Ipercoop: sei vegetariana? niente lavoro

di Vito Totire (*)

 

 

 

E’ il caso di riassumere subito la signora Alice Blendini, commessa “vegetariana” dell’Ipercoop.

Apprendiamo dai quotidiani del mancato rinnovo contrattuale per una commessa dell’Ipercoop Lame a Bologna. La cosa non è accettabile: il datore di lavoro deve sempre attribuire compiti e mansioni tenendo conto della salute e della sicurezza della persona a cui affida gli incarichi; deve anche valutare la questione delle mansioni dal punto di vista della prevenzione del rischio distress (articolo 28 decreto 81/2008).

In generale peraltro una lavoratrice vegetariana piuttosto che un provvedimento di escomio dovrebbe ricevere un encomio; quantomeno un encomio lo riceve da noi. La Coldiretti si è lamentata di sentirsi messa all’indice come se gli allevamenti fossero peggio dell’Ilva… Le questioni ambientali hanno un certo livello di complessità; tuttavia, Trump permettendo, stiamo cercando di venirne a capo.

La storia della commessa vegetariana cui non viene rinnovato l’incarico arriva qualche giorno prima del G7 ambiente a Bologna, in una regione in cui i moniti della Iarc sono stati non solo trascurati ma derisi e in cui la sinistra “a sinistra” di Renzi cerca di rilanciarsi insistendo su un tasso di carni rossi e processate che rievoca alla memoria le antiche feste dell’Unità e che appunto sorvola sulle classificazioni della citata agenzia.

Che poi il tema sia oggetto di rimozione lo evidenzia il silenzio che ha accompagnato la nostra ipotesi del decesso di Giorgio Guazzaloca per malattia professionale (**): eppure i dati epidemiologici dicono che il mieloma multiplo ha una incidenza significativa tra i “macellai”.

Trovare una collocazione adeguata della signora Alice Blandini pare non solo possibile ma addirittura facile: Ipercoop, se ci sei batti un colpo. Altrimenti qualche colpo lo batteremo noi chiedendo anche l’intervento del Prefetto.

2 giugno 2017, Bologna

(*) Vito Totire è medico del lavoro e portavoce circolo “Chico” Mendes

(**) cfr Come è morto Giorgio Guazzaloca? Una questione rimossa

 

alexik

Un commento

  • CLAUDIO alias BRUNO ALPINI

    Non sono certo un difensore della Alleanza Coop 3.0, ma non mi trovo d’accordo sul tono e la versione data.
    La Coop 3.0 ha certamente sbagliato, mancanza totale di etica, ma non dico niente di nuovo.

    …. Nella normativa italiana l’esplicito obbligo di valutare i rischi da stress lavoro-correlato è stato introdotto con il D.Lgs. 81/2008: all’art. 28, comma 1, è stabilito, infatti, l’obbligo da parte del datore di lavoro di valutare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, tenendo in considerazione anche quelli inerenti allo stress lavoro-correlato secondo i contenuti dell’Accordo europeo dell’9 ottobre 2004. Successivamente il D.Lgs. 106/2009, introducendo il comma 1-bis all’art. 28, ha stabilito che dall’1 agosto 2010 entrerà in vigore definitivamente l’obbligo di valutare il fattore stress lavoro-correlato all’interno della valutazione di rischi.

    …. Il NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health, 1999) definisce lo stress come “reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifestano quando le richieste lavorative non sono commisurate alle capacità, alle risorse o alle esigenze dei lavoratori”.
    Anche la definizione di stress dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA, 2000) tiene conto di vari aspetti legati all’attività lavorativa: “lo stress si manifesta quando le persone percepiscono uno squilibrio tra le richieste avanzate nei loro confronti e le risorse a loro disposizione per far fronte a tali richieste”.
    Le indicazioni fornite dalla EU-OSHA individuano due categorie di fattori di rischio correlati allo stress:
    – i fattori di rischio connessi al contesto lavorativo e alla gestione del lavoro (scarsa comunicazione, mancanza di definizione degli obiettivi organizzativi, scarsa partecipazione alle decisioni, rapporti limitati con i superiori, bassa retribuzione, insicurezza dell’impiego, scarso valore sociale attribuito al lavoro, ecc.);
    – i fattori di rischio connessi all’ambiente di lavoro e ai contenuti (condizioni fisiche di lavoro, l’idoneità delle strutture, monotonia, lavoro frammentato, sovraccarico o sottocarico di lavoro, ritmo di lavoro imposto dalle macchine, orari di lavoro lunghi, imprevedibili, ecc.).
    Procedere alla valutazione dello stress correlato al lavoro significa valutare il peso che detti elementi hanno nell’impatto con le persone e la loro ricaduta nella condizione lavorativa.

    https://www.vegaengineering.com/news/approfondimento-il-nuovo-obbligo-di-valutazione-dello-stress-lavoro-correlato-art-28-comma-1-del-d-lgs-8108-nid1103.html

    In pratica c’è grande confusione.

    La signora ha ragione, ma la burocrazia è furba. Avesse comunicato, all’assunzione, la sua non disponibilità per motivi etici a quel determinato lavoro e in seguito dopo svariate altre mansioni non ne avessero tenuto conto, la questione non si sarebbe posta. Ma, non avendolo fatto e peggiorando poi il tutto accettando inizialmente la nuova mansione, il tutto a portato al non rinnovo del contratto.
    Non è giusto, ma questa è il risultato.

    Il rifiuto di non svolgere una attività che non si considera “etico”, virgoletto perchè è un termine soggettivo, può portare a situazioni come quella dei medici che rifiutano l’aborto, con la conseguenza che la “loro” etica lede un diritto di altri.
    Faccio una provocazione esasperata.
    Posso mangiare solo carne e la verdura mi uccide, mi trovo al banco della gastronomia e chiedo un pollo. La commessa mi dice no, non posso, mangi della verdura.

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