La criminalizzazione giudiziaria del movimento No TAV

1) appuntamento a Bussoleno il 24 ottobre; 2) Dana scrive dal carcere; 3) Cassa di resistenza No Tav.

La criminalizzazione giudiziaria del movimento No TAV: primi elementi per un’analisi scientifica e politica
Sin dall’inizio della lotta, e con particolare intensità negli ultimi dieci anni, il movimento No TAV si è dovuto confrontare con un livello altissimo di violenza istituzionale.
La criminalizzazione penale, che con la carcerazione di Dana ha registrato un ulteriore salto di qualità, è un aspetto rilevante di questa violenza.
La creazione di una corsia preferenziale per i procedimenti contro il movimento, con il coinvolgimento di centinaia di imputati, l’esercizio dell’azione penale anche per reati “bagatellari”, l’abuso delle misure cautelari , l’utilizzo a piene mani del concorso e delle aggravanti, la particolare velocità dei processi, la sproporzione delle condanne e delle sanzioni economiche, sono parte dell’esperienza concreta dei militanti, ed evidenti a chiunque soffermi lo sguardo sul fenomeno repressivo in Valsusa.
Ciò nonostante non ne è stata fin’ora definita in maniera compiuta un’analisi quantitativa e qualitativa basata su elementi certi, tale da permettere il passaggio dall’evidenza empirica all’evidenza scientifica, utile sia alla ricerca in ambito giuridico, che alla difesa legale, che alla denuncia politica.
Per questo motivo abbiamo ritenuto importante iniziare, tre anni fa, un’opera di archiviazione storica dei materiali processuali, che rendesse possibile, fra le altre cose, la misurazione del fenomeno e la sua comparazione con altri campi di esercizio dell’azione penale.
Abbiamo tratto inizialmente ispirazione da un lavoro – già avviato da un attivista NoTAV – di annotazione dei procedimenti contro il movimento, per poi continuare con una lunga e complessa fase di ricerca con la digitalizzazione, l’archiviazione e la catalogazione sistematica della parte accessibile degli atti processuali (datazioni delle fasi, dibattimento e decisioni, per i processi chiusi almeno in primo grado.
Contemporaneamente è stato approntato un software per la gestione delle informazioni e dei documenti, e si è avviata la creazione (ancora in corso) di un data base ad uso degli studi legali di riferimento del movimento No TAV.
Si è trattato di un impegno importante, vista l’entità della “attenzione” giudiziaria verso l’opposizione al TAV. Un impegno che ha coinvolto per molti mesi varie compagne e compagni con una grossa mole di lavoro anche volontario.
Il progetto si è limitato a considerare i processi arrivati alla conclusione almeno del primo grado di giudizio al 31 dicembre 2017 (limite che abbiamo dovuto definire per commisurare il lavoro necessario alle risorse disponibili) con l’identificazione di 150 procedimenti iscritti al Registro Generale Notizie di Reato dal 2005 al 2016 e, per 85, la ricostruzione completa della storia processuale.
Su questi materiali sono ora disponibili i risultati di una prima esperienza di ricerca – ancora parziale – a cura di Alessandro Senaldi, che identificano alcune linee di tendenza di interesse rilevante.
Per esporli, trarne valutazioni e discuterli insieme a
-Alessandro Senaldi
-Nicoletta Dosio (in diretta)
-Livio Pepino
-Avv. Valentina Colletta ed altri legali del Movimento
vi invitiamo sabato 24 ottobre alle 15,30
a Bussoleno (TO), presso Casa Aschieri, Via Walter Fontan 23.
(i posti sono limitati e verranno fatte rispettare le misure anticontagio).
Ass. Bianca Guidetti Serra & SupportoLegale.org

Dana scrive dal carcere e prende parola sugli ultimi fatti avvenuti

 

Cari tutti mi sono presa qualche giorno prima di riscrivere pubblicamente.
Nell’ultima settimana molti fatti sono accaduti ed ho voluto, Anzi dovuto, concedermi il tempo per pensare. Tra giornali che acquisto qui in carcere Tg, ho accesso all’informazione mainstream quotidianamente e anche se solo al 19° giorno di detenzione, devo concentrarmi per sentirmi pienamente immersa nel “fuori”, qui il tempo scorre diversamente.

Dai fatti di cronaca che hanno visto coinvolta la mia giudice di sorveglianza e gli altri che sono susseguiti, mi ritrovo nel commento dato dal Movimento No Tav. Molti hanno speculato su di essi, tentando di strumentalizzare la vicenda della mia assurda detenzione, demonizzare ancora una volta il movimento, attaccare in modo ignorante il centro sociale Askatasuna, importante laboratorio politico della città di Torino.

Mai in questi anni mi sono ritrovata a dover nascondere il mio agire, anzi mi sono sempre “esposta” , insieme a molti altri, per spargere le ragioni del nostro agire politico, in contesti favorevoli, ma anche in quelli difficili e poco compresi. Questa trasparenza dell’agire, sostenuta da ragioni profonde e dall’urgenza di combattere la devastazione dei territori e le diseguaglianze sociali, è la cifra che contraddistingue il mio agire politico e quello dei miei compagni in questo cammino comune.

Altre parola per quanto mi riguarda non sono necessarie.

Altri eventi dalla portata preoccupante si sono succeduti nei giorni scorsi. In primis ho letto con preoccupazione della circolare regionale che vieta la somministrazione della pillola RU486 nei consultori e preveda l’attivazione negli ospedali di sportelli informativi affidati alle associazioni “pro-vita e famiglia” . Questa circolare è un tentativo di ridurre il diritto di scelta della donna, l’ennesima decisione atta a costruire una società in cui le donne non potranno decidere del proprio corpo e della propria vita. In un paese in cui l’obiezione di coscienza dei medici è altissima non bisogna sottovalutare queste azioni dall’alta valenza politica e di pericolosità sociale (loro sì che lo sono!).

L’ultimo faro che vorrei accendere sul “fuori” è l’emergenza alluvionale che nei giorni scorsi ha coinvolto soprattutto il Piemonte e la Liguria. Ancora una volta il Re è nudo, mostrato nella sua essenzialità dagli effetti del cambiamento climatico da un pianeta sofferente che dimostra, nei fatti, l’insostenibilità del nostro sistema di “sviluppo”. Il Re nudo ci mostra come manchino gli investimenti per la messa in sicurezza dei territori, gli effetti di una cementificazione inarrestabile e dell’investimento delle risorse pubbliche secondo politiche che mettono al centro i profitti di pochi a scapito della tutela dei territori e di chi li vive.
L’intera epopea del TAV è uno degli esempi, forse il più conosciuto, di questa scellerata gestione.

Mentre vi immagino fuori riflettere ed agire politicamente su queste contraddizioni, chiudo questa lettera su qualche aggiornamento più personale. Proprio poco fa sono stata trasferita in terza sezione, dove come me ci sono altre detenute definitive qui alloggiate per scontare pene più o meno lunghe. Ogni cambiamento, soprattutto in un luogo come questo, comporta qualche tribulazione. Vi farò sapere, intanto mi abituo a questo nuovo regime più aperto, dopo 19 giorni di Cella chiusa 24 ore su 24.

La difficoltà più grande è riuscire a trovare ogni giorno l’energia per fare cose, per dare un senso a questa non vita, per rimanere attivi, sintonizzati con l’esterno. Il fatto che amo molto leggere di sicuro mi aiuterà in questo percorso e le altre detenute, che anche qui in terza sezione, mi stanno accogliendo bene. Tutte ormai conosco la mia storia e si ricordano di Nicoletta, che mi ha preceduta pochi mesi fa.

Ricevo molta posta e solidarietà, Vi ringrazio. In ogni lettera c’è un momento di pura gioia, ogni cartolina con i più svariati paesaggi mi fa sognare ad occhi aperti. Continuo a sentirmi non sola, vi sento tutt* qui, per fortuna (per voi) non in questa cella, ma ogni volta che guardo dalla finestra per controllare se il mondo esiste ancora, percepisco la forza dei legami che abbiamo creato nella lotta, che è vita.

Siate saldi, io lo sono!
Avanti No Tav

 

Cassa di resistenza No Tav: un contributo perché’ “si parte e si torna insieme”

Il Movimento No Tav sta subendo un attacco repressivo da parte della Procura di Torino che sta colpendo decine di militanti, come ne ha colpiti centinaia negli anni scorsi.

Sono note le vicende che hanno coinvolto Dana, Nicoletta, Stefano ed Emilio, gli ultimi attivisti in ordine di tempo colpiti da misure cautelari ingiuste e fortementi afflittive.

Per sostenere loro e tutti e tutte coloro che si battono contro l’inutile grande opera del Tav in Valle di Susa, il movimento ha rilanciato la “Cassa di resistenza No Tav” alla quale si può contribuire in diversi modi. Ne parliamo con Luigi Casel, del movimento No Tav. Ascolta o scarica

Di seguito proponiamo anche l’appello lanciato dal movimento No Tav della Valle di Susa.

SOSTIENI LA CASSA DI RESISTENZA!

In trent’anni di lotta di contrapposizione al Tav abbiamo imparato che insieme sappiamo essere più forti. Per questo come Movimento abbiamo deciso di lanciare una campagna di raccolta fondi in solidarietà a tutti gli attivisti che negli anni, con generosità, hanno dato il loro contributo e che ora si trovano a dover scontare delle condanne a dir poco assurde.
Di fronte a inchieste che rendono sempre più palese la correlazione tra ‘ndrangheta e grandi opere,
chi viene punito è chi resiste: da chi porta uno striscione a chi si spende in prima persona durante delle iniziative a difesa del proprio territorio.
Il sistema Tav continua a voler proseguire imperterrito nella costruzione di questa grande opera inutile nonostante tutto; mettendo da parte l’analisi costi benefici che definiva l’opera un’inutile e profondo buco di debito, con la stessa superficialità con cui oggi nega l’incidenza delle grandi opere come il Tav anche in rapporto alla tragica emergenza climatica con la quale siamo costretti a confrontarci.
La presa di posizione della politica (in tutti i suoi colori) rende chiaro a tutti quanto sia nei fatti perdente quando si confronta con la resistenza di un territorio come la Val di Susa. Questo sostanziale assenteismo delle istituzioni è dunque colmato da Questura e Procura che, con metodo, lavorano per tentare di spaventarci, colpendoci individualmente, con l’intento di dare l’esempio di cosa può capitare a chi non si rassegna.
In questo momento ci confrontiamo in particolar modo con la situazione di Dana, Nicoletta, Stefano ed Emilio ma purtroppo sappiamo non trattarsi di pochi casi isolati.Sono anni che denunciamo questa orribile situazione, a tratti surreale, che è costituita da centinaia di denunce, processi e condanne estremamente punitive e gravi nei confronti di chi difende l’ambiente ed i territori.
In questi mesi, dopo Dana e Nicoletta, altri No Tav dovranno scontare pene altissime (da uno a due anni di reclusione) senza benefici, con l’unica colpa di aver tenuto uno striscione in mano o aver fatto interventi ad un megafono.
Da tempo sosteniamo che “Si parte e si torna insieme” non sia solo uno slogan, ma un vero e proprio modo di viversi insieme nella lotta. Così, come sui sentieri delle nostre montagne, anche questa volta non vogliamo lasciare indietro nessuno.
È necessario una volta in più l’aiuto di tutte e tutti per realizzare insieme una Cassa di Resistenza che sia in grado di tutelare tutti. Immaginiamo uno strumento di solidarietà e difesa collettiva contro queste condanne che mirano a punire prima di tutto le idee, poi (forse) le azioni; ma che sia allo stesso tempo un investimento per il futuro del movimento NoTav, e dunque anche una speranza per tutti gli altri movimenti sociali e territoriali in Italia.
Sappiamo che insieme possiamo dimostrare a Questura, Procura e Magistratura che il movimento NoTav è forte anche nei momenti più difficili e per farlo serve l’aiuto di tutti e tutte!
CASSA DI RESISTENZA NO TAV: COME FARE PER EFFETTUARE UNA DONAZIONE!
Puoi sostenere il movimento NoTav attraverso:
– i banchetti presenti alle tante iniziative in programma, disponibili in tutta Italia
– con B/B intestato a Pietro Davy e Maria Chiara Cebrari con causale “Cassa di resistenza No TavIBAN IT22L07601010000 01004906838
#AVANTINOTAV!

 

 

alexik

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