La cantastorie

 di Maria G. Di Rienzo

La sua prima idea era diventare una grande praticante di arti marziali, poi ha pensato di unire le parole ai movimenti del corpo ed è diventata una cantastorie. La Debbie Young nata in Giamaica e trasferitasi con la famiglia in Canada nel 1993 è oggi infatti D’bi Young Anitafrika: poeta, attrice, drammaturga che attraversa i continenti con i suoi spettacoli e i suoi seminari diretti alle comunità marginalizzate. I suoi lavori teatrali e i suoi testi poetici sono stati pubblicati in quattro libri.

La 34enne D’bi è una figlia d’arte: sua madre Anita Stewart è infatti una delle pioniere della “dub poetry”, la poesia recitata su ritmi reggae che nacque durante gli anni ’70 dello scorso secolo per affrontare temi politici e di giustizia sociale. «I miei due bambini e io siamo nomadi che non hanno una residenza permanente da 12 anni» racconta l’artista: «La gente che mi invita ha sempre cura di loro. Ho imparato a vivere in questo modo da mia madre, che accompagnavo durante i suoi tour. Non ci sono scorciatoie, e io non ne prendo. C’è chi dice il mio ottimismo sia immenso, ma se è così è grazie alle persone che siedono con me dovunque io reciti o insegni».

Uno dei suoi versi più citati dice: «Zio Sam, rimettiti i pantaloni». E Young spiega che non si riferisce solo ai numerosi “zii” che abusano sessualmente dei bambini: «E’ anche una metafora per l’egoismo dei capitalisti nel devastare la vita sulla terra senza una riflessione neppure minima su che impatto avranno le loro azioni. Essere consapevoli del rimando che si ha sugli altri è fondamentale: noi cantastorie siamo come specchi e dobbiamo maneggiare con cura quel che facciamo».

Dire la verità, aggiunge Young, può arrecare sofferenza, ma se non temi di cercare e condividere conoscenza anche il dolore diminuisce: «Le persone sono la rivoluzione che desideri. La prima cosa con cui devi negoziare è la vergogna, ancor prima della verità. Guarda innanzitutto a te stessa, per il cambiamento. Se non lo fai, finirai per parlare all’infinito di altre persone senza compiere nulla di concreto».


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