La grappa ci salverà: monologo oltre il virus di Angelo Maddalena

Prove aperte in riva al lago Trasimeno e il «pellegrinaggio artistico» iniziato ieri. La presentazione di Antico Dellarianuova

Dopo le prove aperte al lago Trasimeno, è partito da Siena il pellegrinaggio artistico «Nel nome di Maria» (la madre di Angelo Maddalena). Come si vede dalle foto, il numero è “ristretto” per garantire ascolto e intimità e al contempo evita affollamenti non graditi a prescindere dalle norme del virus… perché – anche prima di marzo – gli artisti preferiscono l’essenza. Basta un giardino, una terrazza, un cortile, una piazzetta ma anche una piccola organizzazione per garantire rispetto e sostegno, serietà e professionalità, per chi volesse proporre uno spazio nella propria città, paese, borgo, fatevi avanti Angelo lo trovate qui: angelo.maddalena@gmail.com oppure 388 1973465.

Angelo Maddalena sforna un monologo asciutto, essenziale e commovente, a tratti colorito e comico, che affonda nell’abisso di marzo e aprile, giorni in cui Angelo ha perso la madre in un ospedale di Enna, per forti negligenze dei responsabili di quell’ospedale. Angelo tenta di far passare il dolore attraverso un filtro poetico che a tratti diventa canto. Il dono sublime dell’arte è quello di estetizzare il dolore, cioè di farlo avvertire nella sua intensità pur facendo gioire della sua espressione, scrive Edgar Morin: e qui ne troviamo un esempio vivo. Gli aneddoti della quotidianità in cui nel buio trova la luce, i giochi e i rimandi attorno al suo essere e voler essere naturopata, per poi raccontare i nostri giorni. Nessun adagiarsi su autobiografia e narcisismo o moralismo, solo uno spunto per narrare l’orrore e il terrore di un’umanità sempre più in ginocchio, prigioniera mentalmente e fisicamente. Eppure l’autore e narratore in questo magma trova luce, incontro, poesia, addirittura giocosamente una strada di riscatto e di ritrovamento di un mondo paradossalmente vitale (forse è così nei periodi di guerra, di forte restrizione: l’ingegno si acuisce nella difficoltà… per chi è “preparato”). Le canzoni Madre di preghiera e Se non ce la fai; l’aneddoto della bambina che lancia dal balcone, nei giorni delle “passeggiate clandestine”, l’aeroplanino di carta con una poesia di Charlie Chaplin; la magìa tragica della madre di sua nonna morta nel 1919 di febbre “spagnola” («come mia madre cento anni dopo, solo che mia nonna aveva 10 anni e dovette fare da mamma ad altri 5 sorelle e fratelli, io ho quasi 50 anni»). Accettare senza minimizzare, un dolore sfiorato e accennato, delicatezza e canto che sublimano il cordoglio collettivo e personale: insomma una perla di narrazione semplice e canto vivo. Il finale forse “dispiace” sia perché si vorrebbe continuare ad ascoltare, sia perché il monologo è ancora grezzo. Dopo una decina di monologhi teatrali (portati in Francia, Belgio, Svizzera, Algeria e, ovviamente, Italia) Maddalena vuole tornare all’essenza: sempre di più. Ci sono passaggi di analisi della realtà che rimandano al libro collettivo Se canti non muori, uscito a maggio. Invece le canzoni presenti nel monologo – insieme ad altre 13, quasi tutte scritte tra gennaio e maggio – sono raccolte nell’album di imminente uscita che contiene un libro di testi con altre poesie: Santa Maria del cammino è il titolo, dedicato a sua madre Maria.

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