“Le avventure di Tom Sawyer” e “Le avventure di Huckleberry Finn” – Mark Twain

di franz (*)

 

dice Ernest Hemingway che “Tutta la letteratura americana deriva da un libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn. Tutti gli scritti americani derivano da quello”.

qualcuno li legge da ragazzi, ma leggendo  i due libri da adulto ti accorgi di quanto sono grandi e di quante cose belle ci sono lì dentro.

 

dice qualcuno che Tom Sawyer è come Mark Twain era, e Huckleberry Finn è come avrebbe voluto essere, ma poco importa, importante è che Mark Twain li abbia fatti vivere.

nel primo libro i protagonisti sono Tom e Huck, ai quali nel secondo si aggiunge il “negro” Jim (qui).

i nemici dei bambini sono l’ordine, la scuola, la pulizia, l’obbedienza, le regole dei grandi, ed è un gran bel godimento leggere le avventure di Tom e Huck, che stanno in un mondo che non scelgono e la schiavitù appare con la figura del fuggiasco Jim, un ragazzino come loro, nato schiavo.

Tom e Huck fanno politica, come la fanno i bambini, diventano amici di Jim e fanno di tutto per salvarlo e liberarlo.

vuoiti bene, leggi questi due libri di Mark Twain (e poi tutti gli altri).

 

(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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