La salute va in fumo (“elettronico” e riscaldato…)

E dalle istituzioni italiane arrivano – al solito – messaggi schizofrenogeni

di Vito Totire (*)

I fatti di cronaca scoprono l’acqua calda. Ma ci arrivano sprecando molta energia: certe sigarette elettroniche sono mortali perchè sono tutte nocive o per ragioni fisiche o per ragioni psicosociali.

Noi una alternativa l’abbiamo sempre indicata: invece che svapare al posto di fumare … né l’uno né l’altro. Per chi è rimasto alla fase orale e ha bisogno di succhiare dobbiamo garantire un supporto terapeutico nei LEA che sia privo di effetti collaterali. Sempre meglio farcela in solitudine…

Sospettosi non per natura ma per esperienza (euristica delle disponibilità) avevamo intuito che le sigarette elettroniche fossero una pataccata: come quella del tabacco che non brucia… ma viene scaldato.

Cosa è successo allora? Com’era prevedibile:

1 – decessi (sinora nove) attribuiti negli USA alle sigarette elettroniche

2 – casi di malattia censiti (per adesso circa 550) , sempre negli USA

3 – le sigarette elettroniche non sostituiscono solo il fumo tradizionale ma si comincia a svapare, anche in “tenera età” !

In questo contesto le multinazionali fanno profitti prima sulle sigarette e poi – o contemporaneamente – sui presunti rimedi (la storia si ripete, spesso gli inquinatori hanno tratto profitto dagli interventi di bonifica!). Chi non intende fumare né svapare percepisce di non essere garantito neppure nelle strutture sanitarie e nei luoghi di lavoro.

Vediamo cosa succede nella Ausl e nel territorio di Bologna (ma a livello nazionale la situazione non è migliore):

  • Ospedale Maggiore: vietato fumare, in più “si chiede” di non svapare per rispetto del principio di precauzione; si chiede ma non si sa se la richiesta venga accolta
  • Ospedale Loiano: vietato fumare e per svapare non si chiede niente… vorremmo capire: ospedali della stessa Ausl, cartelli diversi?
  • Ospedale Bellaria: vietato fumare, per svapare: nessun messaggio (oppure è bn celato in qualche padiglione)
  • Carcere della Dozza: si può fumare e svapare…
  • Bar, luoghi frequentati dal pubblico: non svapare? mai sentito!

Ci pare che:

  1. I cartelli del Maggiore sono precedenti alle notizie provenienti dagli USA; non è più tempo di chiedere di non svapare ma bisogna vietare di svapare essendo già superato il principio di precauzione; nel senso che certamente le varie tipologie di sigarette elettroniche hanno al loro interno una gamma di prodotti molto variegati e non equiparabili tra loro ma chi dovesse essere esposto non deve essere messo nelle condizioni di “chiedere” al vicino di smettere né deve essere preso dal dubbio “questa sigaretta che funziona nel raggio delle mie narici sarà innocua, irritante o cancerogena” ?
  2. Tutti i cartelli delle strutture sanitarie pubbliche e private devono essere equiparati con il comun denominatore: divieto per fumo tradizionale ed elettronico (non “chiedendo” di astenersi ma vietando l’uso);
  3. In carcere: ci dicano cosa succede la direzione e la magistratura di sorveglianza o le persone detenute. A noi pare che succeda il peggio del peggio;
  4. Nei luoghi frequentati dal pubblico, da adulti non consenzienti, da bambini e in tutti i luoghi di lavoro STOP sia alla sigaretta elettronica che al tabacco riscaldato.

Anche questa volta dobbiamo aspettare un secolo, come sull‘amianto, per cominciare a ragionare?

Le istituzioni – che talvolta si spacciano per “nonni adottivi” di Greta – hanno qualcosa da dire?

Quelli che si sono genuflessi al tabacco che non brucia adesso meditano di pentirsi?

Oppure il fumo non scotta?

Si aspetta che si pronunci Greta Thunberg?

(*) Vito Totire è medico-psichiatria

 

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