L’armadio ripulito di Angel

di Angel Haze

tratto da: «Cleaning Out My Closet» (“Facendo piazza pulita nel mio armadio”) traduzione di Maria G. Di Rienzo. Il testo è molto esplicito nella descrizione di violenze sessuali. Se pensate possa disturbarvi, non leggete oltre.

«Ora, questo potrebbe diventare un po’ personale, o persino molto. Si consiglia la supervisione dei genitori.

Quando avevo dieci anni, merda, credevo di poter volare. Sbattevo le braccia e tentavo di incontrarmi con il cielo.

E nella mia mente mi figuravo di parlare con dio e poi di tagliargli il fottuto pugno e di picchiarlo con il mio.

Ma questa è solo una porzione della guerra nella mia testa, perciò intendo portare quegli stronzi indietro, attraverso il vortice del tempo.

Guardatemi a sette anni ai piedi delle scale. Vi giuro solennemente che questa è la verità, non c’è niente di inventato.

Vedete ero piccola, una marmocchia, e lui non era il primo a provarci ma l’ha fatto e ci è riuscito.

Mi ha portata in cantina e dopo aver spento le luci lo ha tirato fuori e mi ha sodomizzata, ha forzato il suo affare nelle mie viscere.

Vedete, era strano, perché mi sembrò di perdere il senno. E poi accadde di nuovo, e di nuovo, come se dovesse accadere milioni di volte.

E giuro di averlo voluto dire, ma sapevo che non mi avrebbero creduto.

Ma questo è niente, perché lui disse a un amico quel che faceva e ci si misero insieme, io diventai un buffet per due.

E questo accadde in una casa dove tutti sapevano e non fecero un beato cazzo ma diedero la colpa alla giovinezza.

Mi dispiace, mamma, ma io in realtà davo la colpa a te, anche se persino tu allora non sapevi cosa fare.

E la cosa era ormai così usuale che lui voleva variazioni. Io ero sempre più terrorizzata e con il cuore che andava a mille.

Una notte venne a casa e io ero sveglia nel mio letto. Lui si arrampicò su di me e a forza si mise fra le mie gambe.

Mi disse: “Ehi, ho visto che ti piacciono i leccalecca, perciò metti la bocca sul mio affare e manda giù.”

Io ero confusa e avevo paura e feci quello che mi diceva. Non sapevo che effetto aveva sulla mia testa.

Immaginate di essere una bambina di sette anni con dello sperma sulla biancheria intima. E so che è schifoso, ma spesso sanguinavo dal didietro.

Adesso lasciate che la sensazione vi risuoni dentro. Io ho pensato di farla finita, ho pensato di uccidere questi tizi.

Volevo prendere un maledetto mattone e mandare i loro denti a conficcarsi nel fegato.

Volevo fare a pezzi l’intero fottuto mondo e bruciare quel che ne avanzava.

Volevo strapparmi il cuore dal petto e calpestarlo.

Poi sono cresciuta e non ero più alla portata di questi uomini. Ma avevo paura di me stessa, non avevo amore per me stessa.

Ho tentato di uccidermi, ho tentato di nascondermi, ho tentato di fuggire da me stessa. Mi sono affamata sin quasi a morire, ho rovinato la mia salute. Non volevo piacere a nessun altro.

Ma c’è una dannata ragione dietro a ogni cicatrice. Io non sono più la stessa, voglio dire che sono sana di mente e quando non lo sono non è alla stessa maniera di prima.

Ho dovuto maneggiare questa merda, ho dovuto guardare la verità. Per capire, per crescere, devi vedere le tue radici. Io ho tagliato quelle morte, mi sono data dell’orgoglio.

E adesso sono in piedi, vivo, respiro. Guardatemi adesso, ho attraversato tutto. Vi ho fatto sembrare dei clown, perché io sono grande, non me frega nemmeno di odiarvi, tizi, guardate quel che sono ora.

Ho dovuto aprire le mie ferite, ho dovuto farle sanguinare e poi arginarle. Grazie a chi è rimasto con me mentre ripulivo il mio armadio».

Angel Haze, l’autrice di questo pezzo rap, ha 21 anni e il suo vero nome è Raykeea Wilson. Immagino quanto sia stato faticoso per lei scriverlo, perché solo tradurlo in parte mi ha lasciata in un bagno di sudore nervoso. Quel che segue è quanto Angel ha detto alla stampa sulle motivazioni che stanno dietro a questa composizione.

«Cleaning Out My Closet è una delle canzoni più oneste che io abbia mai scritto e proprio perciò ero estremamente agitata nel renderla pubblica. (E’ uscita il 24 ottobre) Sono ansiosa, perché non so quale sarà il responso. Non so quanto potrà sembrare folle. Ho letteralmente denudato la mia anima. E’ un grande passo per me, e spero aiuti altre persone. Il mio scopo ultimo era lasciar andare tutto, liberarmi delle cose mi hanno tormentata. So che è importante essere onesti, come musicisti, rispetto a quel che si è, perché questo mondo è pieno di ragazzine perdute che passano quel che ho passato io e che finiscono per suicidarsi o drogarsi. Non sanno di essere forti abbastanza per attraversarlo, nessuno glielo dice, non hanno esempi. Troppe persone hanno timore di dire: “Questo è ciò che mi è successo e guarda cosa sono riuscita a farne».

Ha senso che Angel usi la sua terrificante esperienza come un gradino dal quale cominciare a salire: farlo ridimensiona l’incubo, lo depotenzia e ti permette di guardare a te stessa senza vergogna. E’ bello che pensi al suo racconto come a una mano tesa verso altre ragazze che subiscono violenza, ed è segno di guarigione il suo dichiarare agli stupratori che non perde più nemmeno tempo a odiarli. L’unica cosa che aggiungerei, per evitare il rischio di “normalizzare” l’abuso tramite il messaggio che è possibile sopravvivere a esso, è l’invito a denunciare le violenze, a non tacerle comunque, anche quando sai – o pensi di sapere – “che non mi avrebbero creduto”. Naturalmente è difficile figurarsi una bambina di 7 o 10 anni che se ne va da sola dalla polizia (anche se ci sono quelle che lo hanno fatto e lo fanno) ma sarebbe importante ribadire, a esempio: se pensi che non ti credano in famiglia, perché sono confortevolmente ciechi o addirittura complici, parlane con altri adulti, insegnanti, parenti, conoscenti, continua a parlarne. Non hai nessuna colpa di quel che ti sta accadendo, ma quel che ti sta accadendo cesserà solo se non sarà coperto dal silenzio.(Maria G. Di Rienzo)

UNA BREVE NOTA

Gli articoli di Maria G. Di Rienzo sono ripresi – come le sue traduzioni– dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/.  Il suo ultimo libro è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”: una mia recensione è qui alla data 2 luglio 2011. (db)

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