Immigrazione e dibattito pubblico

di Max Mauro

Prima del 2013, le ultime tornate elettorali erano state giocate (e vinte, dalla destra) puntando sul tema «immigrazione». Ingigantire i problemi e alimentare paure è stata, per molti anni, una strategia vincente della Lega Nord e pure del suo cavallo di Troia Berlusconi (*). Anche il centro-sinistra ha detto la sua, con la legge Turco-Napolitano, a lungo pensata ma non a fondo e sufficientemente ponderata. L’immigrazione è stata vissuta dai primi come una questione da eludere, criminalizzandola, e dagli altri come una questione da affrontare trattandola da semplice variante economica («integriamo» utile forza lavoro straniera), finendo per fare lo stesso gioco. I centri di permanenza temporanea (Cpt poi ribattezzati Cie), le moderne carceri senza diritti, sono uno dei lasciti, forse il più pesante sul piano simbolico, dell’ultima stagione governativa del centro-sinistra. Oggi, tuttavia, di immigrazione non si parla più.

Sembra che la crisi si sia portata via anche gli immigrati: circa cinque milioni di persone di origine immigrata regolarmente residenti nel Paese vengono messe in un angolo, con diritti ancora precari e volatili, senza dire degli immigrati «irregolari». Certo, c’è l’accenno comunque significativo delle forze del centro-sinistra ai diritti di cittadinanza per i giovani immigrati che nascono e crescono in Italia. Ma per come viene lanciata questa promessa traspare un’ottica riduttivistica. Ecco, – è il messaggio – vedi che pensiamo anche a “loro”.  Quello che sembra sfuggire ai candidati e ai politici di più o meno lungo pelo è l’arretratezza di una visione che riproduce e rimarca l’alterità di chi vive in Italia ma porta un’origine diversa. C’è un enorme ritardo, in questo.

Non è più tempo per gli «italiani» di trattare gli immigrati come “altro” da loro stessi. Sì, qualche partito candida persone dal nome straniero (perfino la Lega Nord) ma sono specchietti per le allodole. Sono passati quasi 25 anni da quando l’immigrazione è diventata un fenomeno diffuso nella penisola, una generazione è passata; eppure in questo Paese è  rarissimo vedere persone di origine immigrata in ruoli che non siano quelli di bassa manovalanza. Non parlo di ruoli dirigenziali, ma anche ruoli nei servizi, che non richiedono alta specializzazione ma sono di forte visibilità. Quando vi è capitato in una città italiana di vedere alla guida di un autobus o di un tram una persona di colore? E un controllore del treno? E allo sportello di una banca?

Poco prima delle elezioni, su questo blog, l’amico Bozidar Stanisic ha aperto un dibattito sui (pochi) candidati di origine immigrata e sulla loro effettiva possibilità di incidere sulle questioni. Ha focalizzato la sua attenzione sul Pd, sottolineando che il programma di questo partito contiene appena 4-5 righe sulla questione immigrazione. Al suo intervento è seguita la risposta di uno dei quattro candidati di origine immigrata, Cecile Kyenge, poi risultata eletta assieme a Khalid Chaouki. Purtroppo, nella sua breve risposta, Kyenge ha sostanzialmente eluso i punti sollevati da Stanisic. Il suo è parso più un testo estrapolato dal programma del partito che una sincera argomentazione personale.

Lasciamo le cose seguire il loro corso e attendiamo i candidati eletti alla prova dei fatti. In verità, scorrendo le liste (tuttora provvisorie, va detto) degli eletti, si scoprono altri nomi di candidati di origine immigrata. C’è, per esempio, Josefa Idem, la pluricampionessa di canottaggio, di origine tedesca ma da molti anni residente a Ravenna, eletta con il Pd. E poi c’è, dimenticato dai più, il giovane Girgis Sorial, classe 1983, nato a Brescia da genitori di origine egiziana, «tra i primi immigrati egiziani in Italia, agli inizi degli anni ’70» come sottolinea egli stesso nella sua presentazione agli elettori. Sorial è stato eletto nelle liste del Movimento 5 Stelle.

Dunque una sparuta rappresentanza dell’Italia multiculturale e multietnica è entrata in Parlamento. Non è una novità assoluta, deputati di origine immigrata ve ne sono stati anche nelle precedenti legislature. La vera, simbolica, novità, è l’ingresso di un giovane della cosiddetta seconda generazione dell’immigrazione, Sorial. Curiosamente, è stato eletto nelle liste di un movimento il cui leader-podestà ha espresso argomentazioni confusionarie e poco rassicuranti sui diritti degli immigrati (mi occuperò di questo in un prossimo articolo).

Ma perché ci importa conoscere l’origine dei nuovi parlamentari? Che differenza fa se uno è nato a Bari o Dakar, o i suoi genitori sono nati all’estero, quando siede in parlamento per occuparsi della cosa pubblica, cioè che appartiene a tutti i “cittadini”?

Purtroppo, la differenza c’è. Non è solo il fatto che molti siano esclusi dal diritto di cittadinanza, e che anche coloro che hanno maturato i faticosi requisiti richiesti dalla vetusta legge italiana vengono spesso ostacolati dall’ottenerla. Il problema è più ampio. Nel corso degli ultimi venti anni gli italiani sono riusciti ad attribuire valenza negativa a un termine neutro, persino positivo nell’accezione storica: immigrato. La parola immigrazione suscita oggi reazioni d’insofferenza, perfino di fastidio. C’è molto da lavorare per invertire questa corrente, e serve il contributo di tutti, cittadini italiani di lungo corso e nuovi cittadini.

L’Italia è un Paese vecchio e rinchiuso su stesso. E’ un Paese che quando si guarda allo specchio si sofferma sui dettagli, sugli abiti più che sui tratti somatici dell’immagine riflessa. Non vuole vedere i cambiamenti e preferisce fissarsi sulle apparenze che gli ricordano un “glorioso” passato. Il Paese è un po’ come i suoi leader politici principali: maschi sessantenni e settantenni stanchi, intristiti o incattiviti. Irrimediabilmente fuori tempo. L’immigrazione ha contribuito a svecchiare e differenziare culturalmente l’Italia. Forse è tempo di prenderne atto.

(*) Su codesto blog si è deciso di chiamare – e “taggare” cioè mettere nei tag – Berlusconi con il suo nome più significativo ovvero P2-1816, il numero della tessera che aveva nella loggia massonica di Licio Gelli. (db)

 

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