le trappole dell’identità

di Francesco Masala,

Ho letto qualche mese fa il  libro “Tutto quello che sai sulla Sardegna è falso”, di Omar Onnis, che mi è piaciuto molto, e dopo qualche settimana mi è capitato di leggere “Quando cadono i muri”, di Edouard Glissant e Patrick Chamoiseau

e ho trovato in entrambi alcune parole sull’identità che mi sembrano chiare e molto convincenti, su come tutti i discorsi sull’identità siano spesso una trappola.

Riporto due brani dei due libri, che potrebbero scambiarsi senza problemi.

1 – “Non sapremmo gestire un ministero dell’identità. Altrimenti, la vita della collettività diventerebbe un meccanismo, il suo futuro asettico, reso sterile da regole fisse, come in un esperimento di laboratorio. Il fatto è che l’identità è prima di tutto un essere nel mondo, come dicono i filosofi, un rischio che bisogna correre e di cui si alimenta il rapporto con l’altro e con il mondo, ed è, allo stesso tempo, un risultato di questo rapporto. Una simile ambivalenza nutre contemporaneamente la libertà di intraprendere e, più in là, l’audacia di cambiare. La nazione colonizzatrice impone i propri valori e fa appello ad una identità preservata da ogni attacco esterno che noi chiameremo “identità a radice unica”. Anche se ogni colonizzazione è, prima di tutto, sfruttamento economico, nessuna può fare a meno di questa supervalorizzazione identitaria che giustifica lo sfruttamento. L’identità a radice unica ha dunque sempre bisogno di rassicurarsi autodefinendosi, o almeno cercando di farlo. Ma un tale modello è stato anche rintracciato, se non all’origine, almeno nella realizzazione delle lotte anticolonialiste: è tramite la rivendicazione di una identità nazionale, ereditata dall’esempio dei colonizzatori, che le comunità dominate hanno trovato la forza di resistere. Lo schema dello stato nazione si è così moltiplicato nel mondo. E ne sono derivati solo disastri.

Il progresso umano non si può capire senza ammettere che esiste un aspetto dinamico delle identità, quello della “relazione”. Mentre l’aspetto-muro dell’identità rinchiude, l’aspetto-relazione apre in egual misura…”

da “Quando cadono i muri”, di Edouard Glissant e Patrick Chamoiseau

 

2 – “…Qualsiasi identità è una menzogna. Essere identici a qualcosa vuol dire sostanzialmente adeguarsi ad un modello fisso e non mutabile. Il che risulta quanto mai inapplicabile alla condizione umana. Che si conforma, è vero, a modelli, nasce sempre da qualcosa che la precede nel tempo ma non ha né un andamento lineare né un percorso obbligato. Così nessuno di noi è “identico” ai suoi nonni e tanto meno siamo identici ai nostri antenati lontani. Non sono identici gli elementi della vita materiale, non sono identici i rapporti di produzione, non sono identici il modo di parlare (al di là della lingua usata, che può essere anche la medesima), i riferimenti concettuali, la conoscenza del mondo, i mezzi di comunicazione, l’armamentario mentale. Ed è perfettamente naturale che sia così. Non c’è nulla di sbagliato nel mutamento…”

da “Tutto quello che sai sulla Sardegna è falso”, di Omar Onnis

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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