«La Dozza è illegale e va demolita»: a proposito del….

secondo rapporto 2018 dell’Ausl sulle carceri di Bologna

di Vito Totire (*)

CARCERI DI BOLOGNA: SECONDO RAPPORTO AUSL 2018

La Dozza è illegale e va demolita. La Dozza deve essere oggetto immediatamente di una dichiarazione di inagibilità igienico-sanitaria

No alla realizzazione del nuovo “padiglione” alla Dozza, una “scelta” custodialistica e manicomiale .

Alternativa : una politica di decarcerizzazione.

Prima di pensare all’aula bunker si pensi ai refettori di raggio e al sovraffollamento delle celle

Occorre “visitare” tutti i siti in cui sono collocate persone private della libertà (questura, Rems, siti dei tso – cioè trattamenti sanitari obbligatori – palesi e occulti)

Un rapporto analogo tra la mancanza di sonno e la violenza è stato osservato nelle popolazioni di carcerati adulti. Aggiungerei che le prigioni sono tra l’altro luoghi del tutto incapaci di garantire una buona qualità del sonno che, invece, potrebbe aiutare a la aggressività, la violenza, i disturbi psichiatrici e i tassi di suicidio che, al di là delle preoccupazioni umanitarie, aumentano i costi sostenuti dai contribuenti”. Matthew Walker, Perché dormiamo, Espress, 2017

PREMESSA

Nei mesi trascorsi dal nostro commento al primo rapporto semestrale 2018 (**) sulle carceri di Bologna si sono verificati fatti gravi ; dal versante delle istituzioni non sono venuti segnali che facciano sperare in una inversione di rotta rispetto alla grave situazione esistente; spesso poi i fatti di cronaca sono commentati con un approccio cronachistico che non entra nel merito delle possibili strategie di prevenzione; riportare episodi di aggressione da parte di persone detenute dovrebbe essere associato a una discussione sulle strategie possibili per ridurre conflittualità ed aggressività (da tutte le parti) senza limitarsi alla descrizione sommaria dell’evento associata alla prognosi correlata alle lesioni; di recente poi abbiamo appreso la notizia di una fuga dalla REMS; secondo la Ausl il soggetto che si è dato alla fuga (è stata precisata pure la nazionalità) era stato internato per un “reato minore”! Evidentemente lo stato di diritto non vale per tutti; in Germania la legge vieta di fare riferimento, quando si dà notizia di un reato, alla nazionalità del responsabile (tanto più se presunto) dello stesso; ma qui non siamo in Germania, siamo in via Terracini, a Bologna; se gli “ospiti” di via Terracini non sono privati della loro libertà non si capisce da dove il fuggitivo sia fuggito; in altri termini: se qualcuno è fuggito dalla Rems come mai la Rems non è inclusa nel rapporto semestrale carceri? A noi della REMS non piacciono affatto alcune cose, ma al momento ne citiamo una: un filo spinato che “adorna” la rete metallica perimetrale; è un addobbo ospedaliero o carcerario ? qualcuno chiama ancora la REMS di Bologna “casa degli svizzeri” ma la casa degli svizzeri il filo spinato non lo aveva e persino non lo aveva la REMS nei primi tempi del suo funzionamento.

La persona che si è data alla fuga (un classico evento dai connotati anche romantici) non è stato internato per quello che è accusato di aver fatto; casomai sarà stato internato per una valutazione (o un sospetto ?) di incapacità di intendere e di volere o per una (sospetta) cosiddetta pericolosità sociale (“astratto” stereotipo concettuale e giuridico duro a morire) ; non abbiamo informazioni esaustive ; quello che ci pare ovvio è che sia un soggetto in buone-persino invidiabili- condizioni fisiche visto che sarebbe riuscito a scavalcare il cancello.

Non ci è chiaro invece quale sia il senso della precisazione attribuita alla Ausl (internato per un reato minore); evento che ricorda tempi in cui fu denunciato – tra il 1985 e il 1990 – il fatto che sulla cartella clinica di qualche persona detenuta alla Dozza (o di tutti?) era segnato a matita il capo di imputazione; un modo dunque “strano” di fare nosografia medica; non si registrò nessuna risposta a quella denuncia; certo oggi con la cartella elettronica le aggiunte a matita paiono non più possibili, ma si sa le forme di “controllo” cambiano col passar degli anni.

Un altro evento dobbiamo purtroppo commentare: il trasferimento da Bologna al carcere di Ravenna di un detenuto condannato in primo grado per l’omicidio della moglie; non sarebbe di per sé un episodio problematico se la prassi della territorializzazione della pena valesse per tutti; condividiamo dunque le motivazioni che hanno portato l’UDI di Ravenna a manifestare; le leggi devono valere per tutti; anche per chi, con famiglia a Bolzano viene detenuto a Caltanisetta o viceversa; o invece le regole e i diritti valgono solo per i rari detenuti “eccellenti”?

Sull’episodio infine di mamma e bambino trasferiti a Forlì per …mancanza di riscaldamento, torneremo più avanti.

Continuiamo dunque con il nostro commento al rapporto semestrale sulle carceri di Bologna.

Apparentemente poche novità, il che significa che i vecchi problemi tendono ulteriormente alla cronicizzazione.

Ancora una volta – come detto in premessa – nessun accenno a includere nel rapporto tutte le condizioni in cui le persone vengono private della libertà; le nostre “proposte” – più volte reiterate- non vengono prese in esame dalle istituzioni e spesso neanche dagli “organi di informazione” ; il carcere di Bologna negli ultimi mesi è salito agli onori della cronaca per eventi molto gravi che confermano come le istituzioni totali continuano ad essere terreno di coltura delle peggiori dinamiche antisociali; addirittura negli ultimi tempi – come già detto – è persino mancato il riscaldamento ; il che ha svelato peraltro una delle peggiori evenienze: la detenzione di una madre con bambino che hanno dovuto essere trasferiti a Forlì per…basse temperature. INCREDIBILE MA VERO.

Pure abbiamo appreso delle tappe del processo relativo a traffico di sostanze stupefacenti, pestaggi, gravi abusi da parte di gruppi di potere interni; certo si tratta di fatti verificatisi prima dell’ultimo semestre, né “nuovi” nella carceri italiane, ma pur sempre segnali della necessità di un radicale cambiamento nella gestione delle pene detentive in Italia nella consapevolezza che peraltro esistono sanzioni ben più efficaci dal punto di vista sociale alternative alla detenzione.

Veniamo alla disamina fatta dal questionario della Ausl:

  • Persone detenute ; a fronte di una capienza dichiarata per 500 persone, i presenti alla ispezione (per così dire) del dicembre 2018 erano 778 (703 maschi e 75 femmine) ; erano 786 nel semestre precedente; 766 nel primo semestre 2017, 781 nel secondo semestre 2017; certo la “Dozza” ha conosciuto momenti peggiori; dal nostro archivio risulta una presenza di 1045 persone nel secondo semestre 2005; rimane dunque e comunque un inaccettabile indice di sovraffollamento che consente tuttavia alla Ausl, nelle sue conclusioni, di SOSTENERE CHE “LA STRUTTURA SI PRESENTA IN CONDIZIONI IGIENICHE SUFFICIENTI”! Francamente assurdo !

Le 278 persone in più rispetto alla capienza ufficiale dichiarata tuttavia sono anche mal distribuite; come vedremo il sovraffollamento in alcuni comparti del carcere è quasi del 200% ! Non a caso nella trasmissione “Radio carcere” di martedì 19 febbraio gli intervenuti hanno ragionato concretamente sulla necessità, quando si parla di sovraffollamento, di non fare le medie confrontando capienze dichiarate e “ospiti” effettivi ma di rapportare il numero degli ospiti alle celle effettivamente agibili; non solo, ma rapportando anche il numero alle celle effettivamente occupate, agibili o no; e ragionando dunque anche sezione per sezione; con questo approccio risulta che l’indice di affollamento è “accettabile” nel carcere di Bologna solo nella alta sicurezza/isolamento!Ancora una volta: assurdo !

  • Stranieri: 432 (398 maschi , 34 femmine); nel rapporto precedente gli stranieri erano 429 (394 maschi e 35 femmine); si ripresenta dunque la annosa questione degli “stranieri” che – rigettati (da parte nostra e speriamo da parte di tutti) gli stereotipi lombrosiani – ripropone il problema della povertà come fattore criminogeno; nonché la irrisolvibilità della questione con apparenti ma troppo semplicistiche soluzioni; la forte presenza di stranieri comporta piuttosto ulteriori problemi che occorre affrontare concretamente e non con proclami giustizialisti; problemi che sono: 1) maggiori difficoltà di gestione di misure alternative alla detenzione; 2) maggiori difficoltà di definire i criteri di territorializzazione della pena; 3)maggiore necessità di mediazione culturale 3) maggiore capacità di modulare la presa in carico dei problemi di salute, cura e prevenzione;4) maggiori difficoltà dei percorsi di formazione e di avviamento al lavoro ; 5) tutte queste contraddizioni “esplodono” , come vedremo , nel carcere minorile in cui la presenza degli stranieri non è del 50% tende spesso a 100% ;al momento gli “stranieri” sono 16 su 22, torneremo su questo;
  • Semiliberi 17 (15 maschi -2 femmine)
  • Lavoro esterno 16 (14-2 femmine) ; gli addetti al lavoro esterno potrebbero essere molti di più e transitare in percentuali consistenti verso misure alternative alla detenzione;
  • Bambini: al momento della ispezione nessuno; nel rapporto semestrale precedente risultava la presenza di una bambina di età inferiore a 3 anni; il fatto (cioè la assenza di bambini) pare “casuale” ; come abbiamo detto poco tempo prima della “ispezione” della Ausl una mamma con bambino ha dovuto essere spostata da Bologna a Forlì per mancanza di riscaldamento; pare ragionevole che i posti per” mamme detenute” siano cancellati dalle mappe carcerarie visto che per legge l’infanzia deve poter fare affidamento su strutture alternative ben diverse dal carcere; ci sono ancora gravissimi ritardi in Italia sulla realizzazione degli ICAM; abbiamo detto più volte che le suddette strutture alternative devono essere geograficamente ben distribuite per essere compatibili col criterio della territorializzazione della pena; la questione è semplice: le due celle per mamma con bambino a Bologna – come altrove – non devono esistere !
  • Penale maschile 98 effettivamente presenti / capienza regolamentare 50 ; sovraffollamento dunque quasi al 100%; la situazione era analoga nel rapporto precedente (99/50)
  • Polo scolastico maschile 37 effettivamente presenti /26 posti regolamentari; lieve peggioramento rispetto al semestre precedente (36/26);
  • Prima accoglienza maschile 28/15; in precedenza il rapporto era 31/15;
  • Infermeria maschile capienza 24 persone, presenti 22; per non essere sovraffollati occorre essere malati…
  • Alta sicurezza isolamento : 3 presenze /3 posti effettivi; rapporto precedente idem;
  • Media sicurezza 3 presenze /5 capienza effettiva
  • Maschile semiliberi capienza 40 effettivi 28 ; una constatazione che dovrebbe stimolare l’approfondimento della opportunità di “concedere” a più persone la opportunità della semilibertà
  • Femminile giudiziario 31/16 posti regolamentari ; affollamento quasi 200%
  • Femminile reclusione effettive presenze 38 persone , capienza regolamentare 18; affollamento dunque superiore al 200%
  • Femminile prima accoglienza regolamentari 2 posti, effettive presenze 3
  • Femminile articolazione salute mentale; problema delicatissimo; non è chiaro se questa “articolazione” riguardi solo le donne; ma il problema di fondo rimane: la non compatibilità della detenzione in carcere con(certi) disturbi di natura psichiatrica e la grave incertezza giuridica nella gestione delle misure alternative a quella detentiva; incertezza su cui si aspetta da un momento all’altro un pronunciamento della Corte costituzionale; la nostra opinione è che da un lato non si comprende la “differenza” tra quella che viene considerata malattia fisica e quella che viene diagnosticata come malattia psichiatrica; dall’altro lato sorprende invece la “schizofrenia” istituzionale:in particolare la storia e la “cultura”delle istituzioni totali hanno praticato (sbagliando profondamente) un approccio organicistico alla cosiddetta “malattia mentale”; “sorprende” che ora si voglia discriminare tra patologia somatica e patologia (presuntamente)altrettanto somatica…aspettiamo dunque il pronunciamento della Corte costituzionale…
  • Donne con prole; siamo intervenuti più volte su questo tema; fino a quando ci sono spazi “dedicati” e disponibilità alla consulenza pediatrica, vuole dire che siamo ancora nelle condizioni di inadempienza nei confronti della legge 62/2011 e le alternative alla detenzione – come forma di protezione e di tutela della relazione madre/bambino-non sono ancora garantite; abbiamo purtroppo dovuto assistere ai tragici fatti del carcere romano di Rebibbia prima che in quella città si aprisse “la Casa di Leda” che in verità era pronta ben prima che si verificasse la recente tragedia di un duplice infanticidio;
  • Donne semilibere : capienza 12 persone (tre celle con 4 posti ognuna) ; nessuna presenza; ci chiediamo se sia adottabile quel livello ragionevole di flessibilità che consentirebbe di occupare questi spazi quando sono vuoti piuttosto che tenerli vuoti a discapito e nonostante del grave sovraffollamento degli altri spazi; ad ogni buon conto il vuoto di questo spazio pare deporre per maggiori difficoltà per il lavoro esterno delle donne

L’ Illuminazione naturale-riferisce asetticamente il rapporto Ausl- è superiore a 1/10 ; l’altezza delle celle è di 2.80; è tre metri invece al minorile…

Suppellettili: letto (a castello) , tavolo, armadietto, dispensa, seggiole, recipiente portarifiuti; preferiamo non cimentarci nella misurazione dei centimetri al fine di valutare se ci sono tre metri quadrati a persona; se secondo i noti pronunciamenti della magistratura i tre metri quadrati sono la linea di confine al di sotto della quale la detenzione si configura come tortura, siamo tutti consapevoli del fatto che non è con tre metri più un centimetro quadrato che si misura la effettiva vivibilità della condizione carceraria; sempre dai microfoni di Radiocarcere ci è giunta recentemente una focalizzazione del tema : un interveto dell’ex-direttore del DAP (Santi Consolo) ha sostenuto che un decreto del 1974 ha definito come spazio vitale 9 metri per una persona in una cella e un minimo di 14 mq. se nella cella le persone ospiti sono 2; forse gli operatori della Ausl che hanno definito accettabile la situazione igienica alla Dozza non si sintonizzano su Radio carcere il martedì e il venerdì sera;

ovvio che il sovraffollamento non determina solo disagio, rischi igienistici e biologici,difficoltà nel dormire, aumento della aggressività e del senso di costrittività; il sovraffollamento comporta anche che le esigenze , le domande e i bisogni delle persone private della libertà debbano essere gestito da un personale che è sotto organico in quanto rapportato ad una popolazione che dovrebbe essere numericamente molto inferiore.

Non esiste un refettorio; questo è uno dei punti di maggiore gravità, le linee guida dell’ONU DEL 1955 recepite dal Consiglio d’Europa nel 1987 indicano tra i “requisiti minimi”;

  • Sia per ragioni igieniche ch per le implicazioni psicologiche che può rappresentare si dovrebbe prevedere un refettorio per ogni sezione o gruppo di detenuti
  • Per la dimensioni minime si fa riferimento al RD 787/31 e alla Circolare del ministero di grazia e giustizia del 1988; celle singole 9 mq., celle doppie 14 mq; tali dimensioni non sono comprensivo del servizio igienico.

Tutti questi criteri venivano ribaditi e sottolineati dalla circolare n.17 della Regione E-R de 13.4.1995: RIMASTA LETTERA MORTA !

Sale di culto, sì, sono presenti, recita l’asettico questionario; evidentemente la Ausl compila, con spirito burocratico, un questionario prestampato e non riflette approfonditamente sulle risposte; infatti alla domanda, comunque espressa al plurale, si risponde sì; in verità esiste una sola sala di culto, ovviamente si tratta quella della religione cattolica; gli aderenti alle altre confessioni si devono “adattare” , essendo gli stranieri la maggioranza e le etnie presenti numerosissime è evidente che si tratti di un dato critico; d’altronde una volta il garante di turno delle persone detenute ha sollevato il problema della sala di culto per gli islamici ed ha attirato commenti inaccettabili da parte della Lega nord; per la verità la citata circolare n. 17/1996 della Regione E-R a p.8 , pure emanata nel 1995, quando la presenza di stranieri nella carceri era inferiore a quella di oggi, parlava di “sala/e per culti religiosi: (che) devono essere valutate in relazione all’effettivo utilizzo”; non risulta che questa valutazione critica sia stata fatta dalla Ausl con l’ultimo rapporto semestrale (né con i precedenti) .

Ore d’aria 5-6 al giorno, secondo il rapporto Ausl; è da verificare sezione per sezione ed è da verificare cosa si intenda per “ore d’aria” cioè se,come probabile, queste includano la cosiddetta socialità interna;ora se le ore d’aria sono 5-6 al giorno occorrerebbe evitare eufemismi e chiamare gli spazi chiusi non “locali di pernottamento” ma celle visto che non sono usate solo per la notte;

in verità sul problema del linguaggio (potremmo chiamarlo il “carcerese”) abbiamo già detto a suo tempo la nostra opinione; ma pare che le innovazioni che il pregresso dirigente del DAP Santi Consolo avrebbe voluto introdurre, siano rimaste lettera morta.

L’infermeria è adibita a locale di detenzione; problema “minore” (?) con l’aria che tira? Abbiamo peraltro visto che solo nello status di malati/ricoverati in infermeria si evita il sovraffollamento!

Celle di isolamento per malattie infettive , sono presenti secondo il rapporto della Ausl , ma ci pare dubbio che abbiano davvero i requisiti ottimali previsti un isolamento davvero efficace (per esempio che siano – al bisogno-in depressione d’aria, ecc.)

CONDIZIONI CLINICHE DELLA POPOLAZIONE DETENUTA

Qui veniamo a una questione fondamentale; il profilo sanitario della popolazione evidenzia come una quota significativa della stessa abbia vissuto problematiche attinenti all’uso di sostanze stupefacenti al mercato nero; questo dato spiega la massiccia presenza di sieropositività che sono quelle che vedremo più avanti; riprenderemo il tema più avanti dopo il paragrafo sul “lavoro in carcere”

LAVORO IN CARCERE

Riscontiamo che, come nei precedenti rapporti semestrali, il tema continua ad essere trascurato; manca una fotografia esaustiva del livello e qualità di occupazione/disoccupazione/lavoro; questo è riprovevole in quanto la questione lavoro è fondamentale nei processi di risocializzazione e di empowerment sociale e psicologico;

risultano 18 uomini e tre donne addetti alla mensa (per i detenuti) scelti tra la popolazione ristretta; seguono altri riscontri, generici: il rapporto cita –come sempre- attività di profilatura metalli, legatoria e stampa tipografica; cita la presenza di un locale preparazione alimenti; presumiamo ci si riferisca alla mozzarella della Dozza, pubblicizzata a suo tempo e che, per la verità siamo riusciti ad assaggiare acquistandola fuori ma della quale –in quanto a riuscita del progetto di commercializzazione- il rapporto semestrale non dice nulla; non viene fatto alcun riferimento alle altre attività (pulizia e spesa interna) in relazione alle quali per la verità in molte carceri italiane si assiste ad una drastica riduzione delle possibilità di lavoro con tagli enormi al monte ore distribuito a rotazione ad un certo numero di detenuti ritenuti più bisognosi di reddito o distribuito con discutibili criteri premiali; questi dati sembrano interessare molto poco agli estensori del rapporto semestrale; INVECE DEVONO ESSERE PARTE CENTRALE DEL RAPPORTO PERCHE’ E’ NECESSARIO STIMOLARE UNA INVERSIONE DI ROTTA CHE PORTI AL PIENO IMPEGNO DELLA POPOLAZIONE RISTRETTA TRA LAVORO E FORMAZIONE;

  • Sono consentiti i fornelli a gas autoalimentati; su questo abbiamo più volte espresso in nostro punto di vista che è negativo, fondamentalmente, per ragioni di sicurezza sulle quali la istituzione carceraria “sorvola” per motivi che possiamo immaginare ma che non condividiamo affatto;
  • Infine, ancora una volta IL RAPPORTO SEMESTRALE NON ENTRA NEL MERITO DEL TEMA “PREVENZIONE ESPOSIZIONE A FUMO PASSIVO”; LA LEGGE 3/2003 EVIDENTEMENTE NON VIGE NEL CARCERE CHE SI CONFERMA DUNQUE UNA TERRA DI NESSUNO IN CUI I DIRITTO ALLA SALUTE E “SOSPESO”

Dati di rilevanza sanitaria

  • Tossicodipendenti 206 maschi / 18 femmine; rapporto semestrale precedente: 205/20;
  • HCV 61/ 7; nel rapporto precedente erano 68/8; la alta prevalenza di positivi – a noi che siamo “esterni” al carcere – pone la esigenza di comprendere se siano messi in atto tutto tutto l’impegno possibile per giungere alla sieronegatività per HCV; tanto più che se prendiamo (a caso) uno dei rapporti precedenti (per esempio il primo semestrale del 2013) , pur partendo da 923 perone detenute (appunto i presenti nel periodo citato) gli HCV positivi erano 50 ! Quindi i positivi crescono ?
  • HBV 12/1; erano 17/0
  • HIV 8/2; idem nel rapporto precedente
  • Portatori di handicap motori: 2 persone; idem nel rapporto precedente

MALATTIE INFETTIVE E CONTAGIOSE

  • 1 sospetto di scabbia (criterio ex juvantibus)
  • 2 tbc con diagnosi già formulata al momento dell’ingresso in carcere; erano 4 già in trattamento all’ingresso in carcere
  • 1 messo in trattamento ex-novo dal personale sanitario; erano stati 2 nel semestre precedente;
  • 8 ITBL; infezione tubercolare latente; erano stati solo 3 nel semestre precedente.

Personale socio-sanitario adibito: nessuna variazione rispetto al semestre precedente; rimarchiamo che il numero di educatori professionali rimane uguale a zero e che il previsto arrivo di nuovi e ulteriori professionisti psicologi (c’è stato un concorso nazionale) non si ancora concretizzato.

 

OSSERVAZIONI FINALI DELLA AUSL

Le conclusioni della Ausl contengono una affermazione assolutamente non condivisibile ma anche non comprensibile: “La struttura si presenta in condizioni igieniche sufficienti”; nessun medico igienista e nessuna persona che faccia una valutazione obiettiva e realistica potrebbe condividere questa affermazione.

Osservazioni più puntuali e meno generiche della Ausl riguardano:

  • Non ancora avviate le operazioni di ristrutturazione della cucina detenuti
  • Acquistate ma non installate le protezioni contro i contatti diretti con e lampadine di illuminazione nei servizi igienici di tutte le camere di pernottamento ; nel semestre precedente si dice “non risultano ancora installate le protezioni …”; questo riscontro, oltre al rischio descritto – che deve essere bonificato immediatamente – chiarisce la non sufficiente vincolatività che le indicazioni/constatazioni da parte della Ausl comportano; viceversa noi proponiamo che la Ausl abbia non solo il potere di “osservare” ma anche quello di disporre-prescrivere-sanzionare; se per installare le protezioni sono sufficienti 1-2 settimane di tempo, la Ausl deve prescrivere e non sollecitare “bonariamente” salvo trovare la situazione immutata dopo 1-2-3 ecc. semestri;
  • Muffe nei soffitti di alcuni blocchi di docce comuni; occorre installare aspiratori per evitare l’accumulo di vapore acqueo
  • Muro di cinta ammalorato sotto il camminamento di guardia
  • Pavimentazione disomogenea al pian terreno della sezione penale
  • Parziale assenza di dissuasione meccanica nei confronti dei piccioni; numerose tracce di guano nei passeggi giudiziario e penale
  • Condizione delle aree di svago migliorate grazie alle doppie grate , sebbene dalle piccole aperture a losanga consentano di buttare ancora rifiuti; questione inquietante; la Ausl pare avallare la apposizione di ostacoli fisici che oltretutto riducono la luminosità con effetti negativi fisici e psicologici di ulteriore costrittività; una misura sanzionatoria “repressiva”, iniqua e controproducente, peraltro comminata a chiunque abbia la ventura di ruotare in quelle celle e che “paga” con una sanzione comportamenti adottati da chi lo ha preceduto in quello stesso ambiente ; nel suo “piccolo” questa condotta esprime la incapacità/impossibilità della istituzione totale di confrontarsi con le persone in quanto individui e non numeri replicanti; una prassi che ricorda il capitano della nave che nei films punisce tutto l’equipaggio perché non è emerso l’autore di un gesto considerato (dal capitano) meritevole di punizione; abbiamo già detto e proposto: vengano rimosse le grate (rimangono le sbarre a ricordare alle persone detenute dove si trovano! ) e venga incrementato qualche postazione di lavoro (retribuita) per la raccolta porta a porta (cella a cella) dei rifiuti; se in questa maniera riuscissimo a rimuovere sia le grate che le cattive abitudini?
  • Quasi risolto il problema delle blatte
  • Aree versi da sfalciare dalle erbe infestanti

OSSERVAZIONI E PROPOSTE (NOSTRE)

Anzitutto diciamo – ancora una volta – che siamo contrari alla costruzione del “nuovo” padiglione; questo progetto evidenzia la totale incapacità delle istituzioni e del ceto politico in Italia di immaginare una risposta congrua ed adeguata alle condotte extralegali di una parte della popolazione; non sarebbe peraltro necessario immaginare una realtà ex-novo come dovettero fare Franco Basaglia, Giorgio Antonucci ed altri ai tempi dei manicomi; i decisori italiani potrebbero studiare le politiche di altri paesi come l’Olanda e adottare politiche di decarcerizzazione che non solo farebbero apparire inutile il nuovo padiglione ma svuoterebbero molti istituti oggi sovraffollati ponendo piuttosto diverse opportunità di riconversione d’uso degli immobili.

La situazione ad oggi del carcere di Bologna configura una condizione effettiva di “abuso di mezzi di correzione” sulla quale chiediamo un intervento deciso del Sindaco e della magistratura di sorveglianza.

Dobbiamo reiterare (vedi più avanti) proposte sulle quali insistiamo – inascoltati – da ormai 15 anni; le proposte hanno sia un orizzonte locale che nazionale, sia pratico-logistico che di proposta di innovazione normativa.

CARCERE MINORILE

Le contraddizioni del carcere minorile sono apparentemente minori rispetto al carcere degli adulti se non fosse che il carcere per i minori non dovrebbe neppure esistere; abbiamo già detto che le nobili pulsioni abrogazioniste hanno fatto in passato fugaci comparse grazie ad alcuni soggetti sociali e parlamentari ma sono sempre rimaste – purtroppo – lettera morta, in quanto sepolte dalle reiterate ondate giustizialiste (molto mediatiche ma poco condivise dai cittadini più responsabili); siamo in un paese in cui alcuni rappresentanti del governo in carica auspicano al singolo detenuto – spesso citato per nome e cognome – di “marcire in galera”; purtroppo senza provocare ne dimissioni né richiami da parte del Presidente della repubblica;

in verità quello che rischia di marcire sono la democrazia e il rispetto per i valori della persona.

In sintesi – torniamo al carcere minorile – dalla ispezione della Ausl effettuata il 9 dicembre 2018 non paiono emergere rilievi di nessun tipo; ma ciò è correlabile al metodo di osservazione adottato (la compilazione con spirito burocratico di un questionario prestampato che non lascia nemmeno spazio a particolari note).

In verità “problemi” esistono e sono quelli di sempre:

gli ospiti sono 22 fronte di una capienza di 42 persone; si potrebbe dire che il dato è “buono” se raffrontato ai cronici problemi di sovraffollamento del carcere adulti; gli stranieri sono 16 su 22; questo sbilanciamento, come abbiamo detto, non può essere interpretato con un rigurgito lombrosiano ma riflette piuttosto condizioni di povertà materiale e psicosociale sia come causa della “devianza” sia come ostacolo a forme alternative alla detenzione come gli arresti domiciliari impossibili per chi proviene da contesti relazionali fortemente disgregati;

mancano nel minorile (almeno questo!) le problematiche igienistiche del carcere della Dozza; rimane il rammarico derivante dal dover assistere alla “archiviazione” (speriamo temporanea) della utopia positiva della eliminazione del carcere minorile, “utopia” che nei decenni passati ha avuto notevole eco presso la parte più sensibile dei cittadini del nostro Paese.

 

Conclusioni generali

Le nostre osservazioni e proposte vanno alquanto controcorrente rispetto agli orientamenti attuali del “Palazzo” ; sappiamo tuttavia che nella storia spesso però le minoranze sono divenute maggioranza;non abbiamo dunque che “continuare in quello che era giusto” (Alex Langer); proponiamo:

  • che il rapporto semestrale diventi, almeno una volta all’anno, un rapporto sulla speranza di salute e di vita della popolazione detenuta e dei lavoratori del penitenziario; vogliamo un quadro periodico dei dati sanitari biostatistici anonimi sullo stato di salute (uso di farmaci, psicofarmaci, sigarette, acqua “potabile” disponibile, ecc.)
  • un rapporto annuale che deve puntare non solo a descrivere lo stato delle cose, ma soprattutto a rimuovere, per quanto possibile, e con i poteri abituali di un organo di vigilanza indipendente (la Ausl) fattori di rischio e di costrittività; solo in questo modo il carcere può cambiare la sua entità attuale di luogo di afflizione ed assumere il ruolo che ad esso viene affidato dalla Costituzione della repubblica italiana
  • proponiamo che il garante delle persone detenute si occupi di tutte le persone private della libertà (Rems, ttssoo, celle della questura e CASE DI RIPOSO …); lo proponiamo quantomeno dal 2004 ma il tema ha raggiunto gli onori delle cronache solo quando la proposta è stata adottata dal garante nazionale; ovviamente non rivendichiamo nessuna primogenitura, casomai siamo in sintonia col garante nazionale e prendiamo atto insieme che le istituzioni nazionali ma anche locali su questo tema non intendono ascoltare
  • proponiamo che il garante delle persone detenute venga nominato dalle persone detenute in quanto se nominato dai consiglieri comunali è in verità il garante dei consiglieri comunali
  • proponiamo che le persone detenute che lavorano nel carcere eleggano i loro rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza
  • esigiamo che nel carcere venga rispettata la legge 3/2003
  • esigiamo che nella gestione del carcere vengano superate tutte le attuali condizioni che configurano una condizione di abuso di mezzi di correzione a cominciare dal sovraffollamento, la assenza dei refettori e la precarietà complessiva delle condizioni igienico sanitarie; sovraffollamento, disagio e vessazioni aumentano in maniera artificiosa ed evitabile aggressività e conflittualità, cronicizzano la devianza, ostacolano la risocializzazione, aumentano l’insicurezza per tutti come dimostrano ampi studi di prossemica, di psicologia sociale e di criminologia (Cassidy, Marmot,Zambardo e numerosi altri)
  • esigiamo che tutte le attività, comprese quelle lavorative degli agenti, siano sottoposte alla vigilanza della Ausl con contestuale abrogazione del VISAG; i lavoratori penitenziari sono infatti trattati come lavoratori di serie B, subiscono un carico di distress occupazione che ha spesso pesanti ripercussioni sulla loro speranza di salute e di vita anche a causa di condotte autolesioniste reattive
  • esigiamo – molto semplicemente e sinteticamente – che LE CARCERI RISPONDANO AL DETTATO DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA

Facciamo appello a tutte le persone di buona volontà di operare per andare in questa direzione.

27 febbraio 2019

(*) Vito Totire è portavoce del Circolo Chico Mendes e del Centro per l’alternativa alla medicina e alla psichiatria “Francesco Lorusso”

(**) vedi Bologna: abolire il carcere minorile (per cominciare)

NELL’IMMAGINE: inferriata con vista sulla clinica psichiatrica Ottonello…

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *