Lakhous, Mankell, Mattei, Morchio, Pistone, Pynchon e Quarta

recensioni non solo giallo-noir di Valerio Calzolaio (*)

Ugo Mattei, Alessandra Quarta

«L’acqua e il suo diritto»

Ediesse

pagg 138, 12 euro

Italia, 2011-2014. Tredici giugno di tre anni fa, il referendum “Acqua bene comune” mostra che la maggioranza degli italiani ha l’H2O proprio a cuore e la stragrande maggioranza intende abrogare la normativa in vigore. Passa il tempo e non cambia niente, anzi le maggioranze che governano il Parlamento e perlopiù regioni o comuni agiscono per ripristinare la normativa abrogata, privatizzando ancora quello e altri servizi pubblici. I due giuristi Ugo Mattei e Alessandra Quarta spiegano l’evoluzione storica della disciplina in materia nell’ultimo secolo con l’agile volumetto «L’acqua e il suo diritto». Parziali i riferimenti internazionali e le connessioni ecologiste, comunque utile.

 

New York. Primavera – autunno 2001. Maxine Tarnow è titolare dell’agenzia di indagini anti frodi (fiscali) “Visti e Presi”. Upper West Side, graziosa e concreta, semplice e vitale, origini ebraiche, genitori movimentisti pop dei Sessanta, separata (senza alimenti) da Horst Loeffler (ufficio al World Trade Center), ha due figli (Ziggy e Otis) ancora piccoli a scuola. S’imbatte in vari delitti, le ruota intorno una ridda bulimica di personaggi paranoici ed eventi noir alla vigilia del crollo delle Twin Towers: violenze di sottoboschi criminali (spacciatori, nazisti, mafiosi), hackeraggi informatici, bolle speculative, spionaggio, terrorismo e complotti. E’ uscito in Italia il nuovo di Thomas Pynchon «La cresta dell’onda» (Einaudi 2014, pagg. 568 euro 21; originale «Bleeding Edge» 2013, traduzione di Massimo Bocchiola) in terza fissa al presente (spesso). Tutti ne parlano. L’autore è il più vocato all’affascinante invisibilità biografica, niente foto né offerte al vasto pubblico: 76-77 anni, formazione scientifica (visibile), lessico specialistico (tortuoso), insignito (per i precedenti) dei maggiori premi letterari. Molto buon vino (anche italiano).

 

Genova (quartiere del Carmine). Giugno-luglio 2013. La pallottola aveva fratturato due vertebre cervicali, il casco della Vespa assorbito un poco il colpo, ma il duro alto Bacci Pagano è stato in coma e gli è rimasta una lesione alla colonna spinale; ora un presidio ortopedico gli blocca testa (rasata) e collo, si dovrà operare negli Usa a settembre con molti rischi prima e durante. Lo assistono con affetto la figlia Aglaja e la colf Zainab, gli ruotano intorno cari amici e amiche di sempre, ex e non ex. Il neo senatore e vecchio compagno Almansi chiama l’affermato scrittore di gialli Gian Claudio Vasco: in vista di un libro a quattro mani dovrebbe incontrarlo, fargli raccontare cosa sa e aiutare tutti a capire chi lo ha quasi ucciso. I colloqui vengono registrati e poi Vasco ci lavora sopra: Bacci affronta i nodi irrisolti della sua vita (affetti e amori), soprattutto ciò che teme di non poter più risolvere per mancanza di tempo (morte). Che bravo lo psicoterapeuta Bruno Morchio all’ottavo romanzo della serie («Un conto aperto con la morte», Garzanti 2014, pagg. 204 euro 16,40). Fa parlare in prima uno scrittore e non più il suo personaggio, chiacchiera con se stesso con auto-coscienza da pseudonimo, ripercorre e rilegge tutte le avventure precedenti e alcuni dettagli autobiografici, gioca a vari livelli fra plurali finzioni specchi realtà verità, mescola tradizione gialla e innovazione di ambigui generi, moltiplica l’attesa per il seguito visto che alla fine il volume di Vasco esce. Non tutto è rifinito, ma la spericolata epopea di Bacci ha il suo culmine (anche introspettivo) ai confini del genere noir, sempre con omaggi a Montale-Izzo e Carvahlo-Vazquez Montalban. Probabilmente tornerà a indagare presto. Ovviamente Mozart, con testaroli al pesto e vino Nobile di Montepulciano.

 

San Salvario, Torino, Primavera 2010. Il giornalista 41enne Enzo Laganà ormai da 6 anni ha un bel rapporto con la bella bionda finlandese Tania, mite e salutista rappresentante della Nokia in Europa. Programmano una vacanza in montagna ma esplode un fattaccio delicato: la denuncia di stupro della 15enne Virginia verso due rom. Varie roulotte del campo vicino al parco del Valentino vengono date alla fiamme; la strana zingara Drabarimos riesce a salvare il figlio dell’amica Medina; lei è in realtà l’ex bancaria Patrizia Pascali, che ha inscenato un suicidio per ricominciare a vivere. Senza conoscersi, lei ed Enzo si danno da fare per sconfiggere i pregiudizi e scoperchiare la verità. Nuova discreta prova (in italiano) per lo scrittore di origini algerine Amara Lakhous («La zingarata della verginella di via Ormea», e/o, pagg. 158 euro 16), in doppia prima sui protagonisti. La trama è nota, lo stile a tratti didascalico, piacciono garbo e acume, soprattutto per come ben mostra tante regole distorte nell’informazione e nell’immaginario collettivo. Segnalo Nietzsche, arrabbiato non perché c’è chi gli mente, ma perché non gli crederà più.

 

Federico Pistone

«Inter. La leggenda»

Sperling & Kupfer

pagg 320, euro 16,90

Milano. 1908-2014. Il giornalista sportivo (e allenatore) Federico Pistone racconta attraverso cinque lunghi capitoli non cronologici, come in un romanzo, la storia dell’«Inter. La leggenda», iniziata il 9 marzo 1908 grazie a un gruppo di milanisti pentiti, capaci di vincere il primo scudetto già nel 1910. Ora siamo a 18 (e ci sono state lunghe attese) oltre a 3 Coppe dei Campioni (ovvero Champions League), 3 Uefa, 2 intercontinentali, 1 del Mondo per club, 7 Italia, 5 Supercoppe italiane, unica squadra ad aver sempre giocato nella massima serie. Ormai da un anno ci sta pensando Tohir!

 

Henning Mankell

«L’occhio del leopardo»

traduzione di Giorgio Puleo

Marsilio

334 pagg, 18 euro

Nord della Svezia e Zambia. 1944-1988. Nel 1969 il 25enne Hans Olofson si trasferisce in Africa, imposta una bella fattoria. Scopre un continente tutto diverso, ecosistemi e comunità. Vive tensioni e minacce, fascino e pericolo, pensieri e avventure, destino e speranza. Dopo quasi 19 anni decide di tornare in patria. Il grande Henning Mankell pubblicò «L’occhio del leopardo» nel 1990, in Italia esce meritoriamente ora. Per decenni l’autore è vissuto fra Svezia e Mozambico, circa metà e metà di ogni anno, acquisendo una conoscenza profonda di ambienti e culture. Il libro è scritto magnificamente, in terza e prima al presente che si sovrappongono, nei ricordi e nelle descrizioni.

(*) Le recensioni di Valerio Calzolaio escono in prima battuta sul settimanale «Il salvagente».

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