Il trio prezioso: donne, acqua e salute

Life’s Precious Trio: Women, Water and Health” di Elayne Clift è uscito su Ontheissuesmagazine (http://www.ontheissuesmagazine.com): la traduzione e l’adattamento sono di Maria G. Di Rienzo.

La sua giornata comincia prima dell’alba. Cammina per oltre quattro miglia su sentieri dissestati per raggiungere un buco scavato a mano, dal quale raccoglie il fabbisogno d’acqua giornaliero per la sua famiglia. L’acqua è inquinata da moscerini, feci e animali. Nella stagione secca il percorso è periglioso, perché le pareti scoscese di fango collassano e feriscono le donne e le bambine che vengono a prendere la preziosa acqua anche due volte al giorno. Quando arriva a casa, portando sulla testa un orcio che pesa quanto un cucciolo di giraffa, è esausta. La notte cammina fino alla latrina, al buio, e rischia aggressioni sessuali.

Questa è la vita quotidiana di molte donne, come lo era per la tanzanese Nakwetikya prima che un’ong con base in Gran Bretagna, Water Aid, installasse un pozzo nel suo villaggio. “La situazione era tremenda” dice Nakwetikya: “Non c’era acqua e scavavamo buchi per trovarne un po’. Le mie gambe cominciavano a tremare dalla paura prima ancora che mi calassi in quei buchi. Ma non c’era scelta. Se non trovavo l’acqua la mia famiglia non poteva mangiare, lavarsi e neppure bere un sorso”.

La mancanza di acqua e di impianti sanitari ha un impatto enorme sulle vite di milioni di donne nel mondo. In un solo giorno, più di 200 milioni di ore sono spese collettivamente dalle donne nel raccogliere acqua per uso domestico. E più di 600 milioni di donne vivono senza acqua sicuramente potabile e senza le necessità igieniche di base. L’accesso all’acqua influisce sulla salute delle donne in svariati modi. Soffrono dolori alla schiena, spine dorsali ricurve e deformità pelviche date dal trasportare grossi contenitori d’acqua sulla testa. Ironicamente, sono spessissimo disidratate. Sono soggette a contrarre malaria, diarrea e parassiti. Tutte malattie che hanno a che fare con il loro ruolo di cura e che possono essere prevenute migliorando l’accesso all’acqua e agli impianti sanitari, e maneggiando meglio le risorse.

Per far questo, le donne devono sedere al tavolo decisionale: sono loro a sapere di cosa c’è bisogno per rendere l’acqua sicura e accessibile. I progetti che sono stati realizzati con la piena partecipazione delle donne si sono dimostrati i più sostenibili e i più efficaci. “Poiché sono le principali utilizzatrici dei futuri pozzi, le donne sono in grado di decidere meglio la posizione di una fonte d’acqua e hanno una conoscenza cruciale nel pianificare gli stadi dei lavori, perché sanno dove l’acqua è più vicina, dove è più pulita, e dove le fonti si stanno esaurendo” spiegano a Water Aid: “A loro noi indichiamo misure igieniche, come il coprire l’acqua immagazzinata e l’usare rastrelliere per tenere piatti e utensili sollevati dal terreno”.

Lo status economico e sociale delle donne è in relazione anche all’accesso all’acqua pulita, in modi che sono d’importanza vitale in una prospettiva di genere. Se le bambine non devono più andare a prendere acqua possono andare a scuola, e se la scuola ha toilette decenti le ragazzine mestruate possono restarci. Le donne che hanno famiglie non oppresse da malattie correlate all’acqua possono lavorare al mercato e nei campi, migliorando il reddito familiare. Inoltre possono assumere maggiori responsabilità all’interno della comunità, come Nakwetikya stessa testimonia: “Da quando abbiamo questa nuova fonte d’acqua la vita è cambiata in modo straordinario. Il mio status come donna ha avuto finalmente un riconoscimento (perché fa parte del “comitato acqua” – nda). Prima gli uomini ci consideravano alla stregua di pipistrelli che svolazzano in giro. Nessuno ci permetteva di parlare o ascoltava quel che dicevamo. Adesso, quando mi alzo per parlare non sono un animale. Sono qualcuno che ha un’opinione valida”.

Le Nazioni Unite stimano che – entro il 2025 –  48 paesi per una popolazione di 2 miliardi e 800.000 persone soffriranno per scarsità di acqua potabile. In questo momento, meno dell’1% dell’acqua corrente e potabile è accessibile all’uso umano diretto. La tendenza alla privatizzazione dell’acqua è pure preoccupante, perché ne innalza i prezzi e ne peggiora la distribuzione. Le donne restano il segmento più vulnerabile, sia perché spesso lavorano in settori informali e non hanno le risorse per comprare acqua in mercati competitivi, sia perché appunto la privatizzazione rende l’acqua accessibile ancora più scarsa. Inoltre, sino a che i Paesi industrializzati continuano a inquinare fiumi e altre fonti d’acqua con pesticidi e rifiuti tossici, le persone più povere del mondo – le donne – soffrono le conseguenze delle loro azioni mentre tentano di aver cura delle proprie famiglie. E’ per questo che ascoltare le loro voci, a tutti i livelli di governance, è così importante.

Redazione
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  • Perdonatemi DB e altri,ma non si potrebbe togliere il test schizoide “cos’è questo” senza il quale non si puo condividere? Besos Compagneros.Marco.

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