Incontro con i rappresentanti della Nazionalità Sàpara in Ecuador

di Enza Caputo (*)

Un cartello con scritto Pais 35, Vota Lenin Moreno campeggia nella sede del NASE (Nacionalidad Amazónica Sápara del Ecuador) nella città del Puyo, provincia del Pastaza.

Le elezioni incalzano in Ecuador ed anche la nazionalità Sàpara, una delle comunità indigene riconosciute dalla Costituzione Politica della Repubblica dell’Ecuador (preambolo e art.1 della Costituzione), invitano a fare una scelta: continuare a supportare il partito del presidente uscente Rafael Correa.

Venerdì pomeriggio, dopo un lungo viaggio in bus insieme ai ragazzi della Facoltà di Comunicazione Sociale dell’Università Centrale di Quito e del Professore di Periodismo Cultural (Giornalismo Culturale) Jimmy Herrera, incontriamo i dirigenti della Comunità Sàpara. Scopo dell’incontro: conoscenza reciproca, interscambio, capire come la nuova legge organica di comunicazione (Ley Organica de Comunicaciòn) abbia influito sul funzionamento della loro piccola emittente radiofonica comunitaria.

Bernardo Pichura, il direttore della Radio Sàpara de Ecuador, ci fa visitare la sede della Radio e ci mostra con orgoglio un certificato dell’UNESCO in cui si riconosce la Comunità Sàpara come appartenente a quelle che vengono testualmente definite Intangible Cultural Heritage (Patrimonio Culturale Immateriale). È scritto tutto in inglese, lo traduciamo insieme.

Appena terminata la visita alla Radio ci trasferiamo nella sede centrale del NASE. Ci sediamo in cerchio ed iniziamo a parlare, i discorsi si fanno interessanti. Vengono toccati molti argomenti e diversi; nessun cenno all’attuale situazione politica.

Sono quasi tutti uomini i membri del direttivo del NASE. Si tratta di una comunità con una struttura ed un sistema sociale patriarcale come moltissime delle comunità indigene amazzoniche. Le poche donne presenti all’incontro, rimangono in disparte; proviamo a chiamarle, a chiederle di partecipare, ma niente, loro non hanno voce pubblica. Infatti, per tradizione, sono gli uomini che parlano in pubblico anche perché le donne sono quelle che hanno studiato e lasciato meno la comunità e per queste ragioni sanno meno la lingua spagnola. Nonostante ciò, la loro presenza è richiesta durante le assemblee del popolo Sàpara.

L’unica donna presente al dibattito è Yolanda Armas, rappresentante delle Donne Sapara. Poche parole, ci racconta solamente di come le donne della comunità vivono il parto. “Non andiamo mai in ospedale, partoriamo da sole. Cerchiamo il luogo più comodo per partorire e non chiediamo l’aiuto di un’ostetrica” – ci dice. Le chiediamo come faccia ad alleviare i dolori del parto, “ il grasso del boa allevia i dolori” – ci risponde.

Luis Tuytuy, il presidente della Nazionalità Sàpara, la incalza subito parlando della sua famiglia e del fatto che lui abbia “10 soldati” e 1 “niña” (bambina), come li definisce lui. Le parole non sono casuali, esprimono il paradigma guerriero dell’uomo che, per tradizione, protegge la famiglia ed il territorio. Luis continua raccontandoci del matrimonio Sàpara, di come il futuro sposo debba parlare e ottenere la fiducia di tutti i membri della famiglia della futura sposa. “Non è necessario arrivare alla maggiore età, 18 anni in Ecuador, per sposarsi”- aggiunge. Una visione completamente opposta rispetto a quella dei ragazzi e delle ragazze dell’Università, i quali raccontano di come questo non sia contemplato dal loro punto di vista, di come sia impensabile per loro chiedere il permesso di sposarsi a tutti i membri della famiglia della sposa e di come sia illegale per la legge ecuatoriana contrarre matrimonio prima dei 18 anni.

Conclusosi il tema del matrimonio, è della nuova legge di comunicazione che si parla. Varata il 25 giugno del 2013 dall’Assemblea Nazionale dell’Ecuador, la legge ha come obiettivo quello di regolare e sviluppare l’esercizio del diritto alla comunicazione. L’art. 14 norma il principio di interculturalità e plurinazionalità dei mezzi di informazione. Concetto ribadito nell’art. 36, nel quale si stabilisce il diritto dei popoli e nazionalità indigene a diffondere cultura e tradizioni nelle rispettive lingue. Il presidente ci spiega anche come il funzionamento della radio sia strettamente collegato al programma governativo del “Socio Bosque”, in base al quale le comunità che si impegnano a non sfruttare e salvaguardare le aree boschive del paese, ricevono risorse finanziarie da parte dello Stato. “Una parte di questi soldi – ci spiega Bernardo – vengono utilizzati per il funzionamento della radio, fondamentale per diffondere e far conoscere il messaggio Sàpara e per dare la possibilità alle persone della comunità di ricevere informazioni giornalmente. Non ci sono altre entrate finanziarie, la radio non ha pubblicità. Il mio piccolo stipendio è l’unica entrata”.

La giornata si conclude con la Pamba Mesa, dal quechua “cibo di tutti”.

Condivisione, reciprocità, interscambio, con queste tre parole in testa lascio il Puyo e la comunità Sàpara.

(*) Articolo scritto il 3 febbraio 2017, quando ancora non si era svolto il primo turno delle elezioni presidenziali.

(**) Le foto sono di Juan Sebastian Chávez Flor

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