Le donne polacche hanno bisogno del nostro aiuto

un appello. A seguire un testo di Doriana Goracci con video

“Le donne polacche hanno bisogno del nostro aiuto”. Un appello di associazioni, sindacati, istituzioni, gruppi di donne rivolto al Presidente del Parlamento europeo, alla Presidente della Commissione Europea, alla Commissaria europea per l’Uguaglianza, alla Commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, al Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, al Ministro degli Affari esteri, al Ministro per gli Affari europei, alla Ministra per le Pari opportunità del Governo italiano.

Ecco il testo dell’appello

Le donne polacche hanno bisogno del nostro aiuto! L’aiuto di tutte le Istituzioni europee perché la situazione in Polonia sta precipitando. Il 22 ottobre 2020 il Tribunale costituzionale polacco ha emesso una sentenza che ha dichiarato che l’aborto è contrario alla costituzione anche nei casi di gravi malformazioni del feto. Il provvedimento arriva nel clima diffuso di crescente ostilità verso le rivendicazioni di pari dignità sociale delle donne, accompagnato da una significativa riduzione delle più elementari garanzie dello stato di diritto.

donneTutto questo accade durante la seconda ondata dell’emergenza Covid-19, in un momento che rende ancora più difficile esprimere dissenso, a causa dell’impossibilità di spostarsi e incontrarsi delle cittadine e dei cittadini. Nonostante ciò, le donne e gli uomini sono scesi pacificamente in piazza per protestare contro la violazione dei loro diritti, contro il divieto di aborto anche in caso di grave malformazione dei feti.

La repressione delle proteste

Il governo polacco ha inviato la polizia per reprimere le proteste durante la marcia verso la casa del leader della maggioranza sovranista, il vice premier Jaroslaw Kaczynski, mentre il giorno successivo un altro corteo è stato sciolto con cariche e lacrimogeni. Incidenti si sono registrati in tutte le città del Paese.

Dal 2004 la Polonia è uno Stato membro dell’Unione europea e, come tale, vincolata dagli articoli 2 e 7 del Trattato sull’Unione europea al “rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze”, valori che “sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”.

Il diritto a interrompere volontariamente la gravidanza è riconosciuto nella quasi totalità degli Stati membri dell’Unione europea secondo condizioni molto meno restrittive di quelle oramai previste in Polonia; in Italia, in particolare, una legge sull’interruzione volontaria della gravidanza esiste da 42 anni e, sebbene appaia ancora necessaria la piena garanzia della sua effettività, essa rappresenta un ormai irrinunciabile presidio di libertà e pari dignità sociale per le donne nel nostro Paese.

Le richieste alle istituzioni Ue e italiane

La condotta della Polonia in relazione al diritto all’interruzione volontaria della gravidanza e, più in generale, in relazione alla tenuta stessa della democrazia e dello stato di diritto, appare sempre più preoccupante e suscettibile di minare alla radice lo standard di protezione dei diritti umani fondamentali richiesto dalla comune appartenenza all’Unione europea. Raccogliamo quindi l’appello urgente delle donne e degli uomini polacchi che chiedono aiuto all’Unione europea e facciamo nostre queste richieste ai vertici europei:

  • essere audite dal Parlamento europeo durante una sessione d’aula;
  • essere audite dalla Presidente dellaCommissione europea Ursula van der Leyen, con la finalità di giungere a una risoluzione dell’UE che condanni quanto sta avvenendo in Polonia;
  • sostegno internazionale nelle azioni di protesta;
  • disponibilità degli Stati membri adaccogliere nelle proprie strutture ospedaliere, facendosi anche carico di tutte le spese, le donne polacche a cui viene vietato di abortire;
  • sostegno economico alle associazioni per i diritti delle donne, per permettere loro di proseguire l’assistenza, anche legale;
  • risoluzione affinché i finanziamenti europei siano negati agli Stati membri che violano i diritti umani e dunque alla Polonia.
  • Chiediamo inoltre al Governo italiano di esprimere una netta condanna nei confronti delle dichiarazioni e delle misure adottate dal primo ministro polacco e di impegnarsi nell’ambito dei rapporti diplomatici bilaterali e all’interno delle istituzioni europee per garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali della UE in Polonia.

Le firme

donneSe non ora quando? – Coordinamento nazionale comitati D.i.Re – Donne in rete contro la violenza – Casa internazionale delle donne – Rete dei Telefoni Rosa – Dalla stessa parte – One Billion Rising – Eve Ensler – CGIL Politichedi genere – Rebel Network – ASSIST Associazione nazionale atlete – Differenza donna – Michela Marzano – ProChoiceRICA –Rete italiana contraccezione e aborto – Effe Rivista femminista – Magistratura Democratica – Noi rete donne – BeFree  – Cooperativa GiULiA Giornaliste – ARCI Nazionale GenPol Gender and Policy Insights – Politiche di genere e Coordinamento pari opportunità UIL – Associazione Luca Coscioni – Soroptimist International d’Italia – Ladynomics – Donn’è Ass. Promozione sociale – WOMEN Women of the Mediterranean and Eastern Europe Network – Time for Equality – Scosse Soluzioni comunicative studi servizi editoriali – Museo donne Merano – AIDOS Associazione italiana donne per lo sviluppo –

donneUDI Unione donne in Italia – IF Iniziativa femminista – Alessio Miceli – Alberto Leiss – Mario Simoncini, Domenico Matarozzo, Stefano Ciccone di Maschile Plurale – Le sconfinate – AOI – Associazione ONG italiane – Rete per la parità APS – Commissione Provinciale Pari Opportunità Bolzano – Estia  – Fondazione Emma Carelli – Road to 50% – CPO UsiGRAI – Vita di donna – Certi diritti – Donne In Quota – Le rose di Gertrude – Donne e c. – Comitato Dà voce al rispetto – Redazione Gaynews.it – NoiDonne – Donne X Diritti – Comitato Arcigay Agorà Pesaro e Urbino – Le Nove – ALEF Associazione Leadership e Empowerment Femminile – ASSOLEI – Donne in rete per la rivoluzione gentile – Falena Blu – Rose Rosse APS – Intersexioni – Vox Diritti – Conferenza Nazionale delle Donne Democratiche – #datecivoce – Ass. Diritti d’autore – EWMD Delegazione di Roma  APS – Donne per la difesa della società civile – Le nove –  Agedo Marche – Polis aperta – Luminaria Palermo – Femminile Maschile Plurale  APS – Giuristi Democratici Torino – Femministerie – CCM Comitato Collaborazione Medica – LAIGA Libera Associazione Italiana Ginecologi per Applicazione legge 194 – CGIL Nuovi diritti – PWN Professional Women Network – Il giusto mezzo – EDGE–Excellence & Diversity by GLBT Executives – Diversity Lab – AMICA Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto – Associazione Punto a Capo di Chivasso – Centro Elena Cornaro per i saperi, le culture e le politiche di genere dell’Università di Padova – International Feminists For A Gift Economy – Consulta di bioetica Onlus – Famiglie Arcobaleno – Gruppo Marija Gimbutas – Mirtille& Fragoline APS – CNDI Consiglio Nazionale Donne Italiane – Donne in Rete – ARCI MIXedAPS – Teatro dei Cinque quattrini – Arcigay – GIUdiT Associazione Giuriste d’Italia – AllOutToponomastica femminile – Silvia Cutrera Coordinatrice FISH  Gruppo donne Federazione italiana superamento handicap – Elisabetta Camussi Università Milano Bicocca – Circolo Mario Mieli

 

BELLA CIAO E LE DONNE POLACCHE (CON VIDEO)

di Doriana Goracci

I loro nomi, 8 lettere in totale, fanno rima, brevi e dolci, Maja Pompa canta e Laja Szklo filma, avevano già insieme cantato Maja e Laja ma questa volta è andata in scena Bella Ciao, durante uno dei cortei di protesta a Cracovia, “Bella ciao” in polacco: migliaia di persone manifestano da molti giorni contro la decisione della Corte costituzionale che inasprisce il divieto di aborto nel Paese.

«Vorrei abortire il mio governo-Chciałbym odwołać swój rząd», gridano i cartelli mostrati in strada contro il governo del paese, guidato dal partito di destra e populista Diritto e Giustizia (PiS), il Tribunale costituzionale e la Chiesa cattolica, da sempre molto influente sulla società e la politica polacca.

Dal giornale Dziennik Polski 24 “È così che ha cantato lunedì Maja sul ponte Dębnicki. Łaja Szklana è l’auttrice dei testi. Gli artisti formano la band “Di Libe brent wi a nase Szmate”, che in yiddish significa “L’amore brucia come uno straccio bagnato”. La canzone “Bella ciao” è stata scritta negli anni Quaranta, cantata da partigiani antifascisti italiani. La melodia stessa è stata presa in prestito da una canzone popolare di braccianti agricoli. Oggi “Bella ciao” è una delle opere antifasciste più apprezzate, la canzone è diventata anche il tema musicale della serie “House of Paper”. Diventerà anche l’inno delle proteste dello sciopero delle donne?”

E la protesta delle donne contro la legge anti-aborto, viene portata avanti da  donne e uomini che protestano nonostante la quarantena. Fulmini e ombrelli neri, non solo per il futuro ma al presente.

Non aggiungo altro se non il video “Una ragazza con la fisarmonica canta sul ponte Dębnicki “ e il mio abbraccio fortissimo.

Doriana Goracci

Un giovedì
il Tribunale polacco
voleva impadronirsi del mio corpo, del tuo corpo, del corpo del corpo!
Un giovedì
il Tribunale polacco
ci ha dichiarato guerra in pieno giorno.

Quindi prendi uno striscione
come le altre sorelle
e porta la tua ribellione per le strade.
Lascia che la nostra rabbia bruci
in mille gole
che gridano alle vittime, attenti a voi!
Siamo uguali
Siamo libere
e il mondo ascolterà la nostra canzone!

Cara sorella
grida ad alta voce:
c**** di governo – ciao, ciao, PATRIARCHAT – ciao!
(parole di Łaja Glass)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Ho già letto in almeno tre occasioni riflessioni su quanto sta accadendo in Polonia (e similmente in altri Stati) e la domanda è: ma dove sta scritto che la Polonia debba assolutamente far parte dell’Unione Europea?

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