«La bambina, il cuore e la casa» di Maria Teresa Andruetto

recensito da franz (*)  

la solita storia della letteratura per bambino o adolescenti e letteratura per adulti, in realtà c’è solo la letteratura, a volte parla solo di bambini, a volte solo di adulti, a volte di bambini e adulti o adulti e bambini, a volte il racconto è con gli occhi di un bambino, o con le sue parole.
in questo libro protagonista è una bambina, Tina, di cinque anni, ci sono Pedro(il fratellino), i genitori, la nonna Herminia.
ma non è un libro per bambini, è un libro che parla (anche) di bambini, un gran libro che è letteratura, non minore.
provare per credere

Ps:  Maria Teresa Andruetto ha vinto nel 2012 il premio Andersen, quello internazionale, che ogni due anni premia scrittori  spesso di serie A (mi vengono in mente Aidan Chambers e David Almond)

(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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