La paura del fantasma

Schermata 2015-03-18 alle 11.53.04Un racconto di Riccardo Dal Ferro  

Farsi sorprendere a braghe calate non è l’idea del secolo.

Ma peggio di questo c’è il farsi sorprendere a braghe calate dal fantasma di tua moglie mentre Rita te lo sta lavorando alacremente. Questa è decisamente la peggior idea del secolo.

Guardate Carlo Vinti che inciampa e cade faccia sull’erba, mangia terra e il pisello ancora eretto gli si conficca nel fango umido di pioggia mattutina. Rita se la squaglia andando a zig zag, la bocca ancora impastata e affaticata, il cimitero tutt’intorno ulula e protesta per il mancato rispetto del riposo eterno. Ma come fai a chiamarlo riposo eterno se questi stronzi si svegliano e cercano di pigliarti per il colletto?

Carlo Vinti si rialza, ancora non è riuscito a tirare su i pantaloni, ad allacciarsi la cintura, quella maledetta trippa di birra e patatine avrebbe dovuto smaltirla come si era ripromesso, ma dopo che Maddalena era morta, dopo che il finto lutto lo aveva abbandonato, dopo che il lavoro aveva ricominciato a funzionare, aveva incontrato Rita e l’unico hobby era guardare la sua bella testolina andare su e giù mentre lui ingollava alcol e schifezze.

Quale uomo rifiuterebbe un paradiso come quello? Così cerca di giustificare l’ingiustificabile il povero Carlo Vinti, mentre incespica su una radice e cade rovinosamente su una lapide lì accanto. “Marta Costina, 1965 – 2010, tanto amata quanto rimpianta”, così recita l’epitaffio, Carlo pensa di essersi rotto la spalla contro quella grandissima puttana di roccia, no, non tu Marta, tu non sei una puttana, almeno credo.

“Come hai potuto, brutto bastardo?”

La voce di Maddalena giunge forte e chiara alle orecchie del povero diavolo. Eh no, che cazzo stai dicendo? Tu sei morta, morta ti ho detto! Che mondo è quello in cui una morta non se ne sta sottoterra? Me lo dite? Che cazzo di mondo è quello in cui uno non se lo può far succhiare in santa pace perché una defunta viene a rompere le palle? Eh? Me lo dite?

A qualche decina di metri di distanza la voce di Rita continua a cacciare urla isteriche, frasi disconnesse in cerca di una via d’uscita, ma il cimitero sembra essersi risvegliato, l’apocalisse è qui, tutti alzano il culo schiattato dalla tomba e cominciano a sgranchire l’ectoplasma.

“Sei un brutto fetente, ecco cosa sei!” sussurra il fantasma di Maddalena, mentre Carlo tenta di rialzarsi in piedi senza successo. Ricade pesantemente, il braccio è rotto per davvero, che cosa mi accadrà adesso? Devo passare al contrattacco!

“Tu non sei vera! Io sto sognando, ecco!”

“Non stai sognando, pensavo di sognare io quando ti ho visto portare quella troietta proprio sulla mia tomba! Sei impazzito?”

“Io… io sono vivo e i vivi fanno quello che gli pare, hai… hai capito?”

Rita viene sollevata da terra da forze misteriose, urla come un ossesso ma non c’è anima viva nell’arco di centinaia di metri, il comune ormai non ha più soldi per pagare un guardiano ed è proprio per quello che Carlo, sbronzo di birra e wishky, aveva detto a Rita: “Andiamo a scopare sulla tomba di mia moglie, sarà divertente!”

Divertente? Che idea del cazzo. Devo piantarla con la birra, dannazione, “anche perché la birra mi fa venire le allucinazioni, tipo te! Tu non esisti! Tu sei morta!”

Rita viene scagliata da una parte all’altra del cimitero, alcuni spiriti la stanno usando come un pallone da gioco: viene lanciata da un lato all’altro di quel luogo sinistro, lei ormai è svenuta dallo spavento, i fantasmi si divertono come pazzi a trattarla come una marionetta priva di vita. Guardate Rita che rotea nell’aria e viene abbrancata da forze invisibili, fino a pochi minuti fa stava perpetrando il pompino migliore della sua carriera e ora vola, Rita vola nella notte piena di spettri.

“A me stava pure bene vederti scopare quella sciacquetta in casa nostra, anche se forse hai superato troppo in fretta il lutto, ma portarla qui… QUI, mascalzone maledetto!” e lo spirito di Maddalena si scaglia verso Carlo Vinti attraversandolo da parte a parte, lui sente un freddo glaciale che gli rovescia gli intestini, gli stringe il cuore e i polmoni, gli riduce sensibilmente la capacità digestiva e respiratoria. Un conato di vomito sale ma viene fermato dall’esofago che si stringe, le corde vocali vibrano terribilmente, il pisello sembra ritirarsi fin dentro le budella tant’è lo spavento e il freddo che lo pervade.

“Che… che… che cosa… cosa hai fatto?”

“Assolutamente niente, io non faccio niente, io sono morta, non ti ricordi?” risponde lo spettro di Maddalena, mentre dietro di lei Rita volteggia incosciente nel cielo sopra il cimitero vuoto. Ci sono le stelle, c’è il silenzio, ci sono i fantasmi e poi c’è Carlo che si piscia addosso, almeno un po’ di calore tra quelle cosce raggrinzite dal gelo e dalla sconfitta.

Che idea del cazzo, portare la propria amante sulla tomba della moglie. Che idea del cazzo risorgere da fantasmi per far rimpiangere a tuo marito il fatto di avere delle gonadi. Carlo e Maddalena sono attraversati da medesimi pensieri, ma non lo sanno. Entrambi hanno paura, guardate la paura del vivo, fatta di sudore, tremiti e fiato corto, e guardate la paura del fantasma, fatta di niente, di pensiero, di trasparenza. Due paure così diverse, eppure così simili.

I fantasmi alle spalle (se quelle sono spalle) di Maddalena sbagliano mira e Rita cade rovinosamente sulle tombe, dalla ragguardevole altezza di quindici metri. Il suono di ossa spezzate e cranio fracassato non promette nulla di buono, gli schizzi di sangue che fanno capolino sul luogo di caduta promettono di peggio.

“Ragazzi, ma siete stupidi? L’avevamo detto: niente violenza!”

“Scusa, Maddalena…” rispondono alcune voci che però non sono voci, sono spettri. Ma tanto, cosa volete capirne voi?

La sirena della polizia giunge all’orecchio di Carlo, forse qualche incauto viandante ha sentito le urla di Rita e li ha chiamati, lui guarda d’istinto Maddalena: “Amore mio, lo sai quanto sei import…”

“Stai zitto, non credere che io ora ti aiuti a fuggire. Questo è quello che ti meriti. Addio, imbecille!” e scompare, insieme a tutti gli altri spettri.

Carlo Vinti fu condannato a quindici anni di carcere per l’omicidio di Rita Crocesi, con l’aggravante di crudeltà e violenza inaudita. Il cadavere era praticamente squartato e spezzato in più punti e fu ritrovato in un cimitero insieme al suo assassino, cosa che aveva fatto pensare a un rito satanico a sfondo sessuale (sperma dell’assassino era stato trovato nella bocca della vittima, forse inizialmente consenziente).

L’avvocato di Carlo Vinti si dimise dopo che il suo assistito aveva ripetuto alla corte che si trattava di una storia di fantasmi, era la vendetta di sua moglie, Maddalena Gelmo in Vinti, “1971 – 2014, nel ricordo del tuo amato Carlo, eternamente abbracciato a te”, così diceva il suo epitaffio.

Nella sua tomba, il dubbio di aver esagerato colse più volte lo spettro di Maddalena. Ma si sa, a nessun vivo importa nulla dei rimorsi di un fantasma.

 

Riccardo DAL FERRO

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