La vita è un ipermercato

di Enrico Euli (*)

Il mercato spacciato per cultura

C’è una pubblicità in giro in cui una donna prova a dormire, ma non ci riesce perché non può fare a meno di sognare un’auto. Quindi si arrende, si alza, fa la doccia, fa colazione molto presto, e corre in macchina per le strade, tutta felice. Ognuno ha i suoi miti e i suoi motivi per non dormire. Io continuo a preferire i sogni erotici.

C’è una pubblicità in giro in cui un ragazzo con la faccia da idiota fa l’idiota seguendo con lo sguardo solo il suo smartphone, mentre cammina, saltella per strada, entra ed esce da luoghi e furgoni, guida una banda, incontra la fidanzata, si maschera da gattino cosplay. Tutte queste cose le fa guardando il visore, camminando alla cieca, senza mai perderlo di vista. Lo spot si conclude con “the future you want“. Ma chi cazzo lo vuole un futuro così? Purtroppo, per tanti giovani, ragazzi e anche bambini è già il presente. E anche molti adulti e vecchietti si sono messi in pari. Nell’idiozia dilagante.

C’è una pubblicità in giro in cui la voce narrante dice: c’è stato un tempo in cui amavamo le cose, volevamo averle, accumularle. Vivevamo per possedere cose, amavano solo le cose. Ora non è più così…. Ed a questo punto appare un’auto, e la voce dice: ora vogliamo solo l’auto x e y… Decrescita sì, insomma, ma sull’Audi ( o chi per essa) non si può. L’auto non è una cosa, è la vita stessa, è il desiderio stesso, insomma…

C’è una pubblicità in giro in cui dei frutti vengono lavati e ripuliti, messi e fatti rotolare passivamente su rulli e poi in catene di confezionamento e ficcati infine dentro un barattolo, igienicamente perfetto. La voce ne parla come se si trattasse di un processo formativo: è importante che vengano curati, educati, assistiti, portati ad essere quel per cui hanno la vocazione, etc etc.. Da brivido.

Che dire?

Questi spot mi sono venuti in mente mentre partecipavo alle Giornate per l’orientamento dell’Università, rivolte a ultime classi liceali di tutta l’isola. Un ipermercato della merce “conoscenza”, il primo avvio del titolificio per migliaia di studenti ignari e ancora più dispersi e disorientati, in un mare di offerte in concorrenza e in vendita, pure operazioni di immagine e di marketing. Uno spot della Conad. Bolgia orrorosa, mordi e fuggi, paghi due e prendi tre, che non ha nulla di educativo, ma che purtroppo contribuisce a formare i ragazzi all’unica ideologia collettiva, quella del mercato spacciata per cultura. L’omologazione e l’accelerazione insensata più bieche. Possibile che sia l’unica forma di relazione? Sì, purtroppo sì.

(*) tratto da Comune-info

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