«Il tesoro della Sierra Madre»

Fabio Troncarelli racconta il film di Huston e il misterioso Traven (uno, nessuno e centomila?) che scrisse il romanzo

Il 20 gennaio 1948 fu proiettato per la prima volta «Il tesoro della Sierra Madre» di John Huston. C’era grande attesa, alimentata dalla paura che il film non ripagasse il fiume di denaro speso per girarlo dal vero in mezzo alle montagne del Michoacan e di Durango sopravvivendo furiosamente a serpenti a sonagli, puma, crepacci spaventosi, deserti ancora più spaventosi, giornalisti corrotti, politicanti ancora più corrotti, scazzottate fra regista e attori e tagli di teste poi “tagliate” dalla censura. L’attesa fu ripagata. Fu un immenso successo. Fruttò tre Oscar a regista e attori. Meritatissimi.

Se non l’avete mai visto correte a vederlo. Se l’avete visto rivedetelo. Vale la pena. Non fosse altro che per la straordinaria recitazione di Walter Huston, il padre del regista, che gettò alle ortiche la sua reputazione di bello e tenebroso eroe senza macchia, accettando di recitare senza dentiera e senza trucco, ostentando la sua vecchiaia e biascicando, con l’eloquenza di un personaggio di Shakespeare, i monologhi ruvidi di un uomo nato povero e destinato a morire ancor più povero, ma capace di sfoderare uno spagnolo perfetto, senza sapere una parola di questa lingua. Questo miracolo è solo uno dei tanti di una pellicola senza eguali, tutta girata all’aria aperta con una luce cruda e un realismo ancora più crudo, insolito per quei tempi: un mito vivente come Bogart calpesta il suo mito e si trasforma in pazzo; i miserabili diventano milionari all’improvviso e all’improvviso ridiventano miserabili; il riso diventa pianto e il pianto riso; la Civiltà si scontra con la Barbarie e ne esce con le ossa rotte; il Bene e il Male giocano a dadi come forsennati e perdono tutto, tutti e due.

Dopo che avrete visto o rivisto questo capolavoro, felici ed esausti per tanto splendore, perdete un po’ di tempo per chiedervi: «Ma chi l’ha scritta una storia così?». Beh, che ci crediate o no, è impossibile dare una risposta. Una risposta sicura, intendo dire. E’ impossibile perfino indicare correttamente il nome dell’autore del romanzo da cui è stato tratto il film. Sulla prima edizione tedesca c’è scritto «B. Traven» ma nessuno ha mai saputo esattamente a chi corrisponde il «B». Secondo alcuni indicherebbe Bruno ma secondo altri equivale a Berick o a Ben.

E fosse solo questo. A parte la «B» chi diavolo era Traven? Diciamo che “Traven” equivale almeno a due persone diverse, che però hanno usato durante la loro esistenza almeno tre altre identità per ciascuno: in totale sei persone. Però secondo molti ricercatori ci potrebbero essere altre possibili “biografie”… almeno altre due se non di più. Ci sarebbe anche la possibilità che tutta questa folla di personaggi nasconda sempre e solo lo stesso individuo, affetto da una mania pirandelliana di essere “Uno, nessuno e centomila” o forse, semplicemente, preoccupatissimo di non farsi riconoscere per motivi sospetti.

Vediamo di capirci qualcosa. Innanzi tutto: pur essendo uno scrittore di successo fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, residente in Messico, Traven ha sempre rifiutato drasticamente di fornire qualsiasi informazione su di sé e si è servito sempre di intermediari e agenti letterari per curare i suoi affari. Solo negli ultimi anni della sua vita si è fatto vedere in pubblico, con una certa continuità e ha frequentato qualche salotto a Città del Messico, permettendo che qualcuno gli scattasse una foto. Di conseguenza ciò sappiamo su di lui è frutto di ipotesi, a partire da pochi indizi sparsi nei suoi romanzi. I quali sono stati pubblicati originariamente sempre in tedesco, affermando che si trattava di una traduzione di testi scritti in inglese (perché?).

Secondo una teoria, che compare già negli anni venti, Traven sarebbe stato Ret Marut, attore e giornalista, attivo in Germania fino al 1919: anarchico e anticapitalista, dopo aver scritto articoli infuocati sul Der Ziegelbrenner, fu coinvolto nell’insurrezione del 1919, quando fu proclamata la Repubblica socialista di Monaco, brutalmente repressa dai Freiekorps, paramilitari feroci, l’embrione delle SS. Condannato a morte, Marut fuggì, imbarcandosi su una bagnarola dal nome oscuro e non comune, che ricompare inaspettatamente in uno dei suoi romanzi. Dopo rocambolesche peripezie, Marut entrò clandestinamente in Inghilterra, dove venne arrestato e condannato a un anno di prigione. Nei suoi interrogatori disse che il suo vero nome era Otto Feige e che era nato in un villaggetto sperduto da due poveri diavoli. Dei genitori conosceva tutto, anche il cognome della madre da nubile che era Wienecke. Si tratta di informazioni talmente specifiche, che nessun altro se non il vero Otto Feige poteva conoscere: puntigliosamente verificate da ricercatori e giornalisti decine di anni dopo sono risultate veritiere.

tre foto di “Traven”

Uscito di prigione, Marut-Feige si imbarcò nel 1924 come mozzo sul mercantile norvegese Hegre (nelle cui liste di equipaggio il suo nome risulta effettivamente): ben presto disertò e arrivò non si sa bene come in Messico, seguendo le orme di altri celebri personaggi come il poligrafo estremista Gerard Gales. Il nome di Gerard Gales compare spesso nei romanzi di Traven, ispirati dallo stesso anticapitalismo militante di questo personaggio che fu fondatore del partito comunista americano: non è mancato chi ha detto che Gales fosse lo stesso Marut, smentendo la cronologia e i documenti. Altri hanno detto invece che Traven incontrò Gales o un suo amico, facendosi raccontare avventure e storie per copiarle a piene mani.

Anche se quest’ipotesi sembra inverosimile, non ci si riesce a spiegare come abbia fatto Marut in meno di due anni a conoscere benissimo il Messico e i suoi abitanti, senza sapere una parola di spagnolo e senza avere contatti praticamente con nessuno.

In ogni caso, dal 1925 Traven cominciò a pubblicare a rotta di collo racconti e romanzi di avventure messicane in Germania, grazie a una casa editrice legata agli anarchici, la Bucherbilde Gutenberg, con cui aveva contatti solo epistolari. Ebbe immediatamente un successo clamoroso, che lo spinse a continuare sfornando un romanzo dopo l’altro, fra i quali il più riuscito fu certamente «Il tesoro della Sierra Madre» nel 1927. Fra le sue opere spicca un ciclo dedicato agli indios del Chiapas, che lo scrittore mostra di conoscere come le sue tasche.

Facciamo una pausa. Fermiamoci un momento al Chiapas. Nel 1926 fu organizzata una spedizione archeologica in Chiapas, a cui si aggregò un fotografo sconosciuto che si chiamava Berick Traven. Per l’esattezza Berick Traven Torsvan perché era di origine statunitense-norvegese. L’uomo, che era nato a Chicago il 5 marzo 1890 ed era entrato illegalmente in Messico nel 1914, visse alcuni anni a Tampico e poi si trasferì vicino ad Acapulco, dove gestiva un alberghetto di terz’ordine. Nel 1948, il giornalista messicano Luis Spota scoprì che egli percepiva di nascosto i diritti d’autore dei romanzi di Traven, attraverso un intermediario che viveva a Zurigo, Josef Wieder. Lo scoop fu pubblicato il 7 agosto 1948 sul giornale Mañana e fu violentemente smentito dal padrone dello squallido alberghetto. Il quale, subito dopo, scomparve e non fu più ritrovato da nessuno.

Allora – direte voi – Traven il fotografo e Traven lo scrittore erano la stessa persona! Già. Ma il fatto è che quando Traven lo scrittore fece la sua comparsa (o ricomparsa) a Città del Messico alcuni anni dopo, nessuno riconobbe in lui Traven Torsvan, il fotografo-albergatore. Senza contare poi che le poche foto di Traven nel corso degli anni sembrano di persone differenti e sono certamente diverse dalle poche fotografie esistenti di Ret Marut. A complicare la faccenda ci si è messa anche la moglie dello scrittore B. Traven, cioè Rosa Elena Lujan, che l’aveva sposato col nome di Hal Croves, di professione agente letterario di Traven, colui che aveva ufficialmente conosciuto il regista Huston e trattato con lui. Il giorno dopo la sua morte il 26 marzo 1969, la signora comunicò ufficialmente in una conferenza stampa che Hal Croves in realtà era Traven … e che Traven era Traven Torsvan. Dunque il fotografo, lo scrittore e il suo agente letterario erano tutti la stessa persona. La signora diede ampi particolari sulla vita del marito e sembrò a tutti veritiera.

Vi piacerebbe aver risolto il mistero, vero?…. Invece qualche anno dopo, la maliziosa vecchina confessò candidamente che si era inventato tutto e che in realtà Traven non era altri che Marut, dunque Otto Feige. A conferma di ciò la deliziosa signora aprì gli archivi della sua casa e mostrò a estasiati giornalisti e ricercatori una valanga di biglietti di treno, cartoline, documenti, manoscritti in lingua tedesca degli anni Dieci e Venti, che potevano far credere a una lunga permanenza del marito in quel Paese, nel periodo in cui vi aveva vissuto Ret Marut alias Otto Feige.

Alleluja” direte voi. E invece no. Un giornalista famoso, che aveva alle spalle una lunga carriera di cacciatore di scoop, John R. D’Agostino, scoprì fra la gran massa di documenti segreti sequestrati dagli statunitensi in Germania dopo la guerra e conservati a Washington, il diario di un aristocratico tedesco, Federico Leopold Hoenzollern, scritto molti anni prima che Traven cominciasse la sua carriera: costui rivelava che Otto Feige, poi chiamatosi Marut, altro non era che il figlio illegittimo di Leopoldo Ferdinando figlio del Kaiser Guglielmo II e di una cantante, vedova di un certo Croves (lo stesso nome del falso agente di Traven) e figlia di una signora che si chiamava, guarda caso, Feige. Per nascondere la sua nascita, egli sarebbe stato solo burocraticamente adottato da una con lo stesso nome di quello di sua nonna, i signori Feige, ma in realtà sarebbe vissuto a Berlino, con gli agi e i privilegi riservati ai bastardi di casa reale in un appartamento speciale. Solo in seguito sarebbe fuggito e avrebbe cominciato una nuova vita con il nome di Ret Marut.

Il diario lascia stupiti. E’ vero quel che dice? O è tutta un’invenzione? Due cose lo rendono degno di attenzione (anche se non per questo necessariamente credibile): primo, il diario è stato scritto prima che Marut lasciasse la Germania, quando nessuno lo conosceva e non c’erano motivi per parlare di lui, né di attribuirgli genitori legittimi o illegittimi; secondo, Marut ha avuto “protezioni” misteriose, ma potenti: è sempre riuscito a scappare dalle prigioni tedesche mentre i suoi compagni sono stati tutti fucilati; non è stato mai arrestato all’estero, nonostante il mandato di cattura nei suoi confronti; è stato pubblicato, osannato e coccolato senza problemi, nonostante fosse letteralmente parlando uno sconosciuto. Non potrebbe essere stato così ossessivamente riservato perché doveva nascondere qualcosa di poco chiaro, ma fondamentale per la sua vita, come per esempio le sue “protezioni” invisibili?

Che pensare di tutto questo? Lascio a voi la risposta. Non prima però di avervi raccomandato, ancora una volta, di vedere un capolavoro che si basa sull’ottimo romanzo di un personaggio incredibilmente misterioso.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

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Un commento

  • Manuela Alessio

    Libro ottimo, film capolavoro. Però tigri e leoni in Messico???? Salgari almeno leggeva l’enciclopedia. Possibile che nessuno se ne sia accorto girando il film?

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