ad andare sui corpi celesti più accessibili per raccogliere dati, o semplicemente per conoscere il “posto”; ma l’acquisire conoscenze specifiche, cioè l’esplorazione vera e propria, quella che è promossa per conseguire obiettivi mirati.

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Con Rosetta si smette di gettare l’amo nel fiume dello spazio tempo per tirare su quel che il fiume stesso è disposto a fornire. Si interroga quel fiume, ci si immerge per trovarvi quel che può servire a noi, noi in quanto scienziati pescatori. Rosetta ha il compito di cercare risposte sull’importante questione dell’origine della vita. La vita dell’Universo, la vita del (e nel) vivente.
Il Sistema Solare con Rosetta dunque diventa un laboratorio all’aperto. Un laboratorio nuovo nel quale aprire un ennesimo capitolo di quell’immenso romanzo che la fantascienza ha sognato e la scienza si accinge a realizzare.

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* Dico “dovrebbe” perché si tratta di una fascia ampia il cui spessore è nello stesso tempo aleatorio e convenzionale. Con eliopausa infatti si designa lo spazio nel quale svanisce lo “spirare” del vento solare. Oltre quel limite il flusso di particelle elettromagnetiche cessa di avere effetti (non è più soggetta all’influenza gravitazionale diretta del Sole). Oltre quella fascia siamo nello “spazio interstellare”.

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** Motore a curvatura spaziale: vedi il seguente articolo su Focus: http://www.focus.it/scienza/spazio/velocita-warp-motore-a-curvatura-si-puo-13062014-7844

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

  • Un aspetto della missione Rosetta sul quale secondo me si è posto davvero pochissimo l’accento è il fatto che fosse una missione europea. Per una volta che Europa non significa dibattiti economici, obblighi a rigar dritto, ma qualcosa di bello, di nuovo, un successo davvero comune, sarebbe bello farlo notare. In fondo in un rapporto bisogna avere cose buone alle quali aggrapparsi, e questa lo è.

    • Grazie, Silvio, di aver riempito quest’assenza. La cattiva fama dell’Europa ha dissuaso inconsciamente più d’uno dal porla in primo piano nella valutazione dell’evento. La prossima settimana su Rosetta una breve interpretazione soggettiva dell’impresa in forma di fiction…

  • “In pratica un granello di sabbia scagliato nel cielo per colpire un piccolo sasso nascosto nel buio.” Fantastico.

    Discutevo proprio oggi del fatto che pare (PARE, e speriamo) che stiano sviluppandosi le premesse per una nuova età (se non dell’oro) dell’argento per l’esplorazione dello spazio. Rosetta potrebbe rappresentare, insieme al leggendario Voyager, un nuovo combustibile per tornare a guardare verso il cielo.

  • Tutto è legato ai possibili ritorni economici o di prestigio. Noi, insieme a tanti ricercatori, alimentiamo sogni; loro sognano di ingrossare portafogli già sovradimensionati.

  • [Ciao] … In un ritaglio di tempo, e i ritagli sono estremamente rari, vorrei fare presente che …

    1. Quando si vuole parlare onestamente di scienza, o di qualunque argomento di cui non si abbia profonda esperienza, gioverebbe usare maggiore cautela.

    2. L’esposizione alla radiazione nello spazio è molto elevata, per cui – senza neppure citare le distanze tra i vari corpi celesti: non abbiamo dove andare.

    Non esiste un altrove.

    Eventualmente esistono 2 alternative:

    la prima è viaggiare nello spazio sotterrati in un asteroide usando lo strato superficiale dell’asteroide come schermo contro la radiazione – e ovviamente rimane il problema di trovare un modo accessibile e sostenibile da punto di vista energetico per controllare la cinematica/dinamica dell’asteroide;

    la seconda alternativa è trovare un modo per generare uno schermo elettromagnetico che possa agire da scudo contro la radiazione, cercando cioè di riprodurre quello schermo che il campo magnetico della Terra offre (pressoché gratuitamente) a noi Terrestri – purtroppo nella migliore delle ipotesi occorrerebbe ricorrere a dei materiali superconduttori comunque troppo massicci (ossia troppo pesanti da lanciare nello spazio, pure anche se non assemblati per poi assemblarli in orbita).

    Per cui l’approccio più responsabile, lucido e lungimirante sarebbe – e di fatto è – quello di usare queste missioni per valorizzare il nostro pianeta.

    Da questa valorizzazione / sensibilizzazione potrebbe nascere un nuovo umanesimo – che trova nuove energie ed entusiasmo per valorizzare la collaborazione pacifica delle molteplici diversità umane, sulla Terra.

    Non ho tempo per contribuire a un dibattito. Anche, dei dibattiti superficiali sono un po’ stanco. Telegraficamente – ciao.

    • [un po’ irritato] … vogliamo parlare di ‘motori a curvatura’ ? Certo li possiamo sognare. È legittimo. In pratica – ed essendo per alcun* molto attraenti, di tempo ed energie ne sono state spese per cercare di realizzarli. Mai realizzati. Curvatura cosa? Ciò di cui posso onestamente parlare è che NULLA suggerisce che si possa superare la velocità della luce. E se pure si trovasse un modo per AVVICINARSI alla velocità della luce in movimento nello spazio, le distanze rimarrebbero enormi, e rimarrebbe comunque irrisolto il problema della radiazione. I vermicelli? Ossia i wormholes? NULLA suggerisce che esistano. Quindi se pure esistessero sono estremamente rari da trovare. Lo spazio è IMMENSO. È davvero una priorità, trovare questa via di fuga? Per fuggire dove? Per fare cosa? Per riprodurre, altrove, gli stessi problemi che ci troviamo ad affrontare qui sulla Terra? E chi fuggirebbe? Chi avrebbe il permesso di fuggire? È legittimo sognare. Sognare aiuta spesso. Non sempre, se sognare diventa vaneggiare. Pessimismo della ragione, ottimismo della pratica. Non ho più tempo. Buona notte [ciao]

    • [nota personale finale prima di andare a dormire – forse ho equivocato tutto, ma voglio comunque scriverla. Scrivo da Altrove Terra. Ma pur avendo per varie e secondo me fondate ragioni lasciato quel paese che è stato la mia prima casa – ma in cui sono quasi annegato più di una volta, scrivo comunque da Altrove Ma Comunque Terra, cioè rimane una pur, forse molto, indiretta interazione/relazione rispetto alla mia prima casa/paese, perché nel mio quotidiano interagisco comunque con altri terrestri. Se esistessero, sarebbe estremamente interessante esplorare un vermicello/wormhole. Andrebbe a costituire una parte delle risposte che cerchiamo. Le domande. Chi siamo? E dove siamo? E perché siamo? Ma questa parte di risposta, sarebbe comunicabile, da ‘una parte all’altra’ del vermicello? Quale sarebbe l’interazione possibile da ‘una parte all’altra’ del vermicello? Certo rimane una estrema curiosità. Ma se fosse una fuga, penso si tratterebbe di una fuga molto diversa dalla mia fuga. Fine della mia nota personale. Un abbraccio e una buona notte terrestre.]

      • in quanto terrestre ho apprezzato, in quanto alieno pure
        si può “stare” eppure fuggire?
        chi siamo e dove andiamo… appunto:una estrema curiosità

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