LA BUONA POESIA

(Roba del Pabuda…)

la buona poesia

gioca sempre

strani scherzi:

anche ai lettori

più sgamati, più esperti:

a volte dice uno

e significa tre,

in molti casi si presenta

sottile ed esterna a tutto

come pellicola del domopak

ma se la leggi fino in fondo

t’accompagna

per chilometri e chilometri

a inesplorate profondità.

può essere breve

ma richiedere un lungo esercizio

sia per scriverla sia per leggerla.

può tramutare: la noia

in tempo divertente,

l’orrore

in panorama interessante

l’amore più convenzionale

in sorpresa sconcertante,

il problema più spinoso

in tentativo di soluzione.

non so bene il perché

ma, grazie a Mark Adin,

so che:

mandarla a memoria

aiuta a praticare

finalmente

una corretta respirazione

consentendo, nel frattempo:

un più rapido assorbimento

del suo principio attivo

e la completa comprensione

di tutto quel che ci sta sotto.

la buona poesia può tirare dei tiri

che dai titoli neanche te li immagini.

ma cosa più importante:

anche la più seria, la più dotta

la più colta, la più raffinata,

la più tosta –

s’è proprio buona –

a mio informato parere,

è soprattutto un gioco.

e mi sembra giunto il momento

di farlo sapere in giro.

.-.

(Nell’illustrazione: Pabuda, Torniamo a casa)

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Pabuda
Pabuda è Paolo Buffoni Damiani quando scrive versi compulsivi o storie brevi, quando ritaglia colori e compone collage o quando legge le sue cose accompagnato dalla musica de Les Enfants du Voudou. Si è solo inventato un acronimo tanto per distinguersi dal suo sosia. Quello che “fa cose turpi”… per campare. Tutta la roba scritta o disegnata dal Pabuda tramite collage è, ovviamente, nel magazzino www.pabuda.net

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