La morte di Cheikou Oumar Ly si poteva prevenire: istanza di costituzione di parte civile.

di Vito Totire (*)

 

Domani la giudice Rita Zaccariello deciderà se vi è motivo di archiviare la vicenda relativa alla morte di Cheikou Oumar Ly (nella questura di Bologna il 22 settembre 2017) o no.

Analoghi eventi tragici continuano a ripetersi, spesso nello scenario delle istituzioni totali. Per esempio il detenuto marocchino “suicida” nel carcere di Lecce il 3 febbraio. I morti ufficialmente suicidi in Italia – parliamo delle carceri – sono già 6 nei primi 35 giorni del 2018 (notizia data ieri da Radio carcere).

Abbiamo più volte detto la nostra opinione sul luttuoso evento di Bologna. Trovando ascolto al momento solo su www.labottegadelbarbieri.org (**) e sull’agenzia stampa Agorà. Nessuna lamentela da parte nostra su questo; prendiamo atto che le nostre motivazioni non sono state trovate, da molti, importanti. Cionondimeno la vicenda non è chiusa. A nostro avviso quell’evento tragico si poteva prevenire. Perché:

  1. Fonti istituzionali hanno sostenuto che non si intravedeva un rischio suicidario; dunque la sottrazione di cintura e lacci ha un mero significato rituale o peggio vessatorio?
  2. Le telecamere non funzionavano! Ma allora tutto si risolve aggiustandole il “giorno dopo” quasi si sia trattato di un banale guasto domestico riparato senza fretta dall’elettricista?
  3. Un sindacato di polizia ha reso noto che, dopo l’evento, si è giunti a un chiarimento sulla “linea di comando” (a chi fare appello nel corso di eventi critici) ma la chiarezza nella – e sulla – organizzazione è un prerequisito richiesto a tutte le organizzazioni lavorative e richiesto in maniera stringente, in particolare con il varo del decreto 81/2008; l’articolo 28 riguarda infatti la valutazione del distress lavorativo e una organizzazione in cui non vi sia chiarezza sul punto citato è fonte di grave distress per i lavoratori che vi appartengono; grave distress significa anche facilitazione dell’errore oltre che potenziale danno alla salute degli appartenenti a quella organizzazione.

Noi non vogliamo enfatizzare gli eventuali riscontri individuali penali di questa luttuosa vicenda. Saremmo paghi delle dimissioni del questore: questo sarebbe un atto dovuto per indicare che sulla prevenzione del suicidio si intende adottare un piano concreto ed efficace e che non ci si può accontentare delle riparazioni del “giorno dopo”.

Per tenere aperta questa prospettiva di chiarezza circa le “responsabilità organizzative” abbiamo dato mandato al nostro legale avvocato Guglielmo Giuliano di avanzare istanza di costituzione di parte civile. La prevenzione esige la massima attenzione – il “giorno prima” – a tutte le problematiche fisiche, sociali, psicologiche, culturali (con particolare attenzione agli immigrati e a tutti i soggetti vulnerabili) che possono influenzare negativamente eventuali condotte auto lesive. Quasi mai infatti queste sono l’effetto di “libera scelta” dell’individuo.

Bologna, 7.2.2018

(*) Vito Totire è responsabile del Centro per l’alternativa alla medicina ed alla psichiatria “Francesco Lorusso” di Bologna

(**) cfr Bologna: un suicidio? e articoli successivi.

LA VIGNETTA – scelta dalla “bottega” – è di MAURO BIANI.

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