Intervista a Lucia Pradella

di Francesco Cecchini

 Lucia Pradella è ricercatrice in sociologia economica presso l’università Ca’ Foscari di Venezia e Research Associate nel Dipartimento di Development Studies alla SOAS, University of London. Sta conducendo una ricerca sui lavoratori poveri in Europa occidentale dalla prospettiva dell’economia politica globale. Ha svolto un dottorato in filosofia presso l’università di Napoli Federico II e Paris 10 Nanterre, e ha insegnato alla SOAS ( il più autorevole istituto universitario europeo di studi su Asia, Africa ed America Latina www.soas.ac.uk) ,  e a Brunel University. Ha scritto diversi articoli in italiano, tedesco e inglese, e sta per pubblicare una seconda monografia con edizioni Routledge:  Globalisation and Critique of Political Economy: New Evidence from Marx’s Writings. Sta inoltre curando l’edizione di una raccolta di saggi di una nuova generazione di studiosi marxisti volti a sviluppare un’analisi non-Eurocentrica della crisi e delle alternative al modello di sviluppo neoliberista: Beyond Neoliberalism Development: The World Crisis and Alternatives. Il libro dovrebbe uscire a breve, se non è già uscito, per conto di Pluto Press Londra.

L’ intervista stimola oltre a far conoscere Lucia Pradella stimola ad approfondire le tendenze di fondo del modo di produzione capitalistico ad accentrare sempre di più ricchezze e potere nelle mani di alcune élites e delle conseguenze della diffusione di esso in ogni angolo del pianeta.

 

Lucia, premetto che non sono un giornalista, ma un comunista che scrive, o almeno tenta, quindi le mie domande sono partigiane di un certo punto di vista. Sei d’accordo?

Certo.

1) Il tuo contributo a capire il mondo attuale e dove sta andando è importante. Ci puoi dire sinteticamente qual è il tuo pensiero?

È difficile rispondere in poche righe. Quello che credo caratterizzi maggiormente il mio pensiero è un duplice tentativo: mettere al centro dell’analisi i rapporti di produzione e mostrarne la dimensione globale (che rende inadeguati approcci nazionali ed Eurocentrici). La crisi che stiamo affrontando non è qualcosa di imprevisto o radicalmente nuovo: essa manifesta le profonde contraddizioni del modo di produzione capitalistico che è da sempre un sistema mondiale che produce sfruttamento, diseguaglianze e guerra. Per far fronte alla crisi di profittabilità scoppiata negli anni Settanta il capitale occidentale ha cercato di ri- subordinare a sé, con ogni mezzo, lo sviluppo delle ex colonie e ha delocalizzato la produzione industriale. La globalizzazione della produzione industriale è la trasformazione più significativa degli ultimi decenni. L’impoverimento massiccio, l’oppressione e lo sfruttamento brutale dei lavoratori nel Sud del mondo, alla base delle crescenti migrazioni Sud – Nord, sono strettamente intrecciati al processo di impoverimento e precarizzazione qui in Occidente, che si sta rivelando con la presente crisi in tutta la sua profondità e drammaticità. In un mercato del lavoro globale non ha più senso ragionare per compartimenti stagni e considerare le condizioni di lavoro nel Nord come slegate da quelle nel Sud del mondo. La cosiddetta mondializzazione della povertà che ha avuto luogo nel periodo neoliberista ha creato molteplici contraddizioni sia di carattere economico che politico, con l’emergere non solo di nuovi centri di accumulazione nel Sud del mondo, in Cina in particolare, ma anche di nuove e combattive classi lavoratrici, che hanno iniziato a sollevare domande di carattere sociale e politico. L’attualità del Capitale di Marx non consiste solo nella sua previsione che il capitalismo genera crescente impoverimento ma anche nella sua prospettiva di lotta internazionalista, oggi quanto mai possibile e necessaria.

2) Dopo “L’ATTUALITA’ DEL CAPITALE: Accumulazione e impoverimento nel capitalismo globale”, cosa stai scrivendo e quando uscirà?

Ho due progetti principali al momento. Sto scrivendo un libro dal titolo Globalisation and the Critique of Political Economy: New Evidence from Marx’s Writings, che uscirà con Routledge il prossimo anno e ricostruisce, sulla base dei quaderni di appunti di Marx in corso di pubblicazione dalla MEGA2, il modo in cui il mercantilismo, l’economia politica classica, Hegel e poi Marx hanno affrontato l’analisi dei processi di mondializzazione capitalistica e come quest’analisi ha influenzato la loro visione della storia e delle società precapitalistiche. Sto inoltre curando una raccolta di saggi di una nuova generazione di studiosi marxisti sulle alternative al neoliberismo: Beyond Neoliberal Development: Crisis and Alternatives on a World Scale (Pluto, 2014).

3) Non ho letto tutto Marx, Il Capitale e qualcos’altro, ma ho incontrato Marx ad Algeri. Non lui in carne ed ossa, ovviamente. Ho letto le lettere che ha scritto ed ho ripercorso i luoghi del suo soggiorno, ho letto anche molte cose di quello  che è stato scritto su questa breve vicenda. Marx condanna moralmente le malefatte dei colonialisti francesi ma non assume una posizione nettamente anticolonialista. Anzi sembra sia arrivato a dire che se esiste in  Cabilia il comunismo primitivo, questo faciliterà loro le cose quando la classe operaia vincerà in Europa. Puoi raccontarci qualcosa sul tema?

Non conosco bene le sue lettere da Algeri, ma ho letto il tuo racconto e mi sembra un tema davvero interessante. A partire dagli anni 50 dell’Ottocento Marx ha cambiato la sua precedente posizione e appoggiato le principali lotte di resistenza anticoloniale del tempo, dalla Cina all’India all’Irlanda. Alla fine del 1860, in particolare, nella sua attività nella Prima Internazionale si è battuto incessantemente perché la classe operaia in Inghilterra desse il suo sostegno incondizionato alla lotta d’indipendenza irlandese, allora in ascesa, in quanto condizione per la sua propria liberazione. L’ha fatto anche, e con maggior vigore, quando gli irlandesi rispondevano alla sistematica violenza britannica con cosiddetti metodi “terroristici” in Inghilterra. Negli anni  Settanta e Ottanta, inoltre, Marx ha continuato a studiare e a scrivere lunghi quaderni di appunti sulle società precapitalistiche. Krader ne ha pubblicata una parte sotto il titolo di Quaderni Etnologici. Questi studi, secondo me, mostrano l’intenzione di Marx di integrare maggiormente processi allora in corso a livello mondiale nella sua analisi del Capitale, a cui stava lavorando in contemporanea. Ciò che dici sul comunismo primitivo in Cabilia è importante, perché sono considerazioni simili a quelle che ha espresso sulla comune in Russia, il mir, che avrebbe potuto essere, se legato a una rivoluzione sociale in Europa, il punto di partenza per un passaggio al comunismo capace di evitare la fase capitalistica. La sua prospettiva anticoloniale è sempre rimasta parte di una visione più ampia della rivoluzione internazionale, e non ha mai sostenuto la prospettiva del “socialismo” in un solo paese.

4) In questa fase storica di capitalismo globale anche le lotte hanno, a mio avviso un carattere globale, ma mancano della necessaria unità e coordinazione. Sicuramente è inutile proporre schemi da Terza Internazionale che in pratica è servita a difendere internazionalmente  gli interessi nazionali dell’ Unione Sovietica. Louis Althusser in “Marx in his limits” scrisse nel lontano 1978 scrisse che il suo lavoro teorico è inseparabile dalla lotta e cita Il MANIFESTO DEI COMUNISTI, scritto nel 1847 ed apparso nel 1848. Pensi che IL MANIFESTO sia ancora valido o ci sia bisogno di un nuovo Manifesto dei comunismi?

Sono sicuramente d’accordo sul fatto che non è possibile slegare lotta teorica e politica in Marx, e in generale il pensiero non è mai neutro, è parte della lotta di classe. Come ti dicevo, però, Marx nel corso degli anni ha superato in parte la prospettiva del Manifesto. Il suo internazionalismo si è arricchito di una comprensione più profonda della dinamica internazionale, altamente differenziante, del capitalismo e della necessità di unire lotte dei lavoratori e resistenza anticoloniale. Questa è stata la prospettiva sostenuta nei primi anni della Terza Internazionale, pensa ad esempio al Congresso di Baku dei popoli dell’Oriente, che sono a mio avviso di estrema rilevanza anche oggi.

Sempre Althusser nello stesso lavoro afferma: “La crisi del Marxismo, per forse la prima volta la prima volta nella sua storia, può oggi divenire l’inizio della sua liberazione, quindi, quindi della rinascita e trasformazione”. A mio avviso il processo di liberazione del marxismo dalla crisi è continuo perché le condizioni storiche cambiano. Lucia tu sei senz’altro parte oggi di questa lotta di liberazione del marxismo dalla sua crisi.  Puoi indicarci il nome di qualche altro teorico, ricercatore tuo compagno di lotta?

Inizierei sicuramente da Pietro Basso, che mi ha aiutata nel lavoro al libro e ha contribuito sostanzialmente ad esso sia con il suo impegno teorico sull’orario di lavoro, il razzismo e le migrazioni, che con il suo impegno militante; John Smith, che sta portando avanti uno studio importante dell’imperialismo e della globalizzazione della produzione industriale; Alex Callinicos che, nonostante i nostri disaccordi, è un importante esempio di impegno teorico e militante; Abelardo Marina Flores, militante e studioso messicano. Questi sono sicuramente i miei più importanti compagni di lotta.

Ho letto anche Adam Smith a Pechino o Marx a Shangai dove elegantemente smonti Giovanni Arrighi e parli di Cina ed Asia. Vorrei chiederti se in qualche tuo lavoro hai preso in considerazione anche l’ America Latina, dove sono in corso dei tentativi contradditori di opposizione al capitalismo globale o l’Africa, dove ad eccezione dell’Eritrea, tutto il continente è schiavo della finanza globale? In passato chi si è opposto, come Patrice Lumumba o Thomas Sankara, è stato assassinato.

Grazie dell’apprezzamento di quell’articolo. Parlo dell’America Latina e dell’Africa nel libro quando prendo in considerazione la storia del commercio triangolare e gli effetti dell’imperialismo del libero mercato britannico nell’Ottocento, e poi gli effetti del neoliberismo nel Sud del mondo e, in particolare, i processi di espropriazione rurale dalle campagne globali. La raccolta di saggi che sto curando per Pluto sta curando proprio gli aspetti più contemporanei e discutendo la questione delle alternative al neoliberismo questa volta però mettendo insieme gli sforzi di studiosi provenienti da diverse parti del mondo. Alcuni studiosi affrontano nello specifico le trasformazioni economiche e politiche in corso in entrambi i continenti, discutendo i risultati e le contraddizioni dei movimenti che hanno portato al potere governi “progressisti” in molti paesi del Sud America e facendo vedere come anche l’Africa sia un centro di lotte e di movimenti di massa, come più di recente il massacro e la lotta dei minatori di Marikana hanno indicato.

Lucia, chiudo con le domande e ti ringrazio per la tua cortesia e disponibilità. Spero di poter continuare ad interrogarti in altre occasioni. E ti faccio i miei auguri di cuore per il tuo lavoro.

Grazie anche a te e i migliori auguri.

Lucia Pradella è autrice di:

L’attualità del Capitale. Accumulazione e impoverimento nel capitalismo globale.
Il Poligrafo, Padova, 2010. pp. 406
.http://www.libroco.it/cgi-bin/dettaglio.cgi/codiceweb=763042008247299/9788871156866/L-attualita-del-capitale–Accumulazione-e-impoverimento-nel-capitalismo-globale/Pradella–Lucia/Il-Poligrafo.html                                                                      ( Il libro può anche essere ordinato  anche a Amazon, Ibis, inMondadori etc.,etc..)

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