Indios senza re

Recensione al libro di Orsetta Bellani (Edizioni La Fiaccola). Una parte del ricavato verrà donato alle Giunte di Buon Governo Zapatiste

di David Lifodi

“I nuovi signori erano sconcertati: questi indios senza re avevano perso l’abitudine a ubbidire. Frate Tomás de la Torre raccontava, nel 1545, che i tzotziles di Zinancantán mettevano uno a dirigere la guerra e, quando non lo faceva bene, lo toglievano e ci mettevano un altro. In tempo di guerra o di pace, la comunità sceglieva come autorità la persona che, fra tutte, sapeva ascoltare meglio”. È da questo passo tratto da Specchi, una delle opere del grande Eduardo Galeano, che Orsetta Bellani ha preso spunto per dare il titolo al suo libro, Indios senza re – Conversazioni con gli zapatisti su autonomia e resistenza.

Del resto, come ha sottolineato più volte lo stesso subcomandante Marcos, oggi Galeano, gli zapatisti vogliono cambiare alla radice la struttura del potere e decentralizzarlo, quindi nelle comunità non si lotta soltanto contro il malgoverno statale resistendo alle continue provocazioni e alla guerra a bassa intensità, ma si sperimenta l’autonomia a livello comunitario. Non è un percorso facile. Ad esempio, scrive Orsetta, nelle stesse comunità zapatiste esistono uomini che, almeno a parole, affermano di sostenere i diritti delle donne, ma poi non permettono che la moglie contribuisca alla vita politica all’interno del movimento. Contemporaneamente, la capacità degli zapatisti è stata quella di mettersi in gioco doppiamente, sia sperimentando l’autogoverno sia mettendo in crisi il discorso egemonico assai presente anche nei movimenti rivoluzionari. “Prima dell’arrivo dei conquistadores europei”, evidenzia l’autrice, “nelle comunità indigene non vigeva la parità di generi, ma il maschilismo e il patriarcato, oggi imperanti, sono stati importati dal vecchio mondo”.

Se i tanti ossimori del linguaggio zapatista, dalla necessità di coprirsi il volto per farsi vedere al comandare ubbidendo, inizialmente avevano sorpreso il mondo, scrive Aldo Zanchetta nella prefazione: “Anche nei discorsi e nei media della sinistra nostrana il Chiapas, lo zapatismo, il subcomandante Marcos sembrano ombre di un tempo passato. Ma non è così. L’esperienza zapatista è più viva e sorprendente che mai e continua a generare stimoli e coltivare speranza in coloro che vi vengono a contatto, come è accaduto per esempio per i curdi del Rojava”. In questo senso, il merito di Indios senza re e di Orsetta Bellani è stato quello di aver strutturato il libro in una maniera tale che sia comprensibile anche a coloro che non conoscono nel dettaglio la lotta zapatista. “Scusate il disturbo: questa è una rivoluzione”: quando gli zapatisti, con queste parole, il 1 gennaio 1994, occuparono il Palazzo del Municipio di San Cristóbal de las Casas, il mondo rimase sorpreso. Eppure, come sottolinea l’autrice, i maya chiapanechi, considerati mansueti e sottomessi, in realtà nel corso della loro storia avevano dato vita a numerose ribellioni fin dall’occupazione spagnola. Certo, il levantamiento degli indigeni più poveri del paese è riuscito a far entrare la questione zapatista nell’agenda politica del paese, nonostante da Los Pinos in più di una circostanza avessero giurato che avrebbero risolto il conflitto del Chiapas in cinque minuti. Non solo il Chiapas non era più finis terrae, ma, come ha scritto l’intellettuale messicano Gustavo Esteva: “Il mondo nuovo esiste nella zona zapatista, lo possiamo prendere come orizzonte per duplicarne l’esperienza”. Senza dubbio la rivoluzione zapatista è diversa dalle altre rivoluzioni latinoamericane e, anche in Occidente, questo concetto non è semplice da mandare giù. Nella sua permanenza in Chiapas, l’autrice scrive che tutti gli zapatisti con cui è entrata in contatto sono ironici e antidogmatici, a differenza di molti rivoluzionari latinoamericani. Lo stesso giornalista e intellettuale Raúl Zibechi, che ha rilasciato una bella intervista a Orsetta Bellani pubblicata in appendice al libro, definisce l’Ezln una “guerriglia antimilitarista”, sottolineando le differenze tra la guerriglia zapatista e le altre guerriglie latinoamericane, anche nel rapporto con i popoli indigeni. Ad esempio, in Colombia, i rapporti delle comunità indigene con le Farc non sono dei migliori, in Guatemala l’Ejército Guerrillero de los Pobres era diretto da un’avanguardia meticcia a cui le comunità indigene dovevano sottostare, in Perù “Sendero Luminoso seminava il terrore tra i contadini e i nativi” e anche in Nicaragua “il governo rivoluzionario sandinista deportò il popolo miskito dal luogo in cui aveva sempre vissuto, per poi cambiare idea nel 1987 quando ne riconobbe l’autonomia”.

Nelle comunità zapatiste collettivismo e reciprocità basata sulla fiducia mutua rappresentano due aspetti imprescindibili della vita comunitaria nel segno di uno dei più celebri scritti di Marcos riportati dall’autrice nell’incipit del paragrafo “Decolonizzare l’educazione”: “Sogna Antonio che la terra che lavora gli appartiene, sogna che il suo sudore è pagato con giustizia e verità, sogna che esiste una scuola per curare l’ignoranza e medicine per spaventare la morte, sogna che la sua casa si illumina e la sua tavola si riempie, sogna che la sua terra è libera e la sua gente può governare e governarsi, sogna di essere in pace con se stesso e il mondo”.

Il libro di Orsetta serve per mantenere alta l’attenzione su uno dei movimenti sociali più degni della storia latinoamericana, per non far cadere gli ideali e le rivendicazioni zapatiste nell’oblio e per dimostrare che nei municipi autonomi il percorso di emancipazione all’insegna dell’autonomia esiste, prosegue e resiste.

Indios senza re – Conversazioni con gli zapatisti su autonomia e resistenza

Edizioni La Fiaccola

Pagg. 124

€ 13

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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