Ken Saro-Wiwa, S-hell, Eni e i silenzi in Italia

“Potete uccidermi  ma il mio popolo avrà giustizia”. Con questo titolo qualche giorno fa (per i pignoli: 17 settembre) il “Corriere della sera” segnalava l’uscita di un libro che racconta “Gli ultimi giorni di Ken Saro-Wiwa” definito (nell’occhiello) “attivista”: certo fu un militante nonviolento ma anche un grandissimo scrittore.
Il libro si intitola “Un mese e un giorno” (“storia del mio assassinio”) e lo pubblica Baldini Castoldi Dalai: in sostanza è l’autodifesa di Ken Saro-Wiwa al processo e il diario che tenne durante il suo primo arresto (per 31 giorni) nel 1993. Fu poi assassinato il 10 novembre 1995.
E’ un bene che il “Corrierte della sera” parli di Ken Saro-Wiwa e che nelle brevi (e non troppo precise) note che accompagnano l’anticipazione del libroi possa leggere: “nel 2009 la Shell è stata condannata a risarcire la famiglia Wiwa per la perdita di Ken e gli Ogoni per i danni causati nel delta del Niger”. In sostanza fu la Shell a commissionare (alla dittatura nigeriana) l’assassinio di Ken Saro-Wiwa come all’epoca alcuni – i soliti pochi, per esempio su il manifesto” – scrissero, mobilitandosi per salvare la vita allo scrittore e agli altri militanti nonviolenti che difendevano i diritti del popolo Ogoni.
Un mese fa su codesto blog ho pubblicato (con l’autorizzazione della casa editrice Socrates) un racconto di Ken Saro-Wiwa, tratto dalla splendida antologia “Foresta di fiori“. Ma di lui avevo già scritto qui il 7 febbraio, in pratica quando il blog ha cominciato davvero a funzionare.
Ho presentato Ken Saro-Wiwa così:”un grande scrittore e un difensore del suo popolo”. Ma ho aggiunto: “anche l’italiana Agip-Eni è collusa con il regime militare nigeriano, anche se ha un potere ben minore della Shell. Fra l’altro vale ricordare che nel 1987-88 sono state scaricate illegalmente in Nigeria 3800 tonnellate di rifiuti tossici italiani. E probabilmente questo non è l’unico episodio ma il SOLO a noi noto. Di tutto questo i grandi media italiani non parlano”.
E aggiungo tre considerazioni sui silenzi.
Non mi pare che i grandi media dedichino articoli seri a quel che oggi accade in Nigeria. Eppure i disastri non si fermano e continua la resistenza, anche sotto la forma di attentati e rapimenti. Pur se alcuni tecnici (dell’Agip) italiani sono stati sequestrati quasi nessuno (fa eccezione ancora “il manifesto” in scarna compagnia) ha cercato di capire le ragioni dei ribelli del Mend. Eppure tre anni fa è stato tradotto (da Terre di mezzo) “Il prossimo Golfo” – sottotitolo “Il conflitto per il petrolio in Nigeria”, un documentatissimo libro di Andy Rowell, James Marriott e Lorne Stockman (io l’ho recensito su “Come“) dove appunto si spiega cosa combina la Shell e perchè molti ne scrivono ormai omettendo la S iniziale (“hell” in inglese significa inferno). Ma quel “prossimo Golfo” significa che la situazione può precipitare in un nuovo, catastrofico conflitto internazionale.
La seconda considerazione è che (confronta su codesto blog in data 1 marzo) quattro testate indipendenti, cioè «Valori», Radiopopolare, «Africa» e «Altreconomia», chiedono a Eni risposte, trasparenza e verità sulle attività dell’azienda in Congo Brazzaville. Non pare che la cossa interessi i grandi media.
Infine parte in questi giorni la campagna “Patagonia senza dighe” (ne riparlerò presto su codesto blog) dove è coinvolta l’italiana Enel. Vedremo se “Corriere della sera” e altri daranno le ragioni di chi si oppone a questa nuova devastazione o se aspetteranno i consueti 10-15 anni.
E’ bene che si possa parlare oggi di Ken Saro-Wiwa, un male che allora tanti tacquero. E’ sempre troppo facile celebrare gli eroi da morti ma i grandi media potrebbero difenderli (o quantomeno: dare le notizie giuste) quando sono ancora vivi e questo significherebbe molto probabilmente che alcuni non finirebbero ammazzati. Questro vale per la resistenza nel Terzo Mondo ma è un principio che dovrebbe valere anche per i tanti oscuri e oscurati, “piccoli” eroi che a esempio lottano nell’Italia devastata dalla criminalità.

Redazione
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5 commenti

  • Ho sempre ammirato quest’uomo e osservato la sua espressione aperta, coraggiosa e caparbia.
    Gli scritti che ci ha lasciato, i suoi versi, sono da leggere e rileggere per poi avere la forza di combattere in qualche modo noi, a non dispendere ciò che lui ha cominciato e di persona anche pagato.
    Grazie Daniele.
    clelia

  • Approfondirò… grazie.

  • AGGIORNAMENTO
    Come si può leggere (confronta il quotid. “il manifesto” del 25 gennaio 2012, articolo di Luca Manes) per la seconda volta l’Oscar della PEGGIOR multinazionale del mondo va alla SHELL, dopo un “testa a testa” con la banca
    Goldman Sachs. Ha prevalso la compagnia petrolifera anglo-olandese “per la lunga scia di inquinamenti e disastri”, soprattutto nel Delta del Niger. Da tempo in Nigeria il nome è corretto in S-hell perchè inferno appunto è quello che lascia la compagnia, responsabile – fra l’altro – dell’assassinio di Ken Saro-Wiwa. (db)

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