«Korolev. La luce di Eris»

db alle prese con il romanzo di Paolo Aresi (con due notazioni: per chi legge in fretta e per gente di Sardegna)

Siamo nella primavera del 2086 e Korolev, «il Progettista Capo», è felice di parlare a fronte a fisici e cosmologi. Ma li sconvolgerà subito: «l’esplosione della singolarità che chiamiamo “big bang” non può spiegare la nascita di questo universo […] Amici astronomi e cosmologi vi invito a considerare la possibilità che questo universo sia nato dall’implosione di una grande stella». E ancora: «Dobbiamo ritornare a Platone: la sua metafora della grotta è valida ancora oggi […] Ma forse non è del tutto impossibile per noi umani avvertire la presenza di un’altra dimensione, oltre la nostra».

Ce n’è abbastanza per turbare tutti. Sorvolando sul fatto che Sergej Pavlovich Korolev torna a casa 120 anni dopo la sua partenza (non volendo io “spoilerare” – come si dice oggi – dovrete scoprire voi questa stranezza temporale) verso Marte.

Mi ha preso il cuoricino «Korolev. La luce di Eris» (Delos: 256 pagine per 15 euri, con le illustrazioni di Franco Brambilla) di Paolo Aresi che riparte là dove si era interrotto «Il caso Korolev» (*). Ma anche la mia testa ronzava forte leggendo questo romanzo, fors’anche per il sapere che Korolev è davvero esistito nel mio mondo (**) che credo sia il vostro. Da ragazzino gli dissero (fu Konstantin Tsiolkovsky): «la Terra è la calda culla dell’umanità. Ma non si può stare tutta la vita in una culla» e lui – nelle sue tre vite – farà di tutto per portare la razza umana oltre il cielo.

Ma esiste davvero una minaccia – una trappola preparata «centomila anni fa» – per l’umanità? Oppure il terzo Korolev è impazzito; peggio è controllato da qualcuno-qualcosa? E se magari lo scienziato mentisse a fin di bene? Cioè per spingere l’umanità a cercare un’altra casa visto che «il clima del nostro pianeta sta peggiorando di anno in anno». Siamo nel 2086 ma la mente torna alla gara spaziale di 120 anni prima: «serviva uno sviluppo diverso: la gente voleva andare oltre la Terra, gli americani, i russi. Invece c’è stata una frenata brusca e ci si è persi fra nazioni, guerre, veleni».

Il passato di Korolev che non passa. Un amore non banale. Marte (4 abitanti?) piena di misteri. E l’ancor più sorprendente Eris, «piccolo pianeta all’estrema periferia del Sistema Solare, molto oltre Plutone». Un lungo viaggio. Il destino. Resuscitare (forse) i morti. Un misterioso scrittore di fantascienza, Kamal Nirmal. La necessità di «una pura e giusta follia»… Ma chi sono «i Costruttori»? Chi è «il nemico»? Cosa sta modificando lo scorrere del tempo?

Per farvi capire quanto mi è piaciuto dichiaro solennemente – mi siete testimoni, voi mille popoli della “bottega” – che aspetto con ansia il terzo libro della serie.

Qualcosa non va? A cercare il classico “pelo nell’uovo” io contesterei a Korolev – dunque ad Aresi – la veloce assoluzione del nazismo di Von Braun. E c’è qualche lentezza nei capitoli centrali. Però l’insieme è splendido e questo conta. Correte dunque in libreria o al più economino e-book.

NOTAZIONE PER LETTORI/LETTRICI TROPPO DI FRETTA. Quasi tutti i personaggi – di primo piano o di terza fila – hanno cognomi (Lem, Dick, Curtoni…) che suonano bene in un romanzo di fantascienza o nella storia umana (uno Steinbeck per dire o un Armstrong). Godete a scoprirli.

NOTARELLA PER GENTE DI SARDEGNA. Partirà da Capo Teulada il progetto che darà «lo scossone decisivo al mondo. Due sole persone». Era ora; come dicono nel campidanese «No balet chi te peses chitto, mezus s’indevinas s’hora» (ovvero: «non è importante tanto che ti alzi presto, meglio se indovini l’ora»).

(*) che db – strano ma possibile – ha “perduto”

(**) ne ho scritto qualcosina qui: Ma ancora ci serve Gagarin? Con…

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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