L’Africa paga la nostra aria pulita

di Riccardo Barlaam (*)

Coltan, Congo, bambini, sangue e altre cose che è meglio non sapere … se vi piace l’Occidente

Nel mondo ricco i governi impongono limiti nelle emissioni delle automobili. Ora si punta su auto elettriche e ibride. Nel mondo povero è partita la nuova corsa dell’oro, legata alla conquista dei minerali per alimentare le nuove batterie e i componenti delle auto elettriche del futuro. Le società minerarie, piccole e grandi, fanno a gara per aggiudicarsi nuove licenze di esplorazione.

L’Africa, il continente più povero, è quello più ricco di materie prime. Dal Niger alla Costa d’Avorio, dall’Rd Congo alla Tanzania la domanda di metalli per lo sviluppo delle “tecnologie pulite” ha aperto nuove frontiere all’industria mineraria. A caccia di coltan, cobalto, grafite, litio, neodimio, niobio, terre rare. I prezzi delle materie prime sono alle stelle. Le società minerarie aumentano i loro ricavi e la loro capitalizzazione di Borsa. Centinaia di migliaia di persone in Africa lavorano nelle miniere, compresi i bambini, in condizioni di lavoro durissime e spesso pericolose. A centinaia di metri nel sottosuolo con dispositivi di sicurezza minimi, spesso solo con le mani, con mazze e picconi, senza ausili tecnologici. Morti e incidenti gravi sono la norma.

Come ha raccontato un reporter del Washington Post in un reportage da una miniera in Congo dove si estrae cobalto. Un minerale essenziale nelle nuove batterie ricaricabili agli ioni di litio che alimentano le auto elettriche di nuova generazione, ma anche i nostri smartphone, i tablet e i computer che usiamo tutti i giorni. L’attività mineraria inquina l’ambiente ed espone le comunità locali a livelli di esposizione a metalli tossici mai visti prima, che inquinano i terreni e le falde acquifere. In Africa aumentano le neoplasie, malattia quasi sconosciuta fino a qualche anno fa.

L’aria pulita dell’Occidente ha così un prezzo salato per l’Africa. Almeno fino a quando le grandi corporation non renderanno chiara la provenienza delle materie prime che alimentano le proprie batterie. Non sarà facile. Apple ha fatto sapere di aver aumentato i controlli sulla provenienza del cobalto che alimenta le pile dei suoi iPhone. Lg, uno dei principali produttori di batterie, ha bloccato l’import di cobalto dal Congo. Ma la corsa dell’oro non si ferma. E sarà difficile normarla.

BOX – Coltan
È una sabbia nera preziosa quanto un diamante. Il nome nasce dall’unione delle parole colombite e tantalite, da cui si estrae il tantalio, metallo raro. Malleabile, resistente agli acidi, ottimo conduttore di energia elettrica, permette di aumentare la potenza di condensatori, chip, microbatterie diminuendone allo stesso tempo il consumo di energia. Usato nell’industria della telefonia mobile, nella componentistica dei computer e in quella degli aerei. Oltre il 60% del coltan utilizzato su scala mondiale proviene dall’Rd Congo.

(*) il testo è ripreso (con foto e box) dal blog di “Nigrizia”. Da anni in “bottega” scriviamo – ma è sempre poco – del Congo rapinato, del Coltan insanguinato da decenni di guerre, di chi cerca una strada per fermare questo massacro nel “cuore di tenebra”.

 

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