Ken MacLeod: «Engine City»

il pigro db suona la cornamusa per (o contro?) il dio dell’asteroide?

La settimana scorsa ho battuto ogni (mio) record di brevità pubblicando in “bottega”una recensione di sole 5 parole; ben scelte però.

Invece oggi punto al record di pigrizia… Per invogliarvi a leggere l’Urania Collezione in edicola cioè «Engine City» – traduzione di Marcello Jatosti; 248 pagine per 6.90 euri – dello scozzese Ken MacLeod, la cosa migliore è copiarvi le prime 6 righe del romanzo; se non vi convincono queste (o la citazione di Gerrard Winstanley a inizio libro) io non so che fare.

«Il dio residente sull’asteroide 10.049 Lora, dove venne installata la stazione mineraria ASE maresciallo Tirov, non era l’unico nel suo genere. Attorno al Sole e alla maggior parte delle stelle, gli dèi pullulano come le mosche attorno a un sacrificio. La vita nasce dagli stati della materia. Da certi stati della materia nascono quelli della mente».

Oh yeah.

A fine romanzo la terza – e penultima? – puntata di «C’è vita oltre a noi?» del bravo (ma io spesso dissento dal suo pensiero politico) Fabio Feminò: 35 pagine ricche di notizie, nomi, citazioni.

Comunque altre notizie sull’autore sono qui Trotzki, i marziani e Ken Macleod e qui Von Braun romanziere? MacLeod politico?

PS: non ho ancora letto Nora K. Jemisin (molto lodata in una rubrica): è grave?

 

Redazione
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