La strega contro le guerre: 9 giugno 1843, una «scor-data»

… quando Bertha filava la pace: è sulle monete europee ma pochi sanno chi era 

di Giancarla Codrignani (*)

Bertha-moneta

«La cosa più stupefacente, a me sembra, è che gli uomini si possano mettere da soli, volontariamente, in uno stato simile; che gli uomini che hanno visto cose estreme non cadano in ginocchio prestando il giuramento più appassionato di fare la guerra alla guerra e, se sono re o principi, non gettino via la loro spada; se invece non hanno il potere, non consacrino almeno la loro attività di parola, di penna, di pensiero, d’insegnamento e di azione a uno scopo: abbasso le armi!».

Nel 1905 il premio Nobel per la pace fu assegnato a una donna, la cui memoria oggi è scarsamente onorata anche se circola una moneta da 2 euro con la sua immagine. Bertha Sophia Felicita dei conti Kinsky von Chinic und Tettau (9 giugno 1843 – 21 giugno 1914) a causa delle mutate condizioni familiari, si rese indipendente impiegandosi come istitutrice e segretaria; incontrò e sposò, nonostante l’opposizione della famiglia di lui, il barone von Suttner e diede inizio a una vita di studi e iniziative per un mondo senza guerre.

Dopo la guerra di Crimea (Henry Dunant ne aveva denunciato le orribili stragi) era stata fondata la International Arbitration and Peace Association – per la soluzione diplomatica dei conflitti – e ovunque in Europa si formavano associazioni pacifiste. Bertha, ormai protagonista nell’impegno contro le guerre, nel 1889 pubblicò «Das Maschinenzeitalter» (“L’epoca delle macchine”) in cui criticava il nazionalismo e la produzione bellica e, nello stesso anno, «Die Waffen nieder» (“Abbasso le armi”) vibrante condanna di ogni guerra che, per lo scalpore suscitato, fu subito tradotta in molte lingue. Tolstoi commentò: «La pubblicazione del vostro libro è per me un buon segno. Il libro La capanna dello zio Tom ha contribuito all’abolizione della schiavitù. Dio faccia sì che il vostro libro serva allo stesso scopo per l’abolizione della guerra». Un auspicio rinviato sine die.

Per le lacune della formazione storica europea, ignoriamo l’importanza che ebbe fra il XIX e il XX secolo il movimento pacifista come il rispetto in cui furono tenuti gli appelli che i leader delle grandi manifestazioni e dei congressi in nome della pace inviavano ai sovrani europei. C’era infatti nel pacifismo del tempo una forte tensione utopistica ma anche un acceso sostegno alla sua traduzione in termini di costruzioni democratiche e giuridiche: a questa scuola di pensiero appartenne sempre la storia di Bertha.

L’establishment, che non voleva cogliere il segno di morte che viene dalle sfide militari, contestava il pacifismo degli “inetti” e dei “traditori”; altrettanto ovviamente irrideva la presenza delle donne avverse al sistema militare. Bertha, definita dalla stampa maschilista dell’epoca «la strega della pace» e immortalata in atroci vignette satiriche, si impegnò senza risparmio: «le donne non staranno zitte. Noi scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la società e loro stesse». Fu la prima donna che prese la parola in Campidoglio, nel lontanissimo 1891, in occasione della terzo Congresso mondiale e il suo intervento indusse al rispetto ogni ironia maschile.

Dopo la pubblicazione di «Abbasso le armi» e la ripresa di contatti con Alfred Nobel, di cui era stata per un breve periodo segretaria, fondò la Società Pacifista austriaca, di cui rimase presidente a vita, per coordinare iniziative che dessero alla società del suo Paese il senso di una politica alternativa ai princìpi della potenza e della belligeranza. Intanto Arthur von Suttner, l’amato marito con cui condivideva vita e passioni, istituiva l’Associazione per il rifiuto dell’antisemitismo. Bertha, divenuta in qualche modo l’ambasciatrice permanente del movimento pacifista in Europa, collaborò alla formazione di altre Società pacifiste, da quella nazionale tedesca a quella locale di Venezia.

Si impegnò poi – e seguirà i lavori come inviata della «Neue freie Presse» – nell’organizzazione della Conferenza dell’Aia del 1899, voluta dallo zar, in cui i governi europei si impegnavano a porre le basi per quella «Corte permanente di arbitrato» che cercherà di propagandare e sostenere anche all’estero. Nel 1902 morì Arthur ma il lutto non allentò la tensione morale di Bertha. Nel 1904 partecipò al Congresso mondiale per la pace di Boston e, ricevuta anche dal presidente Theodoro Roosvelt, compì un ampio giro di conferenze negli Stati Uniti.

Un così grande impegno fu coronato nel 1905 dall’attribuzione del premio Nobel per la Pace. La situazione in Europa era sempre più complessa e la baronessa da un lato seguiva le questioni continentali cercando le vie delle intese fra Paesi potenzialmente rivali (contribuì, per esempio, alla creazione del Comitato di Fratellanza anglo-tedesco) dall’altro percepiva – e denunciava – l’aggravarsi delle tensioni internazionali a causa dei Paesi con cui si erano stabilite importanti relazioni commerciali e che, come la Cina, erano sostanzialmente militaristi; conseguentemente enfatizzava il pericolo dell’avanzamento tecnologico nella produzione bellica e, in particolare, le ricadute produttive sull’aeronautica destinate a essere particolarmente pericolose. Sferzò nel 1912 con dure critiche l’Italia per la conquista della Libia. Partecipò (1907) a una nuova Conferenza per la pace dell’Aia promossa, su suo suggerimento, dal presidente degli Stati Uniti, e vide finalmente istituita la Corte permanente di arbitrato.

Ma Bertha sentiva il pericolo di una guerra che contagiava il mondo (nel 1912 uscì la sua lucida analisi critica: «L’imbarbarimento dell’aria») e si impegnò perfino a sostenere appassionatamente la necessità dell’unione europea come unico rimedio a salvaguardia della pace. Nel maggio 1914 stava organizzando l’ultimo dei Congressi mondiali per la pace, da tenersi a Vienna ma, già da tempo ammalata, morì il 21 giugno, la settimana prima dell’attentato di Sarajevo che innescò la prima guerra mondiale. Non la vedrà dunque, ma l’aveva presentita prima e meglio di sovrani, statisti e militari: avrebbe voluto in ogni modo che si mettessero in atto le politiche per prevenirla ma così non fu.

(*) Come sa chi frequenta il blog/bottega per due anni ogni giorno – dall’11 gennaio 2013 all’11 gennaio 2015 – la piccola redazione ha offerto (salvo un paio di volte per contrattempi quasi catastrofici) una «scor-data» che in alcune occasioni raddoppiava o triplicava: appariva dopo la mezzanotte, postata con 24 ore di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; ma qualche volta i temi erano più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi.
Tanti i temi. Molte le firme (non abbastanza probabilmente per un simile impegno quotidiano). Assai diversi gli stili e le scelte; a volte post brevi e magari solo una citazione, una foto, un disegno… Ovviamente non sempre siamo stati soddisfatti a pieno del nostro lavoro. Se non si vuole copiare Wikipedia – e noi lo abbiamo evitato 99 volte su 100 – c’è un lavoro (duro pur se piacevole) da fare e talora ci sono mancate le competenze, le fantasie o le ore necessarie.

Abbiamo deciso – dall’11 gennaio 2015 che coincide con altri cambiamenti del blog, ora “bottega” – di prenderci un anno sabbatico, insomma un poco di riposo, per le «scor-date». Se però qualche “stakanovista” (fra noi o all’esterno) sentirà il bisogno di proporre una nuova «scor-data» ovviamente troverà posto – come oggi – in blog; la redazione però non le programmerà.

Nell’anno di intervallo magari cercheremo di realizzare il primo libro (sia e-book che cartaceo?) delle nostre «scor-date», un progetto al quale abbiamo lavorato fra parecchie difficoltà che per ora non siamo riusciti a superare. Ma su questa impresa vi aggiorneremo.

Però…

(c’è quasi sempre un però)

visto il “buco” e viste le proteste (la più bella: «e io che faccio a mezzanotte e dintorni?» simpaticamente firmata Thelonius Monk) abbiamo deciso di offrire comunque un piccolo servizio, cioè di linkare le due – o più – «scor-date» del giorno, già apparse in blog.

Speriamo siano di gradimento a chi passa di qui: buone letture o riletture

La redazione (in ordine alfabetico): Alessandro, Alexik, Andrea, Barbara, Clelia, Daniela, Daniele, David, Donata, Energu, Fabio 1 e Fabio 2, Fabrizio, Francesco, Franco, Gianluca, Giorgio, Giulia, Ignazio, Karim, Luca, Marco, Mariuccia, Massimo, Mauro Antonio, Pabuda, Remo, “Rom Vunner”, Santa, Valentina e ora anche Riccardo e Pietro.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *