Ingiustizia turca: muore anche Ebru Timtik
UNA TRAGICA NOTIZIA DI QUESTA MATTINA (*)
L’avvocata Ebru Timtik è morta. 238 giorni di sciopero della fame, per chiedere una revisione del processo, non sono bastati per ammorbidire la determinazione colpevole del potere politico e giudiziario in Turchia. Due settimane fa, la Corte suprema turca ha respinto il ricorso per la sua liberazione, a causa delle gravi condizioni di salute, ed è stato ordinato il suo trasferimento in una struttura ospedaliera. Insieme a lei ha compiuto lo sciopero della fame anche l’avvocato Aytaç Ünsal, anche lui ricoverato in ospedale, sotto stretto controllo della polizia. Ebru, Aytaç ed altri 18 avvocati sono stati accusati di terrorismo perché avevano deciso di difendere imputati che il potere ad Ankara aveva deciso di processare senza diritto alla difesa di fiducia. Un accanimento repressivo giudiziario e politico che si è visto anche in altri casi di intellettuali dissidenti, incarcerati con accuse false sulla base di testimonianze anonime. In Turchia, quello di Ebru è il quarto caso di morte, in quest’anno, per sciopero della fame per motivi di protesta politica.
L’umanità, nei cuori degli uomini di potere ad Ankara, è morta.
(*) dalla rassegna “Anbamed” di venerdì 28 Agosto 2020; per ascoltare l’audio: http://www.ildialogo.org/anbamed/indice_1598595562.htm
qui sotto l’articolo di Murat Cinar che ieri raccontava la vicenda (**)
Turchia. Ebru Timtik e Aytaç Ünsal sono in carcere da due anni dopo un processo farsa, condannati insieme a 16 colleghi solo sulle basi delle dichiarazioni di un testimone anonimo. Puniti per il loro lavoro: hanno difeso minatori, operai, contadini, donne e i manifestanti di Gezi Park
Ebru Timtik e Aytaç Ünsal sono due avvocati in sciopero della fame da più di 200 giorni, convertito ormai in uno sciopero della morte. Entrambi si trovano in carcere dal 12 settembre 2018 e sono iscritti all’Associazione dei Giuristi progressisti. L’accusa rivolta sia a Timtik sia a Ünsal è quella di «appartenere all’organizzazione terroristica Dhkp-c», secondo le dichiarazioni di un testimone anonimo. Per questo Ebru Timtik è stata condannata a 13 anni e 6 mesi e Aytaç Ünsal a 10 anni e 6 mesi. Gli avvocati chiedono un processo giusto basato sui principi della giurisdizione.
Timtik e Ünsal fanno parte di un maxi processo in cui sono coinvolti altri 16 avvocati, condannati in totale a 159 anni di carcere. Per tutti i casi il giudice si è basato sempre sulle dichiarazioni del testimone anonimo.
Secondo il presidente dell’Albo dei Legali di Istanbul, Mehmet Durakoglu, si tratta di un processo ridicolo. «Durante le udienze era il procuratore a ricordare al testimone certe sue dichiarazioni. Inoltre si tratta di una persona che è stata utilizzata in circa 100 processi tra cui anche il maxi processo che riguarda la rivolta popolare del Parco Gezi del 2013. Questo fatto non ha nessuna base giuridica». Secondo Durakoglu, anche le domande del giudice erano inutili e maliziose. «Perché lavorate come avvocati? È una domanda fuori luogo e non riguarda l’accusa che gli è stata rivolta. Qui si mette in discussione il lavoro che fanno questi due avvocati».
Tra le persone che seguono il caso di Timtik e Ünsal c’è anche Sezgin Tanrıkulu, avvocato e parlamentare nazionale del principale partito dell’opposizione, il Partito popolare della Repubblica, Chp. «In realtà gli avvocati, che erano già in carcere, il 10 settembre 2018 sarebbero stati scarcerati ma quel gruppo di giudici è stato tolto dal processo e in poche ore la decisione di scarcerazione è stata annullata». Tanrikulu segue l’andamento del caso degli avvocati e informa i cittadini in continuazione attraverso il suo canale web tv e l’account Twitter.
Durakoglu sottolinea un punto molto importante: «Abbiamo assistito al fatto che non si tratta assolutamente di un processo accettabile dal punto di vista giuridico. Anche gli avvocati possono essere processati ma tutti i cittadini hanno diritto ad un processo giusto. Spero che il ricorso fatto presso la Cassazione sarà accolto».
Intanto, a fine giugno, tramite una lettera che ha scritto il suo avvocato, il testimone anonimo si è rivolto alla Cassazione specificando che a causa dei suoi problemi psicologici le sue dichiarazioni non sarebbero da prendere in considerazione. Nella sua lettera, il testimone anonimo, in carcere da 13 anni, si definisce una persona traumatizzata per via del suo coinvolgimento nel mondo del crimine dall’età di10 anni.
Sembra evidente che si tratta di un processo fortemente politico. Ma perché? Ebru Timtik e Aytaç Ünsal sono sempre stati due avvocati “scomodi” per il disegno politico ed economico che strozza la Turchia da circa 20 anni. Hanno difeso i diritti dei minatori sfruttati, dei familiari degli operai vittime degli incidenti nei grandi cantieri edili, dei contadini che resistono contro le centrali idroelettriche che distruggono i campi agricoli e le acque dell’Anatolia, delle donne vittime di violenza maschile sempre più diffusa e non punita, e dei cittadini che hanno alzato la testa contro il governo durante la rivolta popolare di Gezi, criminalizzata dal governo e dai media main stream.
Attorno a Timtik e Ünsal è nata una rete di solidarietà in tutto il mondo. Centinaia di avvocati, associazioni, politici e semplici cittadini seguono il loro caso e cercano di fare tutto il possibile perché questi due avvocati restino in vita e siano scarcerati. Circa 15 giorni fa sono stati trasportati entrambi, con forza e contro la loro volontà, in ospedale e sono trattenuti nelle stanze senza aerazione.
Quelle poche informazioni fornite sulle loro condizioni di salute confermano che siamo in una fase estremamente pericolosa. In questi giorni numerosi presidi di solidarietà sono stati dispersi dalla polizia e i manifestanti sono stati arrestati.
In Turchia ancora una volta c’è il rischio di morire, non di fame per il cibo, ma per la mancata giustizia.
(**) pubblicato sul quotidiano «il manifesto»
Morti nelle carceri turche e non solo, morti nei lager libici ed a mare, morti nelle strade degli USA. Quando i POTERI porranno fine alle loro stragi? E noi, dalla rabbia e dal dolore riusciamo a far nascere qualche idea che possa dare una mano alla VITA?
Turchia: si sono svolti ieri i funerali dell’avvocata Ebru Timtik, deceduta dopo 238 giorni di sciopero della fame. Chiedeva un processo giusto. La polizia ha vietato il trasporto del feretro dall’ospedale alla sede del sindacato degli avvocati, da dove avrebbe dovuto partire il corteo funebre, e ha disperso i partecipanti ai funerali, con lancio di gas lacrimogeni. Quattro persone sono state arrestate. La cerimonia funebre è stata svolta in una moschea e la polizia ha ammesso la partecipazione dei soli parenti di Ebru. Alla fine della cerimonia religiosa, la polizia ha caricato il feretro su un blindato militare per il trasporto al cimitero. Davanti alla sede del sindacato avvocati si è svolta una commemorazione della defunta, con la partecipazione di avvocati, parenti e amici. Un messaggio del presidente degli avvocati turchi ha condannato il comportamento delle autorità, governative e giudiziarie, che hanno impedito di salvare la vita a Ebru. “Tutti devono sapere che era possibile salvare la sua vita”, ha concluso. L’avvocato Aytaç Ünsal , che continua il suo sciopero della fame da Febbraio, ha mandato dall’ospedale dov’è ricoverato, un messaggio commovente, nel quale ha scritto, rivolgendosi a Ebru: “Cara sorella, ti hanno uccisa, ma tu sei nata nei cuori della gente: Saranno giudicati per i loro crimini”. Il ministro dell’Interno di Ankara ha annunciato che denuncerà, alle autorità giudiziarie, il sindacato degli avvocati per aver esposto sulla facciata della sede una gigantografia di Ebru.
da “Anbamed” di sabato 29 agosto 2020; per ascoltare l’audio: http://www.ildialogo.org/anbamed/indice_1598678566.htm
Ebru è il nostro onore, si è posta come barricata contro le ingiustizie. Passa a noi il testimone della lotta da portare avanti affinché le leggi e la giustizia siano fatte valere, in Turchia come altrove. Grazie per gli articoli sempre aggiornati.
Due aggiornamenti
1 – Non sono stati rilasciati i 4 attivisti turchi del “Comitato per le libertà” arrestati il giorno dei funerali dell’avvocata Ebru Timtik, deceduta dopo 238 giorni di sciopero della fame. La repressione del governo di Erdogan si è abbattuta sul movimento di solidarietà che ha fatto conoscere al mondo il dramma dell’ingiustizia ad Ankara. Diversi avvocati del Comitato che si sono esposti pubblicamente hanno dovuto riparare all’estero per sfuggire alle grinfie del potere. Il ministro dell’Interno turco ha minacciato di denunciare alla magistratura il sindacato degli avvocati per aver esposto la gigantografia di Ebru sulla facciata della propria sede.
da “Anbamed” di domenica 30 agosto 2020; per ascoltare l’audio: http://www.ildialogo.org/anbamed/indice_1598767647.htm
2 – oggi sul quotidiano “il manifesto” si segnalano molte proteste: per lo più formali e generiche quelle istituzionali (purtroppo non è una novità) ma l’Associazione nazionale Giuristi Democratici è determinata e, fra l’altro, chiede “l’immediata liberazione di Aytac Unsai e di tutti gli avvocati ingiustamente detenuti in Turchia”.
https://www.facebook.com/106183767551285/videos/624622451577165
Qui testi, canzoni e video per «Ebru di Dersim,
kurda, alevita»: http://www.mesopotamia-ita.com/Avv_Tr/Ebru_Dersim/
GIURISTI DEMOCRATICI
GRANDE PARTECIPAZIONE AL PRESIDIO DAVANTI MONTECITORIO
LETTERA DELL’AVVOCATO AYTAC UNSAL: GRAZIE DELLA SOLIDARIETA’
Roma 11 settembre
Ottima partecipazione oggi pomeriggio a Roma a piazza Montecitorio al presidio per ricordare l’avvocata turca Ebru Timtik – morta dopo 238 giorni di sciopero della fame mentre era detenuta – e per chiedere la liberazione degli altri colleghi detenuti ingiustamente in prigione.
Tanti gli avvocati in toga, tante le bandiere curde, tanti gli esponenti della società civile. Tutti con il cartello con la foto di Ebru Timtik e la frase: “La propria vita per il diritto a un giusto processo”.
A testimoniare l’importanza dell’avvenimento in mattinata era arrivata la lettera – inviata ai Giuristi Democratici e letta durante il presidio – dall’avvocato Aytaç Unsal, temporaneamente liberato dopo 213 giorni di sciopero della fame. Una lettera toccante che descrive la situazione in Turchia.
“Voi che siete i figli di chi ha vissuto il fascismo all’epoca di Mussolini potete capirci meglio, noi oggi siamo governati con la stessa crudeltà”, scrive Aytac Unsal. “E questa non è una situazione solo della Turchia, come tutti voi avete testimoniato. Il fascismo, molto più violento che il coronavirus, si sta espandendo in tutto il mondo”, continua.
“Tutto è ora in pericolo. I nostri pensieri sono la nostra libertà, la nostra vita, il nostro diritto ad un giusto processo. Per questa ragione, la lotta per i diritti fondamentali, per le libertà e per la democrazia diventa ancora più importante oggi. Senza pensare ai costi, gli avvocati dovrebbero combattere per i diritti delle persone. Le società conquistarono diritti a questi prezzi. Sarà così di nuovo. Noi l’abbiamo fatto, avremmo potuto vivere o morire, ma avremmo continuato a lottare per il diritto ad un processo giusto. Ebru è viva oggi. Ebru è il mio cuore ora. Ebru è la mia mente. Ebru vive in tutte le attività che fate. Ebru è il respiro delle persone che vogliono giustizia ovunque nel mondo. Non morirà mai. Vediamo questa resistenza come una vittoria, anche se moriamo e soffriamo. Avete fatto molti sforzi per creare questo risultato. Ho sempre sentito la vostra presenza, nella cella d’ospedale dove eravamo rinchiusi, così come in celle di prigioni fasciste. Grazie a voi, non ci hanno potuto tenere in piccoli spazi. La nostra anima ha viaggiato con voi nel mondo. Vi ringraziamo tantissimo per i vostri sforzi, le vostre lotte e il vostro supporto. Credo che vestiremo insieme le nostre toghe e combatteremo fianco a fianco per la democrazia e la libertà. Evidenziamo la lotta per il diritto ad un giusto processo in tutto il mondo”, conclude Aytac Unsal.
Oltre ai Giuristi Democratici, a promuovere il presidio sono stati: UCPI-Osservatorio avvocati minacciati; Legal Team; Aiga; Asgi; Mga; Movimento Forense; Magistratura Democratica.
Hanno aderito: UIKI; Arci; Articolo 21; Fidu;Cobas; Cultura è Libertà; Rifondazione Comunista/Sinistra Europea; Anni Padova; Anni Palermo; In Difesa Di; Comitato solidale Grup Yorum; Fronte Antimperialista.
Adesioni avvocatura
C.N.F.; O.C.F.; Avvocati di Strada; Rete Lenford; URCOFER; UNIONE REGIONALE CURIE DELLA PUGLIA; COA DI TORINO; COA DI PADOVA; COA DI VITERBO; COA; CPO; Camere Penali; Camere Civili; AiGA; ONDIF; AMI; ASAS di La Spezia; CPO DI RAVENNA; CAGLIARI, REGGIO CALABRIA, MACERATA, MARSALA, SIRACUSA, MILANO, SIENA, ANCONA, FIRENZE, PERUGIA, ASCOLI PICENO, LECCE, BOLOGNA, VIBO VALENZIA, BERGAMO, UDINE; Associazione Nuove Frontiere del Diritto; Pasquale De Sena, Ordinario di Diritto internazionale, Università Cattolica, Milano e Segretario generale della Società italiana di Diritto internazionale e di Diritto dell’Unione europea.
11 settembre 2020
ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI
https://www.facebook.com/GiuristiDemocratici/photos/a.10153511999761019/10159053564571019
https://www.facebook.com/events/3241252949296220/
http://uikionlus.org/dichiarazione-dello-studio-legale-asrin-sulla-visita-del-presidente-della-cedu-in-turchia/
Importante quel che fa sapere Domenico Stimolo perchè – sia pure a fatica – qualcosa si sta muovendo anche in Italia. Altrettanto importante il numero di «Left» in edicola. Fin dalla copertina – «I partigiani di Istanbul» – racconta la necessità di mobilitarsi contro il fascismo di Erdogan. Oltre all’editoriale troverete 16 pagine sulla Turchia, sul «silenzio vigliacco dell’Europa» e il ricatto dei rifugiati, sull’«inerzia intollerabile del governo italiano» : articoli di Giulio Cavalli, Chiara Cruciati, Leonardo Filippi, Samuele Damilano, Stefano Galieni e dell’avvocata Barbara Spinelli.