La Colombia nuovo “partner globale” della Nato

Mininotiziario America latina dal basso del 5 giugno dedicato all’adesione alla Nato del paese sudamericano che rappresenterà un’ulteriore causa di destabilizzazione nel continente.

di Aldo Zanchetta

Il 25 maggio scorso il presidente colombiano Juan Manuel Santos, premio Nobel per la pace (!!!), ha annunciato che la Colombia e stato legato alla Nato come “Partner Globale” e subito dopo si è recato a Bruxelles dove il 31 ha firmato l’accordo rendendolo esecutivo.

Sono rimasto fortemente indignato, come spero lo sarà stato chiunque conosca le vicende colombiane in generale e l’operato del presidente Santos in particolare, del resto nella linea dei suoi predecessori.

La Colombia è il primo paese latinoamericano a stabilire questo tipo di relazioni con la Nato, la quale si affaccia così, per la prima volta, sull’Oceano Pacifico. Ma anche ai confini del Venezuela. Da tempo erano stati siglati accordi specifici fra la Colombia e la NATO ma questo partenariato li supera di gran lunga ed ha un lugubre sapore di possibili guerre future nella regione che, fra l’altro, era ad oggi una regione denuclearizzata, cosa che non si può più sostenere dopo questo accordo.

Prima di proseguire mi sia concesso di notare come i Premi Nobel per la pace siano ormai squalificati moralmente con assegnazioni a personaggi tutt’altro che amanti della pace. Per inciso lo scandalo scoppiato nei mesi scorsi a Stoccolma, quando si è dovuto prendere atto, oltre che di molestie sessuali nel suo entourage, che nell’assegnazione dei premi concorrano oltre a pressioni politiche a livello internazionale, cosa del resto evidente, anche lubrificazioni monetarie, almeno nell’assegnazione in quelli per la letteratura.

Il motivo di questo premio Nobel è stata la conclusione, a Novembre scorso, di una lunga e complessa trattativa svoltasi a L’Avana (Cuba) fra le delegazioni del governo colombiano e delle FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia che poneva termine ad un conflitto durato 52 anni  e che si era dimostrato insolubile per via militare con la impossibile vittoria di una delle due parti[1]. Da notare che un primo testo dell’accordo di Pace era stato bocciato dal referendum popolare di Ottobre per cui era stato necessario emendare alcune parti per farlo accettare in un secondo referendum.

Sulle luci e le ombre (tante) di questi accordi dovremo tornare, dopo aver consigliato nel precedente mininotiziario di consultare siti che a questo processo nel tempo hanno dedicato attenzione e dopo aver riportato nel n.7 del luglio 2017, dal titolo “Al di là della narrazione corrente”, significative testimonianze di come questo sia stato l’accordo fra due poteri conclusosi al di sopra della testa delle principali vittime del conflitto, i contadini e i popoli indigeni e afrodiscendenti, e del popolo colombiano tutto.  Ci torneremo, come detto, perché gli sviluppi di questo accordo sembrano tutt’altro che promettenti e la firma del partenariato con la Nato non è un buon segnale. Dopo la firma, ben una sessantina di ex-guerriglieri tornati alla vita civile in base agli accordi sono stati assassinati mentre la violenza prosegue con una intensità inaudita nel paese, in un clima di estesa impunità degli autori.

Dettagli della presidenza di un “Premio Nobel per la Pace”

Ma torniamo al premio Nobel Juan Manuel Santos: come si può dare un premio Nobel per la pace ad uno i cui due ultimi anni di presidenza hanno visto una strage di leader sociali?

Nel paese ci sono 7,2 milioni di desplazados interni, ovvero persone costrette a lasciare i propri territori, in grande maggioranza contadini espulsi dalle loro terre grazie all’azione terroristica di gruppi paramilitari finanziati dalle grandi multinazionali produttrici di alimenti o interessate alle ricchezze minerarie e benevolmente ‘ignorati’ dai vari governi succedutisi nel tempo. In Colombia in meno di due anni sono stati assassinati 262 leader sociali (sindacalisti, difensori dei diritti umani, leader di comunità indigene o contadine). Di questi ben 32 leader indigeni nel solo 2017 nella regione del Cauca dove le popolazioni indigene sono più attive nella difesa dei loro territori. E i dati dei primi mesi dell’anno sono ancora peggiori.

Ma la cosa più atroce in Colombia è la storia dei cosiddetti falsos positivos. Poiché il ministero della difesa erogava premi alle unità combattenti in funzione dei guerriglieri uccisi in combattimento, ufficiali dell’esercito avevano ideato un truce meccanismo: con offerte di lavoro sui giornali i giovani che si presentavano ai colloqui venivano fatti sparire e uccisi, includendo poi i loro nomi fra i guerriglieri uccisi in battaglia. In questo modo centinaia di giovani persero la vita nel primo decennio del secolo. Riportiamo da wikipedia per rapidità (ma il fenomeno è noto da tempo e lo verificai su varie fonti): <<Nonostante tali pratiche fossero già state denunciate in precedenza, esse hanno raggiunto notevole risonanza solo alla fine del 2008, quando si è scoperto che i cadaveri di 19 giovani civili scomparsi da Soacha e Ciudad Bolívar (nella periferia di Bogotà) erano stati catalogati come guerriglieri uccisi in combattimento dall’esercito nel Dipartimento di Norte de Santander. Altri casi simili sono stati in seguito rilevati nei dipartimenti e comuni di AntioquiaBoyacáHuilaValle del Cauca e Sucre. Il 27 maggio 2010, Philip Alston, relatore speciale dell’ONU per le esecuzioni arbitrarie, nel rapporto presentato dopo la sua visita in Colombia nel giugno 2009, denunciò l’esistenza di «una serie di esecuzioni extragiudiziali» la cui impunità copriva il 98,5% dei casi. Il 7 gennaio 2009 un documento della CIA pubblicato dal National Security Archive ha rivelato che i legami tra l’esercito e i gruppi paramilitari erano noti al governo degli Stati Uniti fin dal 1994 e che quella dei “falsi positivi” era una pratica abituale nell’esercito.

Cosa significa “Partenariato Globale” nella Nato

I soci globali della NATO “sviluppano forme di cooperazione con la NATO in aree di mutuo interesse, incluse le sfide emergenti di sicurezza, e alcuni contribuiscono attivamente alle operazioni della NATO, sia militarmente che in altri modi” (corsivo mio). Così nella pagina web dell’organizzazione. Altri otto paesi fanno parte di questa stessa categoria: Afganistan, Australia, Irak, Giappone, Corea del Sud, Mongolia, Nuova Zelanda e Pakistan. Negli stessi giorni la Colombia è stata aggiunta ai 20 paesi che costituiscono l’OCSE, l’organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che riunisce i paesi più sviluppati. 

Una decisione vincolante per i successori

Una decisione di non lieve portata e vincolante per i suoi successori, questa presa dalla NATO e da Santos, presidente uscente. Infatti il 16 giugno si svolgerà il ballottaggio per la scelta del nuovo presidente. Il primo turno si è svolto il 27 maggio scorso ed ha visto prevalere il candidato della destra Ivan Duque (39,14%) sul candidato della sinistra Gustavo Petro (25,08%). Quest’ultimo ha delle buone possibilità se i votanti del terzo arrivato, il progressista Sergio Fajardo (23,43%) si orienteranno su di lui al ballottaggio assieme ai pochi, ma determinanti in questo caso, di Humberto de la Calle (2,06%). E’ la prima volta che in Colombia un candidato progressista obbliga al ballottaggio il suo avversario. Da notare che il candidato del presidente Santos, German Varga Lleras, ha raccolto soltanto il 7% dei voti. Ora è concepibile che un governo che sta arrivando alla fine del suo mandato assuma una decisione di tale gravità quale quella di  entrare a far parte della NATO? E lo annunci dopo il primo turno delle elezioni presidenziali? Forse per il timore che Gustavo Petro possa uscire dal ballottaggio come nuovo presidente?

Il nostro Corriere della Sera, come ben ricordo, negli anni centrali dei falsos positivos (che paiono essersi prolungati con minore intensità fino alla recente conclusione del processo di pace. E oggi?) pubblicò una serie di articoli in cui si esaltava questo paese per il suo trend economico e il suo benessere sociale e si suggeriva esplicitamente la Colombia come modello per l’Italia.

Questo il paese che viene ora accolto nel grande “organismo di pace” che è la NATO. Gli affini si incontrano? Non si agita niente negli stomaci dei nostri generali e del brav’uomo del nostro presidente del consiglio? E nulla ha da eccepire il nostro Presidente della Repubblica?  A.Z.

 

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IL GLOBALE E IL LOCALE NEL CONFLITTO ATTUALE IN COLOMBIA[2]

Alberto Pinzón Sánchez Rebelión

Vari amici e lettori dei miei scritti, mi hanno chiesto di scrivere e completare l’intervento da me fatto a Bilbao il 7 maggio 2018 dal titolo “Congiuntura attuale dell’implementazione dell’accordo di pace e solidarietà internazionalista”, pubblicato nel video https://vimeo.com/268299027, pubblicata su Radio Macondo (https://www.radiomacondo.fm/noticias-nacionales/coyuntura-actual-de-la-implementacion-del-acuerdo-de-paz-y-solidaridad-internacionalista/)

E’, come si vede, un inventario di “contestualizzazione” della situazione attuale dello storico conflitto sociale armato colombiano visto da un punto di vista geostrategico, quello che è stato poco sviluppato nelle analisi generali compiute fino ad oggi sulla Colombia, quelle che hanno privilegiato un’abbondantissima analisi Locale (microscopio) e che hanno sottovalutato la determinante analisi Globale (telescopio).

La prima cosa da dire è che l’attuale conflitto colombiano, mascherato fin dal suo inizio come un conflitto ideologico della guerra fredda contro il comunismo, è radicato profondamente nella eccezionale posizionegeostrategica occupata dalla Colombia nel continente americano, e nella misura in cui le sue classi dominanti (oligarchia) si sono transnazionalizzate, può dirsi senza ombra di dubbio che attualmente è un conflitto che perdura e che è già parte della conflittualità Globale.

1 Colombia è un crocevia privilegiato in America del Sud, con accesso a due mari, il Caribe l’Oceano Pacifico, e tramite questa via d’acqua con i numerosi paesi che si specchiano in esso. Ha tre cordigliere con due valli interandine molto fertili dove sono concentrate le principali città colombiane e pertanto è parte dell’importante regione detta “Andina”.

Occupa inoltre un’importante porzione della “pianura dell’Orinoco”, vale a dire dell’esuberante riserva ecologica chiamata “scudo della Guayana”. Possiede inoltre una porzione importante della selva amazzonica con accesso ai fiumi che confluiscono nel mare interno amazzonico. E, cosa più eccezionale, attraverso il rio Putumayo e la “gola ecologica” (restringimento e diminuzione di altezza della cordigliera delle Ande alla frontiera fra Colombia e Ecuador), nel tragitto transitabile fra entrambi i paesi fra Puerto  Asís (Nueva Loja) e Tumaco (San Lorenzo),  già esiste una  via di comunicazione scorrevole e frequentata che va dalla Regione Amazzonica ai porti dell’oceano Pacifico. Non fu un caso che l’arcinoto Plan Colombia nelle sue prime versioni del 1997, abbia trasformato questa zona geografica in un obiettivo militare prioritario.

2 – Questa posizione privilegiata della Colombia è stata determinante nei piani geostrategici di coloro che hanno una visione Globale e continentale dei propri interessi. E’ la ragione per la quale il governo (colombiano, ndt) e il Pentagono hanno istallato 7 grandi basi militari nella geografia colombiana (che sono attive nonostante i processi di pace in corso) e che il governo statunitense attualmente vi tiene circa mille (1000) militari oltre a 800 “contrattisti privati” che assistono la cupola dell’esercito della Colombia, il quale come è noto, ha mezzo milione di uomini in divisa, consumando il 6% del PIB di tutti i colombiani e per il 2018 ha assegnato un budget di 12,5 miliardi di pesos[3]. Spiega anche perché la Colombia continui a essere il terzo destinatario di aiuti militari del governo degli Stati Uniti, dopo Israele ed Egitto.

3 – Questo spiega anche perché lo Stato colombiano sia l’UNICO paese dell’America che ha “un accordo di sicurezza e informazione con la NATO, firmato il 25 giugno 2013 e ratificato il 12 agosto 1014 dal corrotto parlamento colombiano con 81 voti favorevoli. Ciò significa che “costituzionalmente” esso è vigente ed è in fase segreta di ampliamento. (Lo scritto è precedente all’annunzio del 25 maggio scorso e ufficializzata a Bruxelles il 31successivo, ndt)

Questo ci serve anche per chiarire perché a partire dal 1964/65, quando si realizza l’aggressione militare “anticomunista” contro le regioni di Marquetalia-Pato (che dà origine alle FARC-EP), Carare-Opón (al ELN), e Alto Sinú-San Jorge (al EPL), venne firmata l’alleanza del fronte nazionalista delle classi dominanti per dare vita alla sovrastruttura della società colombiana di un intreccio politico militare e ideologico sotto forma di un Blocco di Potere dominante, la cui caratteristica, ancor oggi esistente, è la Contrainsurgencia (BPCi). Ma, quali interessi ricopre tutta questa panoplia?

4 – Vediamo alcuni dati: Colombia è il MAGGIORE produttore di carbone dell’America del Sud. E’ il TERZO produttore di petrolio sudamericano dopo il Venezuela e il Brasile. E’ il quarto produttore mondiale di oro. E’ un importante produttore mondiale di platino, tungsteno, uranio e del nuovo “oro marrone” per l’elettronica o coltan (lo sfruttamento minerario oggi dispone “formalmente” nel paese di un milione di ettari di territorio). Ugualmente, grazie alla sua illimitata “biodiversità” vegetale, animale ed umana, è una fonte inesauribile di risorse per la fiorente e prospera “industria genetica”.

5 – Ugualmente, in Colombia, a seguito dello storico e insolubile problema della distribuzione disuguale e alla RAPINA PARAMILITARE della terra:

primo: divenne (a partire dalla decade dei 70 del secolo scorso) non solo paese coltivatore di coca ma anche esportatore di cocaina, al punto che oggi dopo l’Accordo di pace de L’Avana e secondo dati della DEA (l’agenzia di lotta alla droga statunitense, ndt), la superficie seminata a coca supera i 200.000 ettari, ragione che ha spinto l’attuale governo statunitense di Trump a riattivare aggressivamente la sua “guerra contro le droghe”, e ha fatto dire al Generale José A. Mejía comandante delle FFAA della Colombia (20. 04. 2018) che “finché esisterà la coltivazione della coca non vi sarà pace in Colombia”[4]

secondo: la fertile terra colombiana è divenuta una risorsa naturale appetitosa per i cosiddetti AGROBUSINESS INTENSIVI, quali la palma da olio, la canna da zucchero, banani, cacao, legnami, etc.

Assistiamo così alla trasformazione del cosiddetto “conflitto interno” colombiano. Il precedente conflitto ebbe come origine la lotta di massa contro il latifondo arretrato e premoderno articolato con il capitalismo in fase di sviluppo e transnazionalizzazione; oggi esso è stato superato da una combinazione esplosiva di “interessi Globali” contraddittori, generati dallo sviluppo socio economico e politico della società colombiana; essi sono:

–       Terra

–       Coca-cocaina

–       Estrattivismo minerario energetico

–       Biodiversità

–       Contro-insurrezione.

6 – Ma non è tutto; a quanto sopra detto possiamo aggiungere gli immensi interessi economici Globali che a partire dagli Accordi di pace de L’Avana sono entrati a potenziare la contraddizione Globale/Locale in Colombia, generando una vera danza dei milioni e rafforzando ancor più il dio Atlante della corruzione, che oggi porta sulle sue spalle la società colombiana.

Il presidente Santos, che non è, come si e voluto fare apparire, un traditore della sua classe, né di nessuno, ma un perfido ludopatico servitore della sua classe sociale transnazionale[5], conoscendo lo stato deficitario delle finanze pubbliche seppe illudere l’avidità della cosiddetta comunità finanziaria globale, vendendogli l’opportunità di affari, prestiti, donazioni e investimenti che si sarebbero creati nel paese con la firma dell’Accordo di pace con la guerriglia delle FARC-EP.

Fu così che nel 2014 creò il ‘frondoso’ ministero del post-conflitto, ponendovi alla direzione, un anno dopo, il ben conosciuto Liberal Controinsurgente Rafael Pardo, ministro della difesa di Cesar Gaviria[6], che, alla vigilia della Costituente del dicembre 1990 ordinò il bombardamento contro il segretariato delle Farc-EP a Casa Verde; rafforzandolo con il suo alter ego Eduardo Díaz, gestore della ‘cassa minore’ del presidente Samper durante il processo 8000[7]. La sua efficienza burocratica gli ha consentito di ottenere “fondi per il post conflitto in Colombia” per un ammontare superiore a tremila (3.000) milioni di $ statunitensi, dove, oltre ai fondi degli Stati Uniti per il Plan Colombia, partecipano con diversi prestiti il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la Banca Europea, il Banco Interamericano di Sviluppo (Colombia sostenibile), il fondo ONU per il conflitto in Colombia e la cosiddetta Cooperazione Internazionale. Un’analisi precisa di tutti questi fondi sarebbe di grande utilità. Ma la bolla è durata poco. Il 4 aprile scorso dopo un chiarimento perché le risorse per implementare l’Accordo de L’Avana non arrivavano a destinazione, è scoppiato un altro scandalo sulla corruzione nei “fondi per la pace” per una cifra vicina agli 11 miliardi di pesos (lo scrivo in lettere perché risulta impossibile scrivere tutti questi zero) al punto che si parla di “un cartello per i soldi della pace” per una cifra vicina agli 11 miliardi di pesos (lo scrivo in lettere perché risulta impossibile scrivere tutti questi zero) al punto che si parla di un “cartello per i denari della pace”[8]. Da aggiungere un altro ammanco per 20 miliardi di pesos nei fondi per le Forze Armate.[9]

7 – A tutto questo si uniscono i dati preoccupanti sulle dissidenze delle Farc. L’uccisione “sistematica” di 400 leader sociali e di 56 smobilitati delle Farc-EP e di loro familiari. La situazione “di ordine pubblico” che lo Stato colombiano non ha potuto controllare come è accaduto nelle zone frontaliere col Venezuela e l’Ecuador (che hanno motivato l’espulsione di questo paese dal tavolo di dialogo fra lo stato colombiano e l’ELN). L’assoggettamento totale della Procura di NH Martínez alla giustizia statunitense per usare politicamente la ghigliottina neocoloniale dell’estradizione contro Santrich, uno degli architetti dell’Accordo de L’Avana. Così come gli incerti pronostici elettorali per le elezioni presidenziali del 27 maggio prossimo (vedi note nel testo di accompagnamento, ndt) dove molto probabilmente vincerà il candidato del programma per stracciare gli accordi de L’Avana, è possibile vedere come il processo di pace in Colombia sta trasformandosi (una volta di più) in un processo fallito, e come l’aver cambiato le armi con seggi parlamentari privilegiati e non con strumenti per cambiamenti strutturali nella società, minaccia un nuovo ciclo di violenza diffusa, caotica e spesso più deleterea di quella avutesi fino ad oggi, cosa che non è possibile far passare inosservata. (Traduzione Aldo Zanchetta)

 


[1] Da notare che un’altra guerriglia, quella dell’ ELN, Esercito di Liberazione Nazionale, di minore rilievo rispetto alle FARC, sta ancora conducendo con alterne vicende le sue trattative con il governo. Torneremo anche su questo e sulla terza componente della guerriglia, quella dell’EPL, Esercito Popolare di Liberazione.

[3] 1.000 pesos colombiani equivalgono a 0,345 $ statunitensi (ndt)

[5] Secondo il libro Santos il Giocatore. Politica, tradimento e lealtà del filosofo Jorge Andrés Hernández. Ediciones B Colombia. Bogota.2014

[6] Presidente della Colombia dal 1990 al 1994. Da wikipedia: << È stato Ministro degli interni, Ministro della giustizia e presidente della Colombia. Durante il suo mandato presidenziale ha stipulato un accordo con il narcotrafficanteterrorista,Pablo Escobar e dopo il fallimento dello stesso ne ha organizzato la caccia con il supporto degli Stati Uniti d’America fino all’uccisione del criminale nel 1993. Dal 1994 al 2004 è stato Segretario generale della Organizzazione degli Stati americani. Successivamente è stato professore presso la Columbia University e ha infine fondato una galleria d’arte chiamataNueveochenta. È membro del Club di Madrid.>> (ndt)

[7] Questo numero corrisponde a un conto corrente anonimo sul quale il presidente Samper aveva ricevuto finanziamenti del narcotraffico per la propria campagna elettorale (presidenza Samper: 1994-1998). (ndt)

Redazione
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