La distruzione dei libri cioè della memoria

di Fabrizio Melodia

Il meglio del blog-bottega /221…. andando a ritroso nel tempo (*)

Recensione a «Storia universale della distruzione dei libri – Dalle tavolette sumere alla guerra in Iraq» di Fernando Bàez (edizioni Viella Libreria Editrice, 2007)

«La nostra memoria non esiste più. La culla della civiltà, della scrittura e del diritto è stata bruciata. Non rimangono che ceneri».

In questo modo inizia il libro che parla di libri morti, un itinerario dantesco tra inferno, purgatorio e paradiso della censura e del rogo, perpetrato ai danni della memoria scritta.

Fernando Bàez è un discreto ma sicuro Virgilio, che accompagna con mano sapiente il lettore per tutte le quasi quattrocento pagine, dove le anime dei morti sono tante e lamentose, pregne di un dolore sordo e senza fine, dove regnano pianto e stridor di pagine spente.

E’ un andamento a gironi storici, dalle antiche tavolette sumere le quali, durante i conflitti tra le città-Stato cadevano a terra frantumandosi e diventando illeggibili, passando per la biblioteca di Alessandria e la censura settecentesca per poi piangere all’altare luciferino del bibliocausto nazista e del primo memoricidio della storia umana, avvenuto con le rappresaglie statunitensi in Iraq.

Stile lucido e chiaro, preciso come un saggio storico condotto con la lente del detective e il piglio del giornalista di guerra, il libro si dipana fra orrori antichi e troppo spesso dimenticati, passando per moderne favole di lucida follia bellica e pulizia dittatoriale, dove il libro viene sempre visto come il primo baluardo da distruggere per piegare il cuore di un popolo sconfitto.

Un capitolo di gran classe, che da solo varrebbe la lettura, è dedicato nientemeno che ai libri immaginari, briose e amare testimonianze di come, per sopravvivere, le idee debbano farsi fantasia per poi passare sulla carta di altri per bocca di altre persone, come a ribadire il concetto infinito della differenziazione della realtà, dove la verità viene a nascondersi per non essere censurata, come testimoniano il «Don Chisciotte» di Cervantes, i lucidi incubi del bibliotecario cieco Jorge Luis Borges per poi terminare nelle dolenti e ironiche parabole di Ray Bradbury, fuori dalle vesti di pompiere inquisitore appiccafuoco.

L’immaginazione percorre e supera la Storia della distruzione della memoria di cui Bàez denuncia ogni aspetto, mettendo alla berlina anche i presunti salvatori dell’umanità: «Chi sono i responsabili della distruzione culturale dell’Iraq? Credo che la maggior parte della colpa vada attribuita all’attuale amministrazione americana, che ha sottovalutato tutti gli avvertimenti ricevuti e ha violato la Convenzione dell’Aia del 1954 non proteggendo i centri culturali e favorendo i saccheggi con la propaganda dell’odio. Sono stati commessi crimini contro il patrimonio culturale previsti dal Protocollo del 1999» e più avanti «allo stesso modo va messo sotto accusa il regime di Saddam Hussein. La presenza di esponenti del partito di Baath nei centri culturali ha certamente incoraggiato l’attacco di migliaia di manifestanti, che li identificavano con il dispotismo di Saddam».

Un libro per tutte le vittime del fanatismo e della censura, dunque.

Nelle due foto  Bücherverbrennungen (rogo di libri) a Berlino nel 1933.

(*) Anche quest’anno la “bottega” ha recuperato alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché oltre 17mila e 700 articoli (avete letto bene: 17 mila e 700) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque; recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – lo speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. [db]

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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