Le 4 F: feste, farina, forca, frecce (tricolori)

di Vito Totire (*)

Pure le frecce tricolori! Avremo una estate con gli stessi fuochi artificiali dell’anno scorso? Nonostante la pandemia e i mille allarmi sul clima sembra continuare il vecchio modello 3 F (festa, farina, forca) … e il nuovo F 35, intesi come cacciabombardieri che bisogna comprare tagliando sulla sanità.

In giro per l’Italia, dopo la Madonna, il santo più invocato è Sebastiano, per primo riproposto a pandemia in corso da un parroco di Casalecchio. E se san Sebastiano non fosse stato colpito (qui sopra nel dipinto di Andrea Mantegna) già da troppe frecce il 2 giugno arrivano pure quelle “tricolori” che già scorazzato in lungo su Emilia-Romagna e Marche dove hanno reso omaggio pure alla Madonna di Loreto.

Noi comuni mortali – che viviamo alla periferia dell’impero – ci chiediamo che senso abbia questa boiata inutilmente inquinante. Addirittura a Bologna le frecce sono transitate, pare per evitare assembramenti, un’ora prima del previsto determinando disappunto (dicono alcuni media: mah) fra i cittadini eppure… alcune persone pare siano state fotografate ad osservarle con atteggiamento entusiasta.

La “cosa” pare piccola ma non lo è. Gli stessi che osannavano Greta ipocritamente più altri che nulla hanno capito di come fermare l’inquinamento: tutti col naso su a guardare 3 aerei che inquinano?

Veniamo al dunque:

  • L’aeronautica militare decide di causare un inquinamento evitabile;
  • L’esibizione comporta spreco di carburante, rumore, invasione di zone interdette al traffico, spargimento di inquinanti ulteriori (coloranti);
  • Gli abitanti della zona dell’aeroporto bolognese avevano cominciato a respirare grazie al crollo del traffico aereo – un effetto collaterale della pandemia – ma adesso sono avvisati: torneranno a respirare la peggior aria;
  • I colori usati per l’esibizione contengono sostanze non propriamente inerti e in altre circostanze (voli più a bassa quota) hanno indotto reazioni irritative e probabilmente anche allergiche; chiediamo alla Prefettura di conoscerne la composizione;
  • La manifestazione avrebbe a che fare con la celebrazione della Repubblica (Bologna, Ancona, Venezia, Trieste e Roma il 2 giugno): ma che c’entrano questi sprechi di risorse e inquinamenti deliberati con la Repubblica?
  • Il colonnello Fabio Martin, che si fa fotografare con una mascherina chirurgica ma avrebbe bisogno anche di filtri a carbone attivo, dichiara che a monte della esibizione ci sono mesi di duro lavoro, addestramento e disciplina… Evidentemente l’aereonautica non ha attività socialmente utili nelle quali impegnarsi.

L’episodio dimostra che dopo la pandemia – forse davvero in calo ma è ancora presto per giurarci – da Bologna a San Severo (dove è ripresa la frenesia dei botti e dei fuochi artificiali, formalmente dedicati alla patrona Madonna del soccorso ma anche al boss “Coccione” ucciso due anni fa) c’è chi vuole continuare come prima con sprechi e inquinamenti.

Usciamo da una fase sociale e storica drammatica: dobbiamo tirare il freno di emergenza cambiando i costumi e le modalità di relazioni sociali. Cominciamo a mettere fuori uso da subito sprechi di risorse e inquinamenti evitabili.

Presidente Bonacini: ancora una “notte rosa” ?

Cardinale Zuppi: ancora omaggi a santi e madonne con fuochi d’artificio?

Bologna: 1.6.2020

(*) Vito Totire a nome del Coordinamento per l’ecologia sociale

LE VIGNETTE – scelte dalla “bottega” – SONO DI MAURO BIANI.

Redazione
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4 commenti

  • angelo maddalena

    grande contributo, se dovessi stampare un secondo numero della rivista La strada della Malanotte lo pubblicherei a scattu, credo più nel cartaceo, ormai se mando un link di questo tipo credo si perda in mezzo a tanto altro pattume che bombarda le teste e gli occhi di tanti “terremotati” di oggi, tra whatsapp, facebook e altro pattume dissocial, c’è tanta gente dissociata a causa dei social, questo è uno dei punti cruciali del nostro tempo

  • Francesco Masala

    ARROW TI CÒDDEDE di Gian Luigi Deiana

    dedicato al ministro della difesa

    io di frecce tricolori, tricolor arrows, ne ho visto solo sugli schermi; ma se mi capitasse di vederne davvero non mi schermirei più degli schermi: sono i coriandoli della festa della repubblica e non hanno alcun bersaglio, semplicemente inquinano e poi passano; mi inquieta invece il pensiero di dove partono e il perchè di tutto questo fumo;

    in questo disgraziato anno questi coriandoli di cherosene vanno a zonzo dalla settimana prima del 2 giugno, anticipati come tutte le contraffazioni di carnevale: essi portano in cielo i disegnini arcobaleno ormai sgualciti sui balconi e sui vetri dei bambini: “andrà tutto bene”; succede sempre che i pedofili approfittino delle festosità infantili, e un pò questa scena assomiglia;

    ma al contrario degli scandalizzati io di scie aeree tricolori ne vorrei di più, anzi nella specifica funzione di quegli aeroplani le vorrei imposte dalle convenzioni internazionali; non certo per la festa della repubblica, che non se ne fa un fico secco, ma per la festa che si fa ai bombardati tutte le volte che bombe d’areo fabbricate in italia piovono su carovane, scuole o villaggi ovunque nel mondo: lì deve essere chiara la denominazione di origine e il marchio di garanzia, col tricolore possibilmente visibile più che si può;

    questa repubblica è tanto brava a fare bombe e a farne qualche punto di pil; il nome della regia di produzione e di marketing è nientemeno che “leonardo” e le agenzie di killer sono innumerevoli, col polo militare-industriale di brescia e la rwm nel sulcis in prima fila; io pretendo che ci sia il marchio tricolore ogni volta che facciamo la festa a una scuola materna in yemen o in siria; per la festa della repubblica, qui, possiamo arrangiarci con meno fracasso;

    questo è chiaro: però è talmente chiaro che non ci si chiede chi e perchè manda in giro questo turpe carnevale aereo proprio ora, sulla soglia di un coma collettivo di tre mesi e un risveglio alla vita normale forzatamente imbavagliato e incerto: chi, e perchè?

    il responsabile in capo del ministero della difesa si chiama lorenzo guerini, un tipo tagliato anche di abito sul cliché dell’eminenza grigia, inespressivo e celato dietro ogni quinta; egli è il titolare di tutti gli eventuali meriti che l’immenso macchinario delle forze armate ha messo in opera al servizio della repubblica nei tre mesi dell’emergenza pandemica: ma quali meriti? quale condivisione concreta del reale dramma di guerra che ha annichilito per mesi l’intero paese? il niente: un niente che è sotto gli occhi di tutti, salvo per il trasbordo delle salme di bergamo e qualche comparsa, ma sotto il niente la continuazione imperterrita e cinica della produzione di armi per il mercato di paesi in guerra e per i programmi di esercitazione nato;

    dopo tanti mesi di diserzione, solo in vista del risveglio di questa popolazione in ginocchio le forze armate compaiono d’incanto, con tutto il fumo utile a mascherare quell’assenza: è per questo che esse fanno dono di questo triste spettacolo;

    guerini, sei tu il capo degli armamenti; da qualche parte del mondo probabilmente c’è gente che augura ai responsabili del ministero italiano della difesa di spararsi, dato che è sempre così facile sparare; quanto a noi, vaffanculo, o arrow ti còddede se preferisci: nonostante gente come te, andrà tutto bene;

    quasi tutto

  • Non c’è alcun nesso tra il ricordo del referendum del 2 giugno 1946 – repubblica o monarchia -, la prima grande scesa in campo politico delle donne nella storia del paese e le parate militari, il noise nefasto dei gettabombe volanti, il luccichio pandemico delle stelline gerarchiche…eh no, non c’è alcun nesso. L’unico parametro cui fanno riferimento le parate del 2 giugno sono il ribadire che la gerarchia patriarcalmilitare era e resta, anche in un contesto repubblicano, il substrato culturale che controlla e reprime i sogni di libertà e uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione.

  • Giuseppe Bruzzone

    -Frecce tricolori e sorvolo compiaciuto Convento Francescano di Assisi-
    Ho scritto ai frati e per conoscenza alla Direzione di Avvenire :
    Chi scrive è un vecchio obiettore di coscienza degli anni 66/68 con 4 rifiuti di indossare la divisa militare che hanno comportato 26 mesi di carcere militare. Sono sostenitore della tesi della responsabilità personale in Pace e in guerra. Per non arrivare a questa, perché con le armi odierne c’ è il rischio addirittura di togliere, se non tutta, una gran parte della nostra presenza umana, in quella Casa Comune che è la nostra Terra, come dimostrato da un virus infinitesimale che ci sta colpendo.
    Non sono credente, ma, dalla mia parte del letto, ho, appeso, il Cantico delle Creature, di quel Francesco che si è spogliato non solo metaforicamente, delle sue ricchezze, ma ha parlato di Pace in una guerra di allora. Ebbene sentire queste notizie, così lontane dalla sua vita vissuta così intensamente, amandola fino in fondo mi hanno rammaricato. Con i militari si parla, ma dovrebbero dirci, come i politici del resto, cosa rimarrebbe di noi cittadini di qualsiasi Paese, considerato che una guerra tra 2 o più Stati, inevitabilmente, interesserebbe, ad esempio, il rimanente degli altri . E questa sarebbe una normalità della nostra vita? E riconoscere che una guerra di tal fatta non sarebbe conveniente per nessuno, è proprio impossibile? Bisogna dire al mondo che il nostro pulsante è il più grosso di tutti gli altri, come non facessimo tutti quanti la cacca, militari, pacifisti, politici, frati e suore di qualsiasi credo e religione ? Saluto.

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