La coop dei detenuti cinefili…

ovvero 45 t-shirt  – ma ora son di più –  nella via senza papa (*)

Supponiamo che a Roma, nei pressi di via Aurelia, stiate gironzolando alla ricerca di via Leone Magno e invece di chiedere ai passanti preferiate spalancare gli occhi verso la targa che, si sa, viene collocata un po’ sopra la testa. Errore. A uno dei due lati infatti il cartello stradale è in terra, ridotto a frammenti. Invisibile dunque. Da mesi. Finora nessuno lo ha restaurato, per ridare alla via una riconoscibile identità. «Se fossi un giornalista di destra questo sarebbe uno scoop» ridacchia Alberto al 58 della via Leone Magno “decapitata” e “de-vaticanizzata… «Già vedo il titolo: Veltroni teme il papa nemico degli extracomunitari oppure I nuovi vandali si vendicano del santo che fermò Attila». Anche se Alberto De Angelis ha fatto, in carcere, solo la scuola dell’obbligo conosce bene le vicende antiche e recenti di Roma; perciò sorride sul papa Leone – il primo con questo nome è del 400 mentre il XIII resta famoso per la Rerum Novarum – che finì sui libri e sulle targhe di marmo come il grande nemico degli eretici manichei, degli unni e di tutti i barbari ma che comunque non riuscì a impedire il sacco della città presunta eterna. «Sei venuto per parlare di t-shirt vero? Ma prima voglio fare una parentesi su Leone Magno» riprende Alberto mentre traffica con telai e gelatine: «dialogò con Attila che per noi è il flagello di Dio ma gli ucraini lo ricordano come Coda di fuoco. C’era un forte esercito che avanzava distruggendo l’impero romano e nessuno era in grado di fermarlo. Il papa e Attila si incontrarono vicino Mantova e stettero insieme per alcuni giorni. Con fatica Leone Magno spiegò ad Attila che non doveva distruggere quello che incontrava ma gestirlo ed entrare a far parte dell’impero romano; l’idea era giusta e infatti poco dopo divenne imperatore romano d’occidente un generale del nord Europa… In quei giorni Attila e Leone si misero a parlare di arte, politica, filosofia e di Gesù. Insomma a Mantova inizia un nuovo e lungo periodo di evangelizzazione rivolto al Nord Europa che in qualche modo arriva al 1800 quando il reverendo Marx educava suo figlio, il piccolo Karl, che poi si sa scelse una strada disubbediente… Io spero che rimettano presto la targa. Chissà, forse Leone avrà spiegato ad Attila che se faceva il bravo poteva avere una statua e una via».

Il racconto di Alberto De Angelis è interessante ma in che relazione sta Leone Magno con una coop sociale che si specializza in t-shirt cinematografiche? «Mi piace questa storia e forse una relazione c’è: bisogna sempre dialogare con tutti, anche con i cosiddetti barbari… Magari faccio una t-shirt pure su Leone Magno» bofonchia Alberto mentre traffica con mascherine, ventilatori, torchi per far copie di una canottiera rossa con il viso di Marilyn Monroe [in color giallo] dove spicca una delle sue frasi più amare: «Divento intelligente quando mi serve ma al più degli uomini non piace».

La t-shirt di colei che Hollywood ribattezzò Marylin [il vero nome era Norma Jean Dougherty Baker] è una delle più richieste da negozi, videoteche, librerie e da qualche tempo alcune bdm cioè le botteghe del commercio equo. «Portare le nostre magliette e felpe nelle bdm era inevitabile» spiega Silvia, un’ex professoressa che lavora con Alberto e che da tre anni è presidente della coop «visto che utilizziamo tessuti senza sfruttamento, cioè garantiti dal commercio equo».

Nata nel luglio ’03 a Roma la cooperativa “Immagini e cinema” [il sito è www.immaginiecinema.com , 329 944411 o 329 2595751 i riferimenti telefonici] vuole offrire una possibilità di lavoro a ex detenuti e a immigrati. L’idea è di Alberto: una vita difficile tra borgate e carceri poi il flash: uscirne facendo diventare un’ attività produttiva la sua passione per il cinema e la competenza tecnica acquisita nella serigrafia della «Made in jail» sorta a Rebibbia e ormai con un logo [ma anche un piccolo mercato] consolidato. Il percorso di recupero di Alberto dura 6 anni: corsi di tecnico informatico, di operatore sociale, di fotografo… Piccoli passi. Speranze. Faticose vittorie. Oggi i soci della coop sono tre: Alberto, Angela [è immigrata dal Ghana come studentessa universitaria] che lavora come venditrice e Silvia la volontaria presidente-tuttofare.

«Di t-shirt anche belline ormai ce n’è a josa» ragiona Alberto: «ci voleva un’idea nuova e noi abbiamo pensato al cinema come filo rosso, attingendo anche all’archivio storico di Cinecittà». Ora sul sito ci sono soltanto 45 modelli di magliette – si possono comperare anche da qui – perché tra un esame e l’altro di fisica se ne occupa saltuariamente Andrea, volontario e laureando. «Noi abbiamo puntato su una buona qualità del tessuto, puro cotone, ma anche sull’etica: ci riforniamo alla Comes o a Raggio verde, due coop del commercio equo».

Da pochi mesi «Immagini e cinema» ha anche un suo piccolo laboratorio, appunto in via Leone Magno. In cooperativa si sta pensando anche a un progetto di formazione e apprendistato rivolto ai minori reclusi a Casal di Marmo. La coop ha avuto occasionali commissioni, a esempio dall’Assessorato ai servizi sociali del Comune di Roma, però vende soprattutto negli stand allestiti in qualche festa di Liberazione o dell’Unità, nelle manifestazioni del Terzo Settore o in banchetti improvvisati qua e là. Da un anno Silvia, vera tuttofare, distribuisce le magliette anche fuori Roma. In questi giorni natalizi le trovate in negozi di Genova, Torino, Piacenza, Firenze, Bologna, Lucca eccetera. «Sul sito c’è l’elenco completo alla voce “Dove trovarci” . Comunque a Roma siamo in Piazza Navona con un piccolo gazebo quasi di fronte a sant’Agnese». E se pensate che sia uno spot vi sbagliate: questo è uno scoop.

«Vuoi sapere quali sono, oltre Marilyn, i prodotti più venduti?» si auto-interroga Alberto mentre sparge la gelatina su un telaio vergine – somiglia a una zanzariera – per poi mettere la pellicola e far passare con il calore scritta e/o disegno. «Intanto un’altra Marilyn con una mini-recensione. Poi Sergio Leone, De Niro, un poco noto Fellini al lavoro, Frank Capra, «I soliti ignoti»nel manifesto segnaletico, la classica Anita Ekberg che si bagna e Audrey Hepburn in Vespa, insomma quanto di più diverso ha offerto il grande schermo. Vendiamo anche modelli semi-seri come «Meglio calvo che biondo» tratto dal film «Chiedimi se sono felice» oppure «Io so’ io e voi nun siete un cazzo» che Alberto Sordi ha reso celebre nel Marchese del Grillo. Poi un pensiero dell’immortale Totò – «In guerra siamo tutti in pericolo tranne chi l’ha voluta» – e un bel gioco di parole «Distinguiti dal logo comune» che ha inventato Silvia; o ancora una polemica frase di Tolstoj su chi vuole «cambiare il mondo senza però cambiare se stesso». Ci sono anche 5 Chaplin stilizzati e colorati che ballano… belli a vedere ma più difficili da raccontare.

Nel laboratorio di via Leone Magno si lavora in penombra, per evidenti ragioni, con il ventilatore e una lampada a mille watt … in attesa del timer «che per ora costa troppo» mugugna Silvia; e «ci manca anche il plotter, una sorta di stampante» aggiunge Alberto. Ci vogliono 10-15 minuti per fare un’incisione per il telaio, poi 5 minuti per stampare e asciugare una t-shirt. Inutile dire che ogni minimo errore significa una maglietta da gettare e rifare. «Però è divertente» riflette Alberto: «e poi vengono un sacco di idee. Sto pensando a qualche variazione sul vecchio «Metropolis» e su «Pulp Fiction». Che ne dici se al classico King Kong cambiamo un po’ la prospettiva? Magari in cima al grattacielo mettiamo la biondina ingrandita con il mano il povero gorilla… suona anti-femminista o si capisce l’ironia?».

(*) care e cari

la piccola redazione del blog si riposa un pochino: dal 23 dicembre al 6 gennaio (date forse un po’ banali) non sono previsti i soliti tre “pezzi” al giorno. Ovviamente chi di noi vorrà potrà postare qualcosa che appare urgente. Forse lo farò anche io. Intanto, per non lasciare troppo bianco in blog, ho recuperato dall’archivio una quindicina di miei articoli (del 2006-7-8) che non mi sembrano troppo invecchiati e li posto, uno al giorno senza un particolare ordine di data o di argomento. Questo per esempio è uscito nel dicembre 2008 sul sito dell’allora settimanale «Carta». Da allora un po’ di cambiamenti (a esempio sono sempre più amico di Alberto e Silvia) e di t-shirt nuove ma anche parecchie permanenze: essendo dicembre, a esempio, Alberto è ancora in piazza Navona, pochi metri più in là. E proprio in queste ore la grande novità: dopo anni di tocchi, ritocchi e ceselli Alberto ha finito il suo libro “carcerario” che probabilmente si intitolerà «Sbeng» come il rumore di una porta chiusa con malagrazia.

Tornando al blog, dal 7 gennaio si torna allo schema abituale. Restano gli appuntamenti fissi: il lunedì Mark Adin (ore 12); martedì fantascienza (io e Fabrizio Melodia); il mercoledì appaltato a Miglieruolo; il giovedì le finestre di David; venerdì Rom Vunner, in possibile alternanza con Maia Cosmica; sabato «narrativa e dintorni» con un racconto o una poesia, le vigne(-tte) di Energu e altro; domenica la neuro-poesia di Pabuda ma anche Alexik. Tutti i giorni molto altro, a partire dalla (da noi amatissima) Maria G. Di Rienzo e dalle urgenze.

C’è una novità nella quale vorremmo coinvolgere… chi se la sente. L’idea è di partire dall’11 gennaio con una «scor-data» al giorno; speriamo di farcela. Se siete da poco nel blog e non sapete cosa sono le «scor-date» … fate prima a leggerne qualcuna che io a spiegarlo. Oppure leggete un libro meraviglioso come pochi: «I figli dei giorni» di Eduardo Galeano, tradotto da Sperling & Kuperf pochi mesi fa (e recensito in blog). Ovviamente una «scor-data» al giorno (e ben fatta) è davvero un impegno gravoso. Perciò cercheremo di dividerci i post fra la redazione e un po’ di esterne/esterni. Se qualcuna/o si candida ad aiutarci e/o ha proposte GRAZIE in anticipo e si faccia sentire (su pkdick@fastmail.it) così ne parliamo.

Mi fermo qui.

Abrazos y rebeldia per un 2013 di intelligenza, dignità e sovversione. (db)

 

Redazione
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Un commento

  • Ricordo bene Alberto e Silvia e quel banchetto a piazza Navona ho aiutato a montarlo e smontarlo tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007.
    Tipo straordinario, Alberto. Una quantità di storie incredibili, ancor più assurde perché vere. Un personaggio da cinema italiano dell’epoca d’oro, tra durezza neorealistica e sorriso da commedia di Monicelli e Risi.
    Non vedo davvero l’ora di leggere il libro.

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