Le imprese “eretiche”: Stefano Caccavari e l’Orto di Famiglia fermano la discarica più grande d’Europa. Cronache da Gotham 2/3

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di Santa Spanò

«Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo…»   (1 Samuele 17,4-7)

«Davide disse a Saul: Nessuno si perda d’animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo. »   (1 Samuele 17,32)

«Appena il Filisteo si mosse… Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s’infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra…»   (1 Samuele 17,48-51)

Golia è la più grande discarica per rifiuti solidi e speciali d’Europa, la Battaglina, e Davide, per chi ancora non lo conoscesse, è Stefano Caccavari giovanissimo imprenditore.

Ci troviamo a San Floro un comune collinare in provincia di Catanzaro a pochi chilometri dal Golfo di Squillace, circondato da boschi, campi e frutteti, famoso per la lavorazione tradizionale dei fichi secchi e oggi per l’Orto di Famiglia. È proprio in questo territorio, nei comuni di Borgia, San Floro e Girifalco, precisamente su due falde acquifere, che nel 2014 sarebbe dovuta sorgere l’“Isola ecologica Battaglina”, una discarica gigantesca, la seconda più grande d’Europa, ricordiamo che secondo alcuni la più grande d’Europa è Malagrotta situata nella Riserva naturale Litorale romano,  240 ettari di superficie dove ogni giorno vengono scaricati quasi 5000 tonnellate di rifiuti. Stesso contesto per la c.d. “Battaglina”, in un’area individuata, tanto per parlare, a prevalenza boschiva, con il conseguente disboscamento per la realizzazione delle “vasche”, e come se ciò non bastasse con un sistema idrico superficiale e classificata zona sismica di categoria 1.

“Calabria grande e amara” titolava un saggio del 1964 di Leonida Rèpaci, anche in quest’occasione  “amara” sarebbe stata la conclusione naturale, quasi prevedibile, come per molte altre realtà di questa terra,  se non ci fosse stata la caparbia opposizione dei cittadini di San Floro, Girifalco, Borgia, Amaroni, Cortale, Settingiano e Caraffa, guidati dal comitato No Bat e sostenuti da Legambiente, che sono riusciti a fermare il “gigante d’immondizia”.

Tra loro il giovane Stefano Caccavari, 28 anni compiuti a marzo di quest’anno, e la sua lucida e coraggiosa reazione a un “mostro” che li avrebbe spazzati via, tirare fuori “dalla bisaccia” non già un sasso, ma un pugno di terra. Ha considerato la vocazione del suo territorio, agricola, e partendo dalla riflessione che quasi tutte le famiglie a San Floro mantengono la tradizione di farsi un piccolo orto dietro casa ha, insieme allo zio Franco, preso un pezzo della sua terra ed ha coltivato i primi dieci orti di famiglia, il progetto si chiama proprio così Orto di Famiglia.

Orto di Famiglia, ortisti

Orto di Famiglia, ortisti

«Dare la possibilità alle persone di avere un piccolo pezzo di terra,» racconta Stefano «dove i lavori agricoli vengono fatti da noi e le famiglie che prendono in affitto l’orto vengono direttamente a raccogliere i loro prodotti, qui l’innovazione», non bisogna aspettare di andare in pensione per realizzare il sogno dell’orto o fare gimcane micidiali, tra impegni di lavoro e famiglia, per trovare il tempo da dedicare alla terra. Qui trovano tutto pronto e tutto “vero biologico”, verdure di stagione senza concimi chimici e nessun pesticida, nei campi di Stefano, i parassiti vengono combattuti con l’utilizzo di insetti predatori. Qui

Un anno e mezzo fa erano in dieci, stagione dopo stagione sono oltre 160, all’Orto di Famiglia si cresce continuamente facendo agricoltura, aggregando persone che sanno fare e costruendo una comunità che non solo vive il territorio, ma ne diventa custode.

«Dove le persone non fanno nulla per tutelare e proteggere il territorio che vivono, il territorio è destinato a scomparire», se ci pensate è proprio così, come dice Stefano, «se nessuno reagisce ai problemi esterni i territori sono destinati a morire, perché arriva chi  vuole colonizzare, conquistare e fa la discarica» e aggiungo io, magari fosse solo la discarica e la morte del territorio, il business criminale dei rifiuti tossici in discariche abusive in molte zone di questo territorio, è una vera sciagura. Come se “i criminali”, le loro famiglie, i loro parenti, i loro amici, non mangiassero, non respirassero, non vivessero come noi, per una “palata di soldi” dimenticano la palata di terra che toccherà anche a loro sulla bara quando tutto sarà contaminato. Ma questa è la capacità intellettiva, il grado di sviluppo dell’intelligenza che in molti, troppi, sembra essersi involuto.

L’Orto di Famiglia è una risposta concreta a queste vergogne:

Riappropriarsi del territorio, curarlo, avere passione è anche una molla a difenderlo. 

E poi vogliamo mettere il “mangiare sano”, mangiare prodotti coltivati da noi stessi e nel rispetto della natura. Infatti nel “giardino” di Stefano da un’iniziale semplice “raccolta” delle verdure, gli ortisti oggi hanno imparato e voluto coltivare loro stessi il proprio orto. Se amiamo qualcosa siamo capaci di tutto per proteggerla!

Orto di Famiglia, ortisti

Orto di Famiglia, ortisti

Oggi  Stefano Caccavari è impegnato in un nuovo progetto: il primo mulino social.

La chiusura dell’ultimo mulino a pietra, in provincia di Crotone,  ha significato per Stefano la fine per macinare il suo grano con una tecnica tradizionale, e già, perché ho trascurato di dirvi che lui e la sua famiglia hanno diversi ettari di grani antichi, «dal grano duro al grano tenero, dal mais alla segale, lo facciamo esclusivamente per mangiare sano e difendere la tradizione.» scrive «E’ il nostro territorio, è la nostra vocazione agricola, è la voglia di mangiare come 100 anni fa che ci spinge ad andare avanti, e adesso è l’ora di avviare il nostro mulino biologico a pietra naturale per macinare esclusivamente i nostri Grani Antichi.» Qui

Così inizia per Stefano la nuova avventura, recuperare le antiche macine in pietra naturale “la ferté” dell’ultimo mulino e dare vita al primo Mulino social a pietra made in San Floro. Si tratta di macine antiche, prodotte nel 1800, di una pietra speciale e durissima, la famosa pietra francese chiamata “le Fertè”.

Per la raccolta fondi il 18 febbraio ha lanciato una campagna adesioni su Facebook e la rete ha risposto con entusiasmo sostenendo energicamente il progetto. Chi volesse può ancora partecipare o prenotare il kit di Farina Bio composto da 20 Kg di farina macinata a pietra. Qui

Stefano Caccavari al centro con suo zio Franco a sinistra

Stefano Caccavari al centro con suo zio Franco a sinistra

Progetti semplici e importanti, idee nate per ribellione, come la discarica, la chiusura di un antico mulino, o la salvaguardia della biodiversità, che permettono si di entrare in contatto con la natura e il naturale, di riscoprire il piacere di un’alimentazione sana, ma soprattuttosono un modello per la salvaguardia e il rilancio di un territorio. 

L’Orto di Famiglia, che Stefano a raccontato in uno degli incontri nel salone di Confindustria di Reggio Calabria, “aperto” da Angelo Marra, presidente del Gruppo Giovani imprenditori Confindustria, ai giovani corsisti dei CFP di Reggio, è la risposta al corso organizzato e promosso dall’associazione Pensando Meridiano:

 I giovani hanno bisogno di modelli positivi da imitare.

Le azioni di Stefano sono un esempio replicabile universalmente, perché come recita una massima:

“Semina un pensiero e raccoglierai un’azione, semina un’azione e raccoglierai un’abitudine, semina un’abitudine e raccoglierai un carattere, semina un carattere e raccoglierai un destino.”

Sulle “ricadute” delle azioni che facciamo avevo iniziato a parlarvene qui, ci sono grandi azioni che si devono ripetere per l’importanza delle conseguenze e azioni miserabili che andrebbero schiacciate per la bassezza dei loro effetti.

Stefano Caccavari e alle spalle il deposito dopo l'incendio

Stefano Caccavari e alle spalle il deposito dopo l’incendio

Il 23 marzo scorso il deposito dell’azienda agricola di Stefano Caccavari è stato distrutto da un incendio, «La Calabria è dolce e amara, ma noi andiamo avanti. Questa notte l’Orto di Famiglia è stato oggetto di un atto vandalico.», sono parole di Stefano rilasciate a “il Quotidiano del Sud”, « La nostra casetta di legno, spazio di aggregazione e di convivialità, è stata data alle fiamme da ignoti… Orto di Famiglia non è semplicemente un’azienda agricola ma è una comunità di persone che, coltivando la nostra terra, si sono posti a guardia e a difesa del territorio e che non si lascerà minimamente intimorire dall’accaduto. Chi lavora la terra mette sempre in conto gli imprevisti. Noi andiamo avanti utilizzando la cenere dell’incendio per concimare i nostri terreni».

Per chi si fosse perso la prima parte e l’antefatto:

Le imprese “eretiche”: Massimiliano Capalbo e Orme nel parco. Cronache da Gotham 1/3

Cronache da Gotham. Per scoprire una città bisogna partire da chi la vive: Bluocean di Francesco Scarpino + Pensando Meridiano

  • In apertura post Stefano Caccavari e il suo Orto di Famiglia. Le immagini in questo post provengono dal web e sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio. 

 

http://lasantafuriosa.blogspot.it/2016/04/le-imprese-eretiche-stefano-caccavari-e.html

 

Santa Spanò
Diceva Mark Twain: "Ci sono due momenti importanti nella vita: quando nasci e quando capisci perché". E io nacqui. Sul perché ci sto lavorando, tra la bottega, il mio blog http://lasantafuriosa.blogspot.it/ e... il resto ve lo racconto strada facendo.
Dimenticavo, io sono Santa!

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