La regola d’oro

 diMaria G. Di Rienzo

Lo scorso 7 settembre 2012 una scuola femminile è stata fatta saltare in aria nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, Pakistan del nord. Due giorni più tardi, sempre nel nord, alla distanza di circa 160 chilometri, ne è stata bombardata un’altra. Nel 2011 i “militanti” islamisti (talebani) ne hanno fatte fuori 440, di scuole, in maggioranza femminili. Non è che siano dei maleducati: prima ti avvisano. Hanno iniziato a prendere di mira le scuole private, e quasi tutte hanno chiuso i battenti, poi sono passati a quelle statali e quando i responsabili hanno rifiutato di chiuderle le hanno ridotte in macerie. Anche quelle che sono ancora accessibili non hanno più studenti: voi mandereste a scuola le vostre figlie, se c’è un’alta possibilità che tornino a casa in un sacco nero? A volte i militanti si scocciano, sapete, e fanno saltare in aria gli edifici con le bambine ancora dentro (ottobre 2010). Dal nord del Pakistan, grazie a questi signori, stanno fuggendo migliaia di persone: le donne e le bambine, in particolare, stanno scappando disperate. Camminano per giorni interi e finiscono in campi profughi sovraffollati e mancanti di tutto, oppure si uniscono a famiglie di parenti lontani che già fanno la fame.

Prendete nota: queste bambine e queste donne, le bambine e le donne di tutto il mondo, sono la mia religione.

Oggi 17 settembre 2012, in Mali, i militanti islamisti Ansar Dine (“I difensori della fede”) hanno distrutto il masuoleo di Cheikh El-Kebir, un santo sufi (quindi musulmano) venerato anche in Algeria, Mauritania e Niger. Due mesi fa avevano vandalizzato altre due tombe nell’antica moschea di Djingareyber a Timbuktu e fatto a pezzi la porta sacra della moschea Sidi Yahya (15° secolo). Costoro hanno dichiarato che tutto quel che non gli garba, eredità culturali del loro Paese comprese, è “haram”, proibito.

Prendete ulteriormente nota: questi monumenti, come i loro simili sull’intero pianeta, fanno parte della mia religione.

Ora, che la mia religione sia minoritaria o addirittura sconosciuta non fa nessuna differenza. Nessuno dovrebbe permettersi di insultarla in questo modo, e addirittura versando del sangue, non credete? Altro che film e vignette, cari militanti. Dunque, quali ambasciate devo andare ad assaltare, io? Quelle del Qatar e dell’Arabia Saudita, che con i soldi del loro stramaledetto petrolio stanno finanziando questi e altri gruppi di fanatici idioti? Fucili, munizioni ed esplosivi non ve li tirano dietro come buoni sconto quando fate la spesa, costano. Che dite, vado ad assalire direttamente le ambasciate del Pakistan e del Mali per la vergognosa ignavia dei loro governi? Forse posso limitarmi a dare di stomaco mentre sento i soliti noti ripetere: «è vero, hanno ucciso, però bisogna capire, è la loro religione, tradizione, cultura… e poi, cavolo, quello che hanno fatto fuori era un bastardo imperialista americano, gli sta bene».

Allora, come la mettiamo con la mia religione, le mie tradizioni e la mia cultura? Su quelle si può tirare frammenti di tombe violate e cadaveri di bambine come se niente fosse? Ah, dite che è perché non le conoscete? Ecco qua: la mia religione è la vita, le mie tradizioni sono il femminismo e la nonviolenza, la mia cultura sono i diritti umani. Però non sono sorda alle altre fedi; da ciascuna di loro, guarda un po’, ho tirato fuori la stessa regola d’oro:

«La natura umana è buona solo quando non fa a nessun altro ciò che non è buono per sé». Zoroastrismo, Dadistan-i-Dinik.

«Ciò che è odioso a te, non farlo a un altro essere umano. Questa è l’intera legge, tutto il resto sono commentari». Ebraismo, il Talmud.

«Nessuno di voi è un credente sino a che non desidera per il proprio fratello ciò che desidera per sé». Islam, gli Hadith.

«Questa è la somma del dovere: non fare agli altri ciò che fatto a te ti causerebbe dolore». Induismo, il Mahabharata.

«Tutte le cose che vorresti gli altri uomini facessero a te, falle ugualmente a loro: perché ciò dicono la legge e i profeti». Cristianesimo, il Vangelo di Matteo.

«Non ferire gli altri con quel che darebbe dolore a te». Buddismo, Udana-Varqa.

BREVE NOTA

Gli articoli di Maria G. Di Rienzo sono ripresi – come le sue suoi traduzioni – dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/. Il suo ultimo libro è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”: una mia recensione è qui alla data 2 luglio 2011. (db)

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *