Lavoro e sicurezza: Amadori querela

Il comunicato di Davide Fabbri.

A seguire una dichiarazione di correità del “barbieri” (quello della “bottega”)

AMADORI SPA MI HA QUERELATO. PER LE MIE INCHIESTE SCOMODE A DIFESA DELLA SICUREZZA E SALUTE DEI LAVORATORI
Dopo l’annuncio, è arrivata concretamente la querela da parte di Amadori spa. In seguito alle inchieste e agli articoli da me pubblicati dal 13 al 31 marzo (sono 11 articoli, che trattano le problematiche dei siti produttivi di San Vittore di Cesena e di Santa Sofia / Pollo del Campo) sono nuovamente attaccato dallo strumento della querela.
Mercoledì 8 aprile alle ore 12.30 mi sono dovuto presentare alla Stazione dei Carabinieri di San Carlo di Cesena per la redazione del verbale di identificazione e nomina dell’avvocato difensore, in relazione alla querela presentata – in data 31 marzo 2020 – dalla società Amadori spa del presidente Flavio Amadori, in relazione ad una ipotesi di violazione dei seguenti articoli del codice penale:
– Art. 595: diffamazione tramite social-network;
– Art. 612 bis: atti persecutori tramite condotte reiterate;
– Art. 656: pubblicazione di notizie false, esagerate o tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico.
Leggendo le ipotesi di reato (letteralmente spropositate) indicate da Amadori spa, posso già dire che la querela è insensata e assurda. Ovviamente non si conoscono i contenuti del testo della denuncia-querela nei miei confronti. Presumo che Amadori faccia riferimento ai miei 11 articoli pubblicati anche qui in “Bottega“. Li potete leggere o rileggere con facilità. Chiedo a lettori e lettrici una cortesia: di segnalarmi, a vostro avviso, quali potrebbero essere i passaggi dei miei articoli o le espressioni utilizzate sulle quali sono ravvisabili estremi per una querela di questa portata. Io sono convinto di aver utilizzato espressioni rientranti nei limiti applicati al diritto di cronaca, che sono: verità oggettiva della notizia (limite della verità), interesse pubblico alla conoscenza dei fatti (limite della pertinenza) e correttezza dell’esposizione (limite della continenza).
Assisto – ancora una volta – a un banale tentativo di intimidazione, tramite lo strumento della querela, da parte del potente di turno diventato protagonista delle mie ultime inchieste di approfondimento. L’iniziativa di chi querela, è riconducibile in larga misura ad azioni strumentali, che compromettono la serenità di un cittadino come il sottoscritto, con grave incidenza sul diritto di critica informativa e di libera espressione del pensiero, essenziale in un regime democratico. E’ un modo per sfiancare un blogger, per tentare di fermare la pubblicazione delle inchieste.
Pensate: in cinque anni in Italia sono raddoppiate le querele per diffamazione contro giornalisti e blogger; fra il 2011 e il 2016 si è passati da 4.524 a 9.039; di queste il 70% sono state archiviate in fase di indagine preliminare, per irrilevanza penale, infondatezza, assenza di condizioni per procedere in giudizio. Sono cifre inoppugnabili che confermano la tendenza alla querela infondata. Sono numeri che descrivono una condizione di attacco a chi fa inchieste approfondite, che dovrebbe far riflettere tutti noi.
Tornando ad Amadori spa, il motivo di questa querela va sicuramente ricercato nella mia scomoda attività di informazione e controinformazione (nel desolante mondo della stampa mainstream, sia nazionale che locale) a difesa delle lavoratrici e dei lavoratori dei siti romagnoli operativi di Amadori spa, che – con tono critico ma senza ricorrere a offese, ingiurie o diffamazioni di alcun tipo (e men che meno alla divulgazione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico) – narrano spesso e volentieri situazioni critiche per quanto riguarda la tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Questo mio lavoro d’inchiesta molto probabilmente infastidisce, disturba; la holding Amadori ricorre a tentativi di intimidazione nei confronti di opinioni motivate di critica informativa e politica.
Desidero rassicurare gli amici e i lettori della”Bottega”: le querele non avranno il risultato di zittire una voce libera e indipendente come la mia; un blogger ha il dovere di continuare a informare e i cittadini hanno il diritto di essere informati.
Continuerò a scovare notizie, a espormi in prima persona, a dare voce a chi non ha voce o l’ha persa, nella consapevolezza che difendersi con avvocati avrà importanti costi. Non essendo benestante, chiederò una mano a chi vorrà aiutarmi dal punto di vista economico a sostenere le prossime spese legali.
Mi prendo un ulteriore impegno: verrà rafforzata l’azione informativa, con maggiore determinazione e rigore, continuando la battaglia per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori spesso calpestati. L’unica certezza è che non sono solo in questa battaglia di civiltà e di giustizia sociale: ho la vicinanza e la solidarietà di tanti cittadini, lettori, lavoratrici e lavoratori.

La foto che ritrae Flavio Amadori, è tratta dal sito internet Foodweb

Cesena, 10 aprile 2020

Davide Fabbri, blogger indipendente

Una nota di db (Daniele Barbieri)

«Nel desolante mondo della stampa mainstream, sia nazionale che locale» scrive qui sopra Davide. Così è.

In questo mondo però io mi dichiaro complice («correo» forse è il termine più preciso) di Davide e chiedo alla Amadori – spa e anche pararaparà – di querelarmi subito. Ho pubblicato le inchieste di Davide e le ho lodate. Continuerò a farlo. Non sono in grado – e spesso me ne dispiaccio – di “turbare l’ordine” detto pubblico ma pubblicando gli scritti di Fabbri effettivamente compio “atti persecutori tramite condotte reiterate”… anche se io userei l’espressione “buon uso della libertà di informazione e di libero pensiero”.

E anche continuerò a chiedere a quel poco di informazione libera che r-esiste di raccontare le piccole, grandi vicende di Davide Fabbri. Prima il milione di euro chiesto dalla Conad (boom) e adesso il tentarivo di «turbare l’ordine pubblico»; il pollo è in tavola, chicchirichì signor generale.

Finora che io sappia (correggetemi se sbaglio) neanche quel poco di informazione senza bavaglio – poca roba: «Il fatto», «il manifesto», «Fahrenheit», «Left», «Report»… cosa mi scordo? – che vivacchia in Italia ha parlato della inverosimile denuncia della Conad cesenate contro la libertà di critica.

Spero che per Amadori (un re senza corona?) le cose andranno diversamente. Anzi confido in un effetto boomerang, cioè che adesso in tanti scoprano come alla Amadori vi siano alcuni problemini…

Riepilogo – per le persone più distratte e sempre a caccia di farfalle – come si uccide l’informazione libera in un Paese formalmente democratico.

1- Si ammazzano le voci libere. Ma è una mossa estrema ovviamente.

2 – Si usano le querele. A volte per ritirarle ma a volte sperando in giudici assserviti ai Palazzi (perchè, ammesso che la giustizia sia uguale per tutti, di certo i giudici non sono tutti uguali).

3 – Si monta una provocazione contro il (o la) rompicoglioni.

OPPURE

4- Ci si avvale del silenzio generale. Ssssssst, nulla accade. Cittadina/o puoi tornare a lavorare, consumare, morire e in mezzo dormire o drogarti il più possibile.

Se le denunce di Davide Fabbri non vengono riprese, se le accuse contro di lui non fanno scandalo beh è quasi come 1, 2, 3.

Qui sopra Fabbri chiede a chi legge i suoi articoli di controllare possibili reati e di fargli un fischio. Io invece suggerisco di non perdere tempo (non troverete altro che notizie e opinioni; «l’ordine pubblico» è altrove) ma di fare un’altra cosetta. Ognuna e ognuno di voi si “armi” di mouse e scanner o di una vecchia penna, alla peggio del telefono: racconti al proprio giornale, partito o sindacato, a una ong, al cugino Piergiorgio e a zia Agata in Australia cosa sta accadendo a Davide Fabbri. Ve lo dico dal cuore: se non lo fate siete un po’ stronzi.

Db (cioè Daniele Barbieri)

PS UNO: i potenti avvocati della Amadori non avranno difficoltà a trovarmi: comunque abito a Imola, perfavore non seccate il mio omonimo bolognese che è un bravo guaglione.

PS DUE: firmo solo io perchè non ho tempo di sentire la piccola redazione della “bottega”; confido che chi vorrà prendere la parola come sempre lo farà in piena libertà.

L’immagine – scelta dalla “bottega” – è del grande Roland Topor.

 

 

Davide Fabbri

10 commenti

  • Caro Daniele,
    la tua dimostrazione di vicinanza e di solidarietà totale, mi commuove. Veramente.
    E’ l’espressione più alta di una complicità amichevole e politica.
    Tu utilizzi i termini “correo” e “complice” del sottoscritto.
    I termini (almeno in chiave giuridica) non mi convincono.
    Allora mi faccio aiutare consultando il vocabolario Treccani per comprendere esattamente i termini che hai utilizzato:
    Corrèo: chi è imputato di un reato insieme con altri.
    Complice: chi prende parte, attiva o secondaria, con altri nell’esecuzione di un’azione criminosa o moralmente riprovevole.
    Formalmente, sotto il profilo giuridico, entrambi i termini sono impropri.
    Io non ho commesso alcun reato. Tu Daniele non hai commesso alcun reato.
    Io non sono imputato, e tu non puoi ritenerti complice di un imputato inesistente.
    Casomai sei complice – questo sì – nel promuovere e dare forza all’informazione non allineata al sistema dominante, sei complice nel valorizzare l’informazione non asservita ai potenti di questo amato e stramaledetto paese, sei complice con chi scava a fondo con inchieste circostanziate e dettagliate. Per amore della libertà di espressione, della libertà di informazione, del diritto di critica politica e informativa.
    Al momento ho ricevuto un semplice avviso di garanzia, poiché è partita una indagine su di me, voluta da Amadori che ha sporto denuncia querela il 31 marzo scorso.
    La querela di Amadori a breve finirà sul tavolo di un Sostituto Procuratore: è un Pubblico Ministero che farà le indagini.
    Avrà 1 anno di tempo massimo per completare le indagini.
    Al termine di tali indagini, dovrà decidere una delle due strade possibili da percorrere:
    richiesta di archiviazione del procedimento
    rinvio a giudizio del sottoscritto
    Nel qual caso il PM dovesse fare richiesta di archiviazione, Amadori spa ha facoltà di opporsi.
    In caso di opposizione al decreto di archiviazione del PM, sarà un giudice (il GUP Giudice delle Udienze Preliminari)
    in sala di consiglio (alla presenza di entrambe le parti coinvolte) a decidere definitivamente: archiviazione o rinvio a giudizio.

    Con stima e amicizia

    Davide Fabbri

  • giuseppe callegari

    Ho letto attentamente i post di Davide Fabbri e, per le mie scarse conoscenze giuridiche, non mi sembra esistano gli estremi per una condanna. Tuttavia, vale sempre l’assioma di Joseph Losey: “Nei tribunali la giustizia non vince mai, trionfa sempre la legge”. E la legge, da sempre, aggiungo io, ha cercato di addomesticare la giustizia, rendendola docile e accondiscendente nei confronti dei potenti.
    Fortunatamente, ci sono piccoli granelli di sabbia, come Davide, che irrompono sulla scrivania del quotidiano, del coerente impegno, del riconoscimento dell’altro, della solidarietà e combattano i luoghi comuni, la bontà distribuita a fette, il bene superiore…
    Per quello che vale, mi sento al fianco di Davide e con lui continuo a gridare che: “Il potere è l’immondizia della storia degli umani”.

  • Maria teresa Messidoro

    Mi associo al precedente commento e sono disponibile a metterci la faccia, quando e come fosse necessario. Maria Teresa Messidoro

  • Coraggio, Davide!

    Ho fatto un breve post sulla mia pagina FB riportando il passo in cui riporti i numeri sulle querele a giornalisti e blogger, aggiungendo il p.s. che riporto qui sotto:

    p.s.
    alla luce degli ultimi 10 anni di storia, quali falsi erano più clamorosi del fatto che il sistema finanziario internazionale fosse solido? (vedere il film Inside job, per esempio). E quale falso era più clamoroso (e doloso) del fatto che non si potesse battere moneta a debito, quando finalmente Mario Draghi (dicasi Mario Draghi) ha spiegato sul Financial Times (sul Financial Times) che si può, nella crisi attuale, battere moneta a debito, illimitatamente, e anzi si deve fare per fare ripartire l’economia. Ma per i nostri governanti e per la carta stampata (i maggiori mentitori seriali dell’ultimo decennio) il problema delle fake news è internet. Ipocriti e venduti.

    Gualtiero Via

  • Francesco Masala

    se il modello di Amadori è il silenzio dei giornalisti, allora potrebbe andare in Turchia, lì sì che non lo disturba nessuno (https://www.primaonline.it/2019/12/13/298879/nel-2019-almeno-250-giornalisti-sono-in-carcere-per-la-loro-professione-dati-cpj/)

    dice Bertolt Brecht: Il realismo non consiste in come sono le cose vere, ma in come sono veramente le cose.

    mi sa che Davide Fabbri è un lettore di Brecht.

  • La Bottega del Barbieri

    Rifondazione Comunista a fianco di Alessia Candito e di chi non si fa intimidire

    Alessia Candito è una giornalista d’inchiesta che da anni scrive, sempre in maniera rigorosa, del malaffare che prolifera tanto nella sua Calabria che nel resto del Paese. Da rileggere soprattutto oggi un libro che ha pubblicato nel 2012 sugli affari illeciti attorno all’Expo di Milano. Nei giorni scorsi un documentato articolo della giornalista, in cui si ricostruisce nei dettagli, una galassia affaristica poco trasparente, ha fatto infuriare il deputato salviniano Domenico Furgiuele, che ne ha chiesto la rimozione. Il parlamentare ha affidato ad un avvocato tale intimazione perché nell’articolo incriminato ci si riferisce a responsabilità sue e di suoi familiari. Da notare che prima dell’emergenza covid 19 il parlamento stava lavorando attorno ad una legge sulle “querele temerarie”, quelle intimidazioni in carta bollata che si fanno pervenire a giornalisti per farli desistere da una inchiesta. Alessia Candito nella sua carriera ha più volte denunciato collusioni fra criminalità organizzata e potere economico o politico ed è considerata fra le croniste “a rischio”. Cosa ha da dire il Salvini che tuonava in campagna elettorale in difesa della legalità e che ha affidato la gestione del suo partito in Calabria ad un esponente lombardo ignorando il suo eletto locale? Rifondazione Comunista è al fianco di Alessia come di tutte/i coloro che oggi restano capaci di denunciare l’illegalità che si annida in tanti potentati, a Bergamo come in Calabria. Di questo giornalismo abbiamo tutte/i bisogno

    Maurizio Acerbo Segertario nazionale

    Stefano Galieni, responsabile comunicazione, PRC-S.E.

  • Spero vivamente che tutti voi abbiano visto ieri sera la puntata di Report su Rai3. Chi non l’avesse fatto, puo’ rivedere la trasmissione andando sul sito di Ray Play. “SIAMO NELLA CACCA”, puntata di Report quasi interamente dedicata alla correlazione possibile fra diffusione del Covid-19 e l’inquinamento provocato dagli allevamenti intensivi. Inchiesta di Luca Chianca, in collaborazione con Alessia Marzi e Janaina Cesar. “Se fino agli anni sessanta il letame prodotto dal bestiame era considerato oro per una piccola azienda agricola, oggi è diventato un problema. Tutto è legato agli allevamenti intensivi in cui poche e grandi aziende gestiscono migliaia di capi in piccoli spazi, con la necessità di smaltire i liquami prodotti che però producono grandi quantità di ammoniaca e nitrati con un forte impatto sia nella formazione del Pm10, sia nell’inquinamento delle falde acquifere. Solo pochi giorni fa è uscito uno studio preliminare della società italiana di medicina ambientale che, in collaborazione con alcune università, ipotizza una correlazione tra la diffusione del coronavirus in pianura padana e l’inquinamento da Pm10. Il caso monitorato è quello di Brescia e della sua provincia, che insieme a Bergamo, ha raggiunto il più alto numero di contagi. Ed è a Brescia che siamo stati tutta la prima metà di febbraio a documentare come avvengono gli spandimenti di liquami sui terreni, mentre il virus si stava diffondendo tra la popolazione. Il problema dell’impatto ambientale nella produzione di carne esiste anche se l’Italia è un paese importatore perché non riesce a soddisfare la domanda sempre più crescente. Tra i maggiori produttori, con oltre 200 milioni di capi bovini c’è il Brasile, a cui si rivolgono alcuni produttori italiani di bresaola. Siamo partiti per il Mato Grosso e il Parà, nel cuore dell’Amazzonia, per capire quanto gli allevamenti sono legati alla deforestazione e quanto questo possa sviluppare nuove pandemie.” (Luca Chianca, Report)

  • Ciao Daniele posso solo esprimere la mia vicinanza, vittima personalmente di 4 querele da parte di amiche della mia ex tutte abbandonate dalle querelanti per inconsistenza. Un peccato i soldi sbattuti via per difendersi ed usate appunto come arma per indebolirmi nella mia lotta per un affido condiviso vinto al 100% al TdM! Detto questo comincio con il non acquistare più un prodotto Amadori pur rammaricandomi di danneggiare anche i lavoratori e diffondendo questa mia decisione al mio nucleo familiare. Immaginiamoci come sarebbe bello se per far rispettare i diritti dei lavoratori la loro salute e la loro sicurezza smettessimo tutti di acquistare i polli di questo signore che non ama coloro che lo aiutano al reggiungimento del suo successo industriale.
    Se poi la musica cambia potremmo premiarlo viceversa. Questa è la nostra forza e quindi avvertimi/ci se la querela dovesse essere ritirata e le denunce che tu hai portato alla luce dovessero portare buoni risultati.
    Ti abbraccio virtualmente

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