Il signor Galli della Loggia svela il suo razzismo per la difesa dell’Europa

di Salvatore Palidda

(con un POST SCRIPTUM della “bottega” per informare GDL di una seccante evidenza religiosa a lui ignota)

Malgrado giganteschi dubbi sulla qualità delle sue opere e del suo curriculum, da anni il signor Galli della Loggia passa per essere un insigne storico nonché firma del Corriere della sera. Nel suo editoriale del 24 settembre non ha mancato di asserire la sua ostilità allo ius soli, probabilmente perché pensa che i sondaggi d’opinione vanno in tal senso e la destra tornerà al governo (come si sa lui non ha mai nascosto la sua predilezione per questo orientamento e soprattutto per schierarsi con chi sta al potere).

Il ragionamento di GdL (chiamiamolo così per abbreviare) è apparentemente semplice e si propone come indiscutibile: se «la maggior parte degli italiani sono contrari alla nuova legge sulla cittadinanza nota come ius soli» non è perché “sono male informati”, tantomeno perché « – per qualche misteriosa ragione – sono naturalmente predisposti a nutrire sentimenti xenofobi e/o razzisti» ma perché «la legge presenta effettivamente aspetti discutibili capaci di destare a buon motivo perplessità se non allarme». Infatti, secondo lui, la parte centrale della legge sarebbe «pensata e scritta secondo una prospettiva diciamo così astrattamente individualista, indipendente da ogni realtà culturale … centrata esclusivamente sul candidato alla cittadinanza in quanto singolo». Così, con nonchalance, en passant, il signor GdL attacca qui un nodo cruciale della concezione universalistica della cittadinanza dello Stato moderno definita dopo l’illuminismo. Fa finta di ignorare che la cittadinanza sancisce appunto l’appartenenza a un’entità regolata dalle norme dello stato di diritto oggi democratico che si fondano sul principio di universalità; ne consegue che il cittadino è tale perché aderisce al contratto sociale che qui è giuridico-politico in quanto individuo e non per la sua eventuale cultura d’origine o la sua credenza religiosa o la sua provenienza geografica. Negando questo GdL pretende che la concessione della cittadinanza debba passare per una sorta di analisi poliziesca-antropologica tanto rigorosa da garantire che il candidato sia totalmente permeato da cultura, norme ed elementi che sarebbero propri alla cittadinanza italiana. Da notare che se dal XIX al XXI secolo fosse stata adottata una tale procedura negli Stati Uniti o in Francia e nei Paesi di vecchia immigrazione, questi Stati sarebbero quasi estinti. Ma c’è qualcosa di più subdolo nell’asserzione di GdL: il suo attacco alla concezione della cittadinanza comunemente intesa secondo l’accezione dell’individualismo moderno, peraltro tipicamente occidentale, conduce inevitabilmente a pretendere che la cittadinanza debba essere definita in base a criteri di fatto quasi biologici e soprattutto religiosi. Infatti, il signor GdL afferma che le «preoccupazioni dell’opinione pubblica nascono in specie in relazione ad una categoria particolare di immigrati: gli immigrati di cultura islamica. Sono preoccupazioni realistiche» … «Non è possibile ignorare che è proprio un tale nodo di vincoli e di appartenenze a sfondo cultural-religioso-familiare che quasi sempre si delinea dietro gli ormai innumerevoli episodi di terrorismo islamista che da anni insanguinano l’Europa». Ed ecco quindi che GdL si permette di far planare il sospetto di terrorismo pseudo-islamista sui candidati alla cittadinanza italiana. E secondo lui c’è anche un altro pericolo maggiore: la minaccia «all’ordine culturale di una comunità». Secondo lui l’esempio di questo pericolo starebbe nel fatto che le bambine rischierebbero di essere rispedite a dodici anni nei propri Paesi d’ origine per essere sposate contro la propria volontà, che in tali famiglie si impedisca di uscire di casa quando si vuole e di apprendere l’italiano, che «non sono riconosciuti alle donne diritti e possibilità eguali a quelli riconosciuti agli uomini». Il signor GdL passa a essere più esplicito: il problema di «una tale integrazione non presenta gli stessi problemi per chi proviene, faccio un esempio, dal Perù o dal Congo». La necessità di stabilire una sorta di rigidissima scannerizzazione antropologico-poliziesca degli originari da Paesi di religione islamica appare ovvia al signor GdL poiché questa religione «è quella con la quale l’Occidente ha da oltre un millennio un confronto-scontro anche assai aspro che ha lasciato eredità profonde da ambo le parti, perché è quella che in ambiti identitari cruciali – come la pratica religiosa e culturale, il rapporto tra i sessi, le regole alimentari – ha le più marcate diversità rispetto a noi, e infine, e soprattutto, per una drammatica ragione geopolitica … da un lato l’azione spesso violenta delle correnti islamiste antioccidentali, dall’altro il poderoso lavoro di penetrazione che grazie alle proprie immense risorse finanziarie molti Paesi arabi vanno compiendo in Europa, entrambe queste strategie si fanno forti in vario modo per i loro disegni della presenza nel nostro continente di vaste comunità musulmane». Ecco quindi come secondo GdL si profila l’invasione islamica dell’Europa! E allora secondo lui «non dovrebbe esserci posto né per il “buonismo” né per il “cattivismo”, non dovrebbe esserci posto per il partito preso, per la superficialità o per la demagogia (né per quella di destra né per quella di sinistra)». Non ci resta che preparare nuove crociate per difender l’Europa dei signori GdL? (Ma forse, se avesse vissuto come Montanelli anche lui in Etiopia avrebbe comprato la “moglie” per 500 lire, «un animalino docile, fedele, mi veniva a cercare ovunque fossi …»1).

POST SCRIPTUM della “bottega” PER INFORMARE GDL DI UNA SECCANTE EVIDENZA RELIGIOSA A LUI IGNOTA

Vedendo che il signor Ernesto Galli della Loggia contrappone – mentre parla di Islam e di incompstibilità – il Perù al Congo, un dubbio può assalire: quale dei due Paesi è di religione musulmana? Tenderei a escludere il Perù ma meglio controllare. Su Wikipedia (magari non aggiornatissima però sempre precisa in questi compitini) si può leggere: «In Perù la principale religione è il cattolicesimo. In base al censimento del 2007, l’81,3% della popolazione maggiore di 12 anni si considera di fede cattolica, il 12,5% di fede evangelica, il 3,3% appartiene ad altre religioni e il restante 2,9% non lo specifica». Ma certooooooo: sarà il Congo, del resto sta in Africa o in Asia dove l’Islam comanda, si sa. Andiamo a verificare. Capperi che complicazione: i Congo sono due, uno grande e uno piccolo. Va beh, controlliamoli entrambi. Se dobbiamo ri-credere a Wikipendia le cose stanno così: «La Repubblica Democratica del Congo (detta anche Congo, Congo-Kinshasa o ex Congo belga) è uno Stato dell’Africa centrale. L’86% della popolazione è di religione cristiana (41% cattolici, 31,6% protestanti e 13,4% altri cristiani tra i quali spicca per importanza particolare il Kimbanguismo). Il 10,7% dei congolesi è legato a credenze tradizionali (religioni animiste). Il restante 3,3% degli abitanti è musulmano (1,4%) o crede in altre religioni minori». Vediamo il Congo “minore”. Stessa fonte: «La Repubblica del Congo (nota anche come Congo, Congo-Brazzaville o Congo francese) è uno Stato dell’Africa Centrale e un’ex-colonia francese. La capitale è Brazzaville. Le religioni ufficiali riconosciute dallo Stato sono il cristianesimo e l’animismo tradizionale, praticati rispettivamente da circa il 50% e il 48% della popolazione. I musulmani sono il 2% (principalmente lavoratori stranieri)».

Ops. Possibile che GDL si sia confuso con le religioni?

Mi piace fantasticare che se fossimo a un esame di maturità, la “commissione esaminatrice” forse rivolgerebbe a bruciapelo una domandina di riserva al suddetto GDL per salvargli la sufficienza: “Il Congo più grande è un Paese ricco o povero?”. Ai primi segni di panico immagino uno degli esaminatori (il più perfido o forse semplicemente il più informato) mostrare un telefonino a GDL e chiedergli “saprebbe dire perché qui dentro c’è il Congo?”. Mi immagino la scena muta e la prof buona suggerire: “Co come Congo, Co come…”, Scena muta. “Lei ha mai sentito parlare di coltan?”. Prolungato silenzio. “Ah, ma lei cosa vorrebbe fare da grande? Come ha detto?… parli più forte. Il giornalista? L’opinionista? Il politologo? Lo storicooooo? Ma è sicuro?» [db]

LA MAPPA – scelta dalla bottega – mostra l’antica Lombardia islamica o forse il Perù animista; altrimenti sarà il Congo buddista.

1 Nel 1982, intervistato da Enzo Biagi, il Montanelli raccontò di aver acquistato una ragazza di 12 anni, per 500 lire, a Saganeiti (attuale Eritrea) per 500 lire, https://www.youtube.com/watch?v=iJBW4gFJ3n0&t=10m24s – vedi anche: Travaglio e il contrappello di Gianni Giovannelli; http://effimera.org/travaglio-contrappello-gianni-giovannelli/

Redazione
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Un commento

  • domenico stimolo

    Sì, mah…vabbè……embè!!

    Giusta la stizza. Però in questa fase sono proprio in tanti che si cimentano con lo sport principale, che non è tanto la rotolante palla, ma la semina dell’odio verso i propri simili. Se ne sentono proprio di cotte e di crude ….”sapesse contessa nella fabbrica di…..ci lavorano anche quelli neri neri come il carbone” ………. “In più, i culetti dei nostri cari matusa li lavano quelli che poi pregano sui tappeti”……..”non c’è più rispetto e patria….belli quei tempi quando si andava a caccia di umani nelle nostre beneamate colonie africane, depredando a più non posso….ora, che tempi…che tempi…..”

    Che bello se fossero organizzati corsi, con vitto e alloggio pagati – a cura delle pubbliche risorse –sull’amore e solidarietà per tutte e tutti, fonte della vita e di civica democrazia, con annessa lettura della Costituzione…ad alta voce, e chiamata dei martiri per la libertà.

    Per la gioia dei bimbi che ansiosi e pieni di speranza aspettano i Diritti di Cittadinanza.

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