Lampedusa e dintorni

ovvero è emergenza o solo fumo negli occhi?

di Maria Rosaria Baldin

Da circa una settimana assistiamo, sempre più esterrefatti, increduli e indignati, alla disperata situazione di Lampedusa. Situazione prevista con largo anticipo proprio dal ministro dell’interno Roberto Maroni che, non molto tempo fa, aveva parlato, esagerando in modo incredibile, di “Rischio di esodo biblico da parte di un milione e mezzo di persone”. Purtroppo però il ministro non ha fatto nulla in attesa degli arrivi, e così ora la situazione di Lampedusa è la vergogna che giornali e televisione ci mostrano ogni giorno.

I migranti che arrivano sono classificati come “clandestini” sia dai pubblici amministratori, sia dai media (che dimostrano una volta di più di non conoscere la “Carta di Roma”).

Chi arriva a Lampedusa generalmente fugge da guerre o situazioni di grave conflitto; molti, potenzialmente, hanno diritto all’asilo politico, e dovrebbero poter accedere alla procedura relativa. E’ importante anche ricordare che chi chiede l’asilo politico taglia i ponti con il proprio paese e non potrà più tornarci.

In Italia le principali leggi che hanno recepito le direttive europee sull’asilo (2003/9/CE, 2004/83/CE e 2005/85/CE), sono il Decreto Legislativo n. 140/2005, n. 251/2007 e il n. 25/2008. Le direttive distinguono tra tre diverse tipologie:

– il rifugiato politico, cioè chiunque, nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trovi fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non possa o, per tale timore, non voglia domandare la protezione di detto Stato (queste persone devono poter dimostrare di aver subito persecuzioni a livello personale);

– chi ha diritto alla protezione sussidiaria, cioè lo status che puo’ essere riconosciuto allo straniero o apolide privo dei requisiti per il riconoscimento dello status di rifugiato, rispetto al quale sussistano fondati motivi per ritenere che in caso di ritorno nel Paese d’origine correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno, e che, a causa di questo rischio, non possa o non voglia avvalersi della protezione di tale paese;

– chi non rientra nei due casi precedenti, che può ottenere il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, come previsto dalla legge.

C’è poi un’ulteriore possibilità, proposta dall’Asgi (Associazione Studi Giuridici Immigrazione), che permetterebbe di risolvere il problema: si tratterebbe di dotare tutti i migranti che arrivano a Lampedusa, di un permesso di soggiorno per protezione temporanea, regolamentato dall’art. 20 della legge sull’immigrazione n. 286/98 che prevede appunto, di gestire situazioni di afflussi massicci di persone che fuggono da una situazione di grave instabilità che si è prodotta in un paese terzo rispetto alla UE e “il cui rimpatrio in condizioni stabili e sicure risulta momentaneamente impossibile in dipendenza della situazione nel Paese stesso” (direttiva 2001/85/CE art. 2 lettera a) attuata in Italia col decreto legislativo n. 85/2003). Sarebbe una soluzione semplice, legale e provvisoria, ma che permetterebbe di accogliere le persone in modo civile, dando loro uno status legale e, magari, anche la possibilità di sposarsi all’interno dell’Unione Europea.

E’ interessante notare come l’Italia sia al 14° posto quanto a presenza di rifugiati politici e richiedenti asilo sui 44 paesi più industrializzati.

Secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (UNHCR), nel 2008 l’Italia, su 30.324 domande presentate, ne ha accolte soltanto 10019. Nel 2010, a causa degli accordi con i paesi del Maghreb (Libia, Tunisia, Algeria), che prevedevano i pattugliamenti congiunti delle coste e i respingimenti/deportazioni, le domande (accolte solo in minima parte) sono crollate a 8.200. Attualmente i rifugiati in Italia sono 47000. La situazione negli altri paesi europei è molto diversa: in Germania ce ne sono 580000, nel Regno Unito 290000, nei Paesi Bassi 80000, in Francia 160000. In Danimarca, Paesi Bassi e Svezia ci sono tra i 4,2 e gli 8,5 rifugiati ogni 1.000 abitanti, in Germania oltre 7, nel Regno Unito quasi 5, mentre in Italia appena 0,7, ovvero 1 ogni 1.500 abitanti. Sempre nel 2010 Francia e Germania hanno accolto rispettivamente 51.000 e 48.490 domande di asilo.

Anche la proporzione tra migranti e residenti è molto inferiore in Italia rispetto agli altri paesi UE e non solo. In Svizzera, per esempio, nel 2008 gli stranieri rappresentavano il 21,7% della popolazione (facendo le debite proporzioni è come se in Italia, anziché 4500000 di migranti ce ne fossero 14000000). Senza contare che in paesi come Francia e Gran Bretagna c’è la cittadinanza di suolo: se dovessimo applicare la stessa legge agli stranieri in Italia, ne avremmo soltanto 2 milioni perchè tutti gli altri sarebbero cittadini italiani per nascita.

E noi non riusciamo ad accogliere e sistemare qualche migliaio di persone arrivate a Lampedusa?

Maria Rosaria Baldin, labottegadellestorie@gmail.com, www.liberamigrante.blogspot.com

Maria Rosaria Baldin
Sono nata a Sandrigo, paese in provincia di Vicenza dove vivo.
 Nonostante un diploma di contabilità, mi sono sempre interessata più alla letteratura che alla matematica. 
Seguo da sempre le tematiche ambientali, le problematiche legate agli squilibri nord-sud del mondo, al consumo critico e consapevole, alla difesa dei diritti dei più deboli e alla costruzione della pace. Per quindici anni ho lavorato negli sportelli immigrazione della provincia di Vicenza. Nel 2009 la casa editrice La Meridiana ha raccolto la mia esperienza nel libro “Avanti il prossimo”. Dal 2009 gestisco il blog La Bottega delle Storie; inoltre collaboro con riviste e siti online. Organizzo percorsi di scrittura autobiografica e di raccolta di storie di vita. Mi sento in continua ricerca e penso che la spirale, con il suo percorso circolare aperto, lo rappresenti molto bene.

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