«L’asso di picche», il primo super-eroe italiano

di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia
I supereroi in Italia durante il ventennio fascista dovettero subire l’embargo durissimo imposto dal regime di Mussolini,

trovando sdoganamento solo grazie all’opera volenterosa e contestataria di alcuni ottimi e valorosi fumettisti nostrani, che introdussero personaggi come Nembo Kid (Superman) e il buon Phantom, che qui da noi fu ribattezzato “L’uomo mascherato”.
Le storie di quest’ultimo causa appunto l’ottuso controllo del famigerato Minculpop (Ministero per la Cultura Popolare) furono poi direttamente realizzate dagli autori italiani, che introdussero anche modifiche evidenti e sostanziali, come la tuta rossa al posto di quella grigia e il cavallo Eroe.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, poco prima della Liberazione, un gruppo di giovani talenti fondarono l’editore “Albi Uragano”, creando diversi personaggi a fumetti fra i quali uno ispirato al Batman di Bill Finger e Bob Kane e al Phantom di Lee Falk, primo supereroe in calzamaglia senza superpoteri: era “Asso di Picche”, il quale segnò l’esordio professionale del fumettista veneziano Hugo Pratt.
Le vicende hanno per protagonista Gary Peters, un giornalista sfaccendato e anche un po’ imbranato, in realtà un invincibile giustiziere mascherato con una calzamaglia gialla che combatte il crimine internazionale, rappresentato fra gli altri “villains” dall’Organizzazione delle Pantere, alla ricerca di un tesoro perduto nella notte dei tempi.
Il primo numero si apre proprio con lo scontro fra le Pantere e l’Asso di Picche che dà loro prova della sua grande agilità e abilità nelle arti marziali. Inviso dalle autorità di polizia come un pericoloso giustiziere, l’Asso di Picche si muove nella Venezia fascista e per i quattro angoli del mondo combattendo criminali sempre più audaci e contrastando i piani subdoli delle Pantere, aiutato dall’abile e silenzioso Principe Wang e dall’inconsapevole fidanzata Deanna Farrell, che vorrebbe il suo Gary Peters meno fannullone e più audace.
Altri personaggi vedono la luce sugli “Albi Uragano” fra i quali “Pompeo Bill” e “Roy e Ray” di Mauro Faustinelli, il “Jungleman” di Dino Battaglia proseguito poi dallo stesso Pratt, il “Robin Hood” di Giorgio Bellavitis.
Tra i frequentatori del gruppo di “Albi Uragano” arriveranno, oltre ai citati, anche Ivo Pavone, Rinaldo D’Ami, Paolo Campani, Damiano Damiani e Franco Basaglia che formeranno il “Gruppo di Venezia”, talenti in erba che sarebbero diventati pilastri del fumetto a livello nazionale.
Ben presto la rivista del gruppo prenderà il nome dal suo personaggio principale, diventando “Asso di Picche Comics”, ottenendo un successo anche all’estero, tanto da portare i suoi autori a trasferirsi in Argentina per continuare le pubblicazioni, quando la rivista principale in Italia chiuse i battenti, anche a causa dei continui ritardi di consegna dei suoi autori, fra i quali il discontinuo seppur talentuoso Hugo Pratt. Costui era ancora ben lontano dai livelli grafici che si sarebbero potuti ammirare nel Corto Maltese del romanzo grafico «La ballata del mare salato» (e tanti altri) ma già era possibile notare il tratto essenziale dai chiaroscuri netti ed espressionistici ispirati al tratto del celebre fumettista Milton Caniff, autore dell’allora seguitissimo “Terry e i pirati”, che avrebbe ispirato a Pratt moltissimi suoi fumetti d’avventura, fra i quali “Il sergente Kirk”, “Hora Cero”, “Wheeling” e “Corto Maltese”.
«Il superuomo è la molla necessaria per il buon funzionamento di un meccanismo consolatorio; rende immediati e impensabili gli scioglimenti dei drammi, consola subito e consola meglio» come acutamente rileva Umberto Eco nel suo saggio «Il superuomo di massa».

Nel 1967 l’’Asso di Picche avrà una ristampa ragionata delle sue pubblicazioni da parte dell’editore Ivaldi, insieme a storie di spessore di molti artisti argentini, fra i quali Héctor Oesterheld, Alberto Munoz, Arturo Del Castillo e Alberto Breccia.

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