Homo Islamicus: la complessità negata

Di Adel Jabbar*

velo islamico bandiera USA

Maldives – Hijab a stelle e strisce. Foto: Adam Jones

Le musulmane e i musulmani spesso vengono visti e presentati tramite un filtro dottrinale. Un vasto universo complesso per condizioni storiche, geografiche, culturali, economiche, statuali, viene ridotta ad una visione dottrinale nella quale il musulmano viene interpretato soprattutto attraverso letture che risalgono ad un periodo ormai molto lontano, il periodo medioevale. Invece c’è quasi una totale assenza di informazioni su che cosa siano oggi le società musulmane e che cosa significhi oggi essere musulmana/o. Quelle che oggi sono le realtà musulmane, geograficamente molto estesa, dove vivono popolazioni appartenenti a continenti diversi, dal ‘500 in poi sono state gradualmente inglobate e incluse, in condizioni subalterne, dentro quel sistema che oggi chiamiamo “Occidente”. Non a caso, quasi tutti i territori dell’Islam sono stati colonizzati. Il mondo islamico quindi oggi è un mondo fortemente periferico, ma dentro il sistema occidente, per struttura politico – istituzionale, per modello economico e per sistemi educativi, seppure con tante contraddizioni. Tutto questo nella trattazione di un certo discorso pubblico, ma anche negli spazi di approfondimento, viene a malapena sfiorato in modo marginale, quando invece è un aspetto determinante. Esiste un’astratta concezione del musulmano come homo islamicus: un’essenza virtuale che non si capisce dove abbia inizio e dove sia diretto. Quando si parla delle musulmane e dei musulmani gli strumenti delle scienze sociali spesso declinano, ed è molto raro incontrare analisi che si avvalgono di indicatori socioeconomici, demografici, politici. Le musulmane e musulmani sono interpreti di uno sfaccettato processo storico e non sono il risultato di una dottrina. Si tratta, dunque, di fare un tentativo di leggere i contesti in cui vivono i musulmani collocandoli nella storia. Solo così si potrà carpire la complessità dell’universo islamico e abbandonare visioni dell’Islam monolitiche, statiche, dottrinali e propagandistiche. È un impegno che tocca i musulmani in primis.


* Adel Jabbar, sociologo dei processi migratori e relazioni transculturali (studiores@tin.it). Ha insegnato sociologia delle culture e delle migrazioni all’Università Ca’ Foscari di Venezia e Comunicazione interculturale all’università di Torino. Libero docente incaricato nell’ambito della sociologia della migrazione in diverse università italiane. Collaboratore della rivista Fenomenologia e Società(To), Cem Mondialità(BS) e Confronti (Roma) . Svolge attività di ricerca, consulenza e formazione per diversi organismi e enti locali.

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