Jeff Hawke, mediatore di conflitti spaziali

Un nuovo capitolo della Eai (Enciclopedia aliena integalattica) di Fabrizio «Astrofilosofo» Melodia  

Bisogna ammetterlo, la fantascienza inglese non è seconda a nessuno. Con orgoglio del tutto “british”, con eleganza, precisione e una sana dose di umorismo e follia, le isole hanno donato a questo genere dei veri e proprio gioielli di prima grandezza, primo fra tutti quell’Herbert George Wells che la fantascienza, secondo alcuni, l’avrebbe pure “inventata”.

Anche qui la rivalità con i cugini d’oltre oceano è a dir poco singolare: le colonie, nel tentativo di affrancarsi totalmente dalla madrepatria così rigidamente monarchica, avevano posto l’accento sulla produzione popolare, più vicina al gusto dei coloni e della nuova borghesia imprenditoriale che andava sempre più affermandosi.

Le strisce di fumetti apparvero per la prima volta negli Usa, quel «Yellow Kid» che avrebbe segnato un punto di non ritorno per tutto ciò che concerne disegno & letteratura.

Stampato sui quotidiani, destinato dunque alla larga diffusione, il fumetto non godeva di ampio respiro: doveva essere figlio del nuovo mondo “progressista” e capitalistico, vivere in un lampo.

I fumetti erano all’inizio strisce quotidiane e tavole domenicali: la fantascienza anche in quel caso dovette conquistarsi a gomitate un posto al sole.

Mentre pullulavano le riviste pulp, molte delle quali dedicate al genere fantascientifico, le serie a fumetti di science fiction si stavano lentamente affermando nell’immaginario, mentre sempre più validi disegnatori delineavano macchinari dal gusto spiccatamente “retrò”. Come il «Flash Gordon» di Alex Raymond e in Italia si faceva strada la prima invasione di massa con «Saturno contro la Terra» di Pedrocchi.

Si sarebbe dovuto attendere gli anni 50, per la precisione il 15/02/1954, per poter vedere in Inghilterra la nascita del primo fumetto fantascientifico adulto, cosa diversa da “per adulti” (un altro aspetto che spesso nel nostro Paese si sovrappone in malo modo).

Questo fumetto, creato dallo scozzese Sidney Jordan, ex ufficiale della Raf e proveniente da studi d’ingegneria aeronautica, ebbe il nome di «Jeff Hawke» e fu pubblicato dal quotidiano britannico «Daily Express». All’ inizio, l’intenzione del suo autore era semplicemente creare il classico eroe tutto d’un pezzo, affiancato dall’immancabile spalle muscolosa e prestante Mac MacLane, dall’eterna fidanzata Laura, e di avere un pretesto per disegnare aeroplani fantascientifici ma realistici.

Nella prima storia infatti Jeff Hawke stabilisce un primo contatto con gli alieni che si rivela disastroso, portandolo a essere distrutto da questi ultimi per sbaglio, riportato poi in vita da loro per aiutarli nella lotta contro i marziani.

Dopo due anni di strisce, poiché il fumetto non sembrava proprio piacere al pubblico, complice anche il fatto che la serialità quotidiana mal si addice a un fumetto di stampo avventuroso fantascientifico – problema che portò alla creazione dei “comic books” statunitensi – Sidney Jordan chiese aiuto all’amico William Patterson per ravvivare le sceneggiature stantie, operazione che avrebbe segnato per sempre il personaggio.

Patterson infarcì il fumetto di tutto il suo humor fresco e dirompente: la serie rimaneva sempre realistica e ben disegnata, ma la verve che ne scaturì rimane ancora adesso ineguagliata.

Patterson rese il novello Flash Gordon britannico una figura molto simile a quella del capitano Kirk della serie televisiva «Star Trek», in perenne contatto con extraterrestri di ogni forma e provenienza, sempre pronto a mediare, ad aiutare, a farsi da parte quando necessario, ad assumere di volta in volta il ruolo dell’astronauta, dello scienziato, dell’investigatore, dell’avvocato, del giornalista: consulente di umani e di alieni, mediatore di conflitti e specialista in ogni tipo di misteri, Jeff Hawke va ben oltre il suo modello originale, diventando un mito suo malgrado e un modello per molte altre serie di fantascienza.

La galleria dei personaggi singolari si spreca: primo fra tutti il ben poco temibile Chalchedon, più spaccone e attaccabrighe che altro, di una simpatia dirompente; “Sua eccellenza”, che cerca invano di catturare il suddetto Chalcedon; il logorroico Kolvorok, piccolo alieno a forma di medusa che si occupa materialmente dei suddetti tentativi di cattura.

Molti aspetti che non oso negare accomunano questa serie al «Dottor Who», in buona parte al già citato «Star Trek» e forse a «Star Wars».

Infatti all’azione onnipresente della serie della galassia lontana lontana, forse più per l’agglomerato multietnico alieno che per altro, la forza di Jeff Hawke sta proprio nella sua capacità di mediare nei conflitti, sulla dialettica, sulla capacità di venire in loro soccorso, ad essere la punta di forza della serie, relegata appunto nell’ambito ristretto delle strisce quotidiane (dove lo spazio era costituito solitamente da tre o quattro vignette) il quale anzi fu valorizzato in questo modo da Patterson alla massima potenza, operazione che era riuscita solo a Topolino e Paperino.

Quindi una vera e propria struttura che ricorda «Star Trek», anticipandola di parecchi anni. Vorrei ricordare come anche Gene Roddenberry, similmente a Sidney Jordan, fosse stato ufficiale di aviazione e anch’egli avesse seguito studi di aeronautica prima di darsi alle sceneggiature televisive.

Gli alieni con cui s’imbatte Jeff Hawke sono molteplici, quasi sempre capitano sulla Terra in cerca di guai: per avarie, per curiosità, per cercare aiuto, per organizzare scambi commerciali, quasi mai per conquistare e distruggere. Alieni che, in un modo o nell’altro, tornano fuori anche quando si tratta di risolvere intricati misteri o esaminare strani manufatti (fra questi anche la lampada di Aladino!) di solito prima che provochino disastri inenarrabili.

Cosa dire infine del diavolo e del suo assistente, personaggi che Patterson (cioè il diavolo: Jordan è l’assistente) fa comparire all’inizio di molte storie e che le introducono (e spesso le concludono) con commenti e battute sarcastiche sugli avvenimenti?

Chalcedon, Kolvorok e “Sua Eccellenza” non sono gli unici alieni destinati a rimanere per sempre nella memoria; ricordo i gufi intelligenti venuti a portare ai terrestri un’incubatrice per uova, e che se ne vanno sdegnati dopo essere stati presi a fucilate dal primo ministro inglese, fanatico cacciatore. Ricordo anche Klossk, fuorilegge che dopo essersi “trasformato” in un neonato non esita a chiedere asilo politico pur di sfuggire alla giusta punizione.

Nel 1969 la magia finisce, Patterson deve abbandonare la serie a causa della sua salute sempre più precaria e Jordan non riesce a eguagliare lo stile dell’amico, portando la serie a un lento ma inesorabile declino.

Nonostante sia stato pubblicato su un quotidiano inglese, «Jeff Hawke» è praticamente sconosciuto ai lettori di lingua anglosassone. Il fumetto ottenne considerevole popolarità in Svezia, Spagna e in altri Paesi europei. In Italia, fu pubblicato prima sul quotidiano «Il Giorno» e dai primi anni settanta dal mensile «Linus», storica rivista voluta fortemente da Umberto Eco, e in gruppi di strisce nel quotidiano romano «Il Messaggero». Successivamente la Milano Libri, del gruppo Rizzoli, ha provveduto di organizzare le storie in una lunga serie di volumi, indicandolo, nella presentazione di copertina, come «il primo fumetto avventuroso adulto».

Molti sono i riferimenti con la vita reale e le curiosità che abbondano, a iniziare dal volto del protagonista, ispirato nettamente a quello dell’attore Hans Meyer, protagonista di molte serie televisive anglosassoni prodotte dalla Bbc, fra le quali «Colditz».

Nella striscia H1760 dell’episodio “Tempo mentale”, pubblicata il 21 novembre 1959, appare un cippo commemorativo su un primo sbarco lunare datato 4 agosto 1969: un errore di previsione di appena due settimane dal vero allunaggio del 21 luglio. Jordan e Patterson, come riportato in un’intervista in coda all’episodio, si erano basati sull’avvio della corsa spaziale fra Stati Uniti ed Unione Sovietica. Gli autori tuttavia concludono con una previsione troppo ottimistica: un atterraggio su Marte nel 1980.

Tremendamente profetici nell’episodio “La minaccia dal passato” (1956), in cui appare una terribile sequenza di un attentato a New York per mezzo di un dirottamento aereo, il cui esito è l’impatto sul Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.

Nell’episodio “Separati” (1957), Hawke si imbatte in un’astronave prigione protetta da uno scudo di antimateria, popolata da esuli di un altro mondo, a loro volta rivoltatisi a una razza esterna di invasori. Il nome del loro leader, simile all’ungherese Sandor, e la concomitanza storica non possono non alludere alla rivolta d’Ungheria contro l’Urss nel 1956.

In un episodio da Guerra Fredda, “La traversata atlantica” (1965), dove inglesi e sovietici si contendono una navicella aliena, fa la comparsa un bombardiere sovietico simile al Tu-22 Backfire allora in fase iniziale di studi.

Il movimentato episodio “Il motore che andava a erba” (1967) inizia in un ufficio brevetti il cui direttore snobba «un telefono che può stare in una valigia di un uomo d’affari» e si conclude con l’incontro dell’inventore del motore ecologico con un austero azionista di maggioranza di un colosso petrolifero il quale somiglia anche nei modi a Bettino Craxi (apparso sulla scena politica italiana nel 1976). Lo sparuto e idealista inventore firma l’accordo capestro con la stessa calligrafia dell’autore del fumetto, Jordan. Una cosa simile non è nuova, accadde anche nel 2000 per l’auto ad aria compressa Eolo, presentata al Salone dell’Auto di Torino.

«Jeff Hawke» in alcuni casi sembra persino anticipare alcuni grandi film di successo, quali «E.T -l’extraterrestre» di Steven Spielberg, con l’episodio “Il naufrago” (1957), con l’incontro fra un bambino e un alieno rifugiatosi nelle foreste canadesi.

Nell’episodio “I venti di Marte” (1975), Hawke scopre sul pianeta rosso testimonianze di una umanità discendente da una razza marziana poi migrata sulla Terra, soggetto del film di Brian De Palma «Mission to Mars» (2000).

 

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