Joe Haldeman e il duo Gatti-Salvi

recensioni a «Al servizio del TB II» e a «Picabo Swayne; le storie della camera oscura».

Otto McGavin a 22 anni è un idealista, crede nella Confederacion (dei pianeti) e vuole «aiutarla a proteggere i diritti degli umani e dei non-umani». La sua religione anglo-buddista lo invita alla mitezza ma con un addestramento sotto ipnosi si può ovviare questo “difetto” e trasformare Otto in un eccellente assassino «Al servizio del TB II», il braccio clandestino della Confederacion, come racconta Joe Haldeman nell’omonimo romanzo del 1977 che Urania Collezione ristampa e riporta in edicola.

Sono tre storie con un breve epilogo (uno dei più sbrigativamente cinici che abbia letto) basate su un identico canovaccio. Otto è trasformato in qualcun altro con una serie di operazioni chirurgiche e di condizionamenti ipnotici: al 10 per cento rimane l’agente segreto ma al 90 % pensa e agisce come l’uomo che deve impersonare. Un super-Fregoli (o Diabolik) tecnologizzato. O forse uno zombie potenziato che attende con ansia la pensione.

Dovrà fare i conti con tre società aliene dove gli umani stanno creando guai.

Nella prima l’agente 10+90 fa i conti con una razza convinta che la morte sia una benedizione… ammesso che si muoia del tutto.

Nella seconda avventura Otto incontra i bis-nipoti dei neo-maoisti uruguayani convinti che avrebbero realizzato il comunismo in un pianeta tanto ostile… che li ha trasformati in criminali, guerrafondai o peggio; del resto «secondo una teoria che non può essere provata, nella galassia non esiste creatura più pericolosa dell’uomo».

In un crescendo di crudeltà (certe pagine sono dure da digerire) la terza impresa del signor 10+90 lo porta a giocarsi la vita fra gli imbrogli di una religione neo-cristiana e di scarafaggi pensanti ma incomprensibili («amavano Hilbert e odiavano Euclide») che a quanto pare possono spostare il loro pianeta con il pensiero mentre spie sbucano dappertutto senza che si capisca da che parte stanno.

Fra i “professionisti” della fantascienza l’ex soldato Joe Haldeman resta uno dei più interessanti per quantità e qualità. Forse nessun capolavoro ma molti racconti e romanzi memorabili, passando dalla violenza di «Guerra eterna» all’ironia di «Cronomacchina accidentale» (di quest’ultimo c’è una mia recensione in blog). Torna spesso un sottile erotismo, non troppo macho o banale, e qualche volta appaiono paradossi scientifici che lasciano intuire buoni studi.

 

Il 16 febbraio 2095 è un brutto giorno per Penelope. Esplode la crisi energetica globale. Il governo di Coldbay parla di «civiltà nuova» ma intanto fa sparire persone e libri. D’altronde Penelope se lo aspettava: 6 anni prima il Pacific Trash Vortex (immensa marea di rifiuti in putrefazione) ha unito le spiagge di Stati Uniti e Asia.

Siamo alle prime righe di «Picabo Swayne; le storie della camera oscura» (Fanucci: 378 pagine per 9,90 euri) e già lo scenario catastrofico è delineato. Ma il romanzo di Alessandro Gatti e Manuela Salvi – all’esordio come coppia letteraria – riserverà un finale spiazzante.

La Picabo del titolo è la figlia di Penelope, 16 anni e dunque prossima a sposarsi perchè a Coldbay vige la legge delle 3 P: «presente, procreazione, produzione». Per presente si intende che è vietato occuparsi del passato o immaginare futuri. La mamma di Picabo – detta Pic – è una ribelle. Forse per questo sparisce anche lei, come il padre molti anni prima.

Un romanzo che subito si dichiara dalle parti del «1984» orwelliano. Anzi Pic troverà proprio quel libro (vietato e senza copertina) e, con tutte le differenze del caso, sarà una sorta di contro-canto. Lei, a esempio, non incontra solo ratti crudeli ma anche un delizioso topino-messaggero, quasi un «deus ex machina».

La camera oscura del sottotitolo è una macchina fotografica che può mostrare il passato e con la quale Picabo rompe il tabù dell’eterno presente. Allora la ragazza decide di fotografare anche il futuro… Ci riuscirà?

Non un capolavoro ma un romanzo che cattura. Da consigliare a chi apprezza la buona fantascienza ma anche a 4 categorie particolari di persone: chi si droga di cioccolata; chi non ha paura dei mutanti; chi viaggia in skate; chi ama il fruscio dei libri e delle idee dentro.

(pubblicata su "L'Unione Sarda" del 26 novembre 2011)
Redazione
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Un commento

  • ricevo da Marco Pacifici IN OSPEDALE e subito riverso qui:

    Evviva i drogati di cioccolata amici dei mutanti che mentre vanno in skate si
    leggono un libro (perdonatissimi se macchiano le fruscianti pagine di nutella…
    o mejo nerissimo ciocco..) Hasta Daniele, sto a ospital,tra un tre orette vado a
    mettermi l’anca bionica (mutante?), mi dicono che saro’ rincojonito
    dall’epidurale anestesia almeno 25 ore,appena me svejo ti mando un saluto.
    Marco.

    SARA’ DURISSIMA stare 25 ore senza Marco Battaglieri (Pacifici è uno pseudonimo) ma poi zompetterà come un grillo parlante, bevente, ululante e soprattutto ironizzante (non sempore compreso) e provos.
    (db)

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