Le nostre risorse più importanti

di Riane Eisler e Rene Redwood per AlterNet ((www.alternet.org)

tratto da Irreparable Human Deficit Looms in “Wake of Budget-Cutting Frenzy”. Traduzione di Maria G. Di Rienzo.

Un debito finanziario può essere ripagato. Ma il debito che abbiamo con i nostri figli – se gli investimenti nei settori della salute, della nutrizione e dell’istruzione sono tagliati – diventa irreparabile. Investire nelle strutture umane è essenziale per il successo nell’economia post-industriale, e questo dovrebbe essere il principio economico guida per i nostri politici.

Sta a noi porre le domande difficili: perché ci viene detto che non possiamo alzare le tasse ai ricchi, ma dobbiamo tagliare gli stipendi a insegnanti, infermiere e a chi si prende cura dei bambini? Non c’è alcuna prova che tasse più basse alle corporazioni economiche e ai milionari producano benessere per tutti, o che tagli pesanti ai servizi sociali abbiamo mai aiutato la gente delle nazioni in via di sviluppo a sollevarsi dalla povertà.

E’ vero l’opposto. Sono i paesi come il Canada, la Svezia, la Nuova Zelanda e la Finlandia che impegnandosi ad aver cura delle future generazioni sono passati dalla povertà alla prosperità. Perché ci viene detto che tagliare la spesa sociale è la strada verso la prosperità, quando la nostra passata prosperità era il risultato di politiche opposte?

All’inizio del 20° secolo, eccetto che per i super-ricchi, gli Stati Uniti erano un Paese in via di sviluppo. I nostri standard generali di vita erano terribili: i tassi di mortalità, infantile e generale, erano estremamente alti, così come quello di povertà. Allora abbiamo investito nella cura prenatale e dei bambini, abbiamo abolito il lavoro minorile, abbiamo reso obbligatoria non solo l’istruzione primaria ma anche la secondaria. Questi investimenti governativi e i programmi di assistenza sociale hanno avuto un enorme ritorno per le persone e la nazione.

Oggi, quale risultato della restrizione su tali spese pubbliche, gli Usa hanno il più alto tasso di mortalità materna ed infantile, nonché di povertà, di ogni altra nazione sviluppata. La povertà affligge, nel nostro Paese, circa un bambino su sei, il che fa 13 milioni di giovani: una cifra destinata ad aumentare se gli attuali trend continuano. Nel 2009, più di 4 milioni e quattrocentomila madri single hanno guadagnato stipendi inferiori al livello nazionale di povertà e sono state a stento in grado di provvedere ai bisogni di base dei loro figli. Le tipologie dei tagli ora proposti spingeranno noi donne ancora più in basso.

Per contrasto, investire in educazione, salute, cura dei bambini e degli anziani riduce drasticamente la disoccupazione, la povertà, l’assistenza pubblica, le spese per le prigioni – e allo stesso tempo provvede forza lavoro istruita e più alta base di tassazione. Se possiamo trovare accettabili alcuni tagli nel bilancio dello stato, ve ne sono altri che non possiamo accettare: quelli sulla salute, l’assistenza sociale e l’istruzione.

Questo perché sappiamo che le nostre più importanti risorse sono la nostra gente. Se non investiamo nelle infrastrutture umane non potremo aver successo a livello economico. Abbiamo urgentemente bisogno di una prospettiva realistica a lungo termine su come i deficit nazionali e statali vengono calcolati. Il deficit di capitale umano creato dal tagliare i programmi sociali sarà irreparabile. Invece, i benefici provenienti dall’investimento nelle strutture umane toccheranno individui, famiglie, affari e la società nel suo insieme, accrescendosi generazione dopo generazione.

C’è un vecchio detto: “Un’oncia di prevenzione vale una libbra di cura”. Le nostre priorità dovrebbero essere esattamente quelle che i “falchi” del deficit stanno mandando alla ghigliottina. Tagliare quei programmi è comportamento criminale, non politica sensata.

Riane Eisler è scrittrice e presidente del Center for Partnership Studies – www.partnershipway.org

Rene Redwood è la presidente di Redwood Enterprise – www.redwoodenterprise.com

Redazione
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