«L’eccesso di realtà»

recensione di emmerre al nuovo libro di Annie Le Brun
 

Il pensiero deve partire dall’irriducibile.

(Fernando Pessoa)

L’uscita in Italia de Du trop de réalité di Annie Le Brun, scrittrice e poetessa surrealista assai nota in Francia, è una scommessa non soltanto editoriale, in quanto reca un potenziale di riflessione e rovesciamento, difficilmente compatibile con le pagine culturali delle riviste italiane che si occupano di arte e filosofia.

Osservando, in questi anni, l’elevata e prolungata conflittualità sociale in Francia attraverso le rivolte di strada, difficilmente recuperabili, e le scritte, sul filo della poesia, lasciate sui muri, quali «in cenere tutto diventa possibile», «lusso o vita!?», «chi sogna senza agire coltiva l’incubo», non si può non considerare la persistenza in Francia di un pensiero radicale, filosofico ed esistenziale ancor prima che politico, che si ricollega al passato rivoluzionario, dalla Comune alle barricate del Maggio 68, ma riprende pure il filo, fiammante e oscuro, di movimenti di critica dell’esistente tra i quali il surrealismo e il situazionismo.

Sommovimenti che, superando – senza negare – marxismo e anarchismo, insorgevano – senza mediazioni – contro la mercificazione e la mortificazione della vita, nonchè le illusioni liberali e riformiste di un futuro di progresso a cui non crede più nessuno.

Qualcosa del genere era già successo sul finire dell’800, nella Francia della “belle epoque”, quando degli “irregolari” della letteratura e dell’azione rivoluzionaria, «seppero farsi voce di questa trasmutazione del linguaggio a forza di ribellione, indissociabile dalla vita che si riprende i suoi diritti attraverso ciò che fu la storia della rivolta anarchica».

Per questo, in un’Italia in cui l’attuale dibattito politico e culturale – anche nei contesti più antagonisti – rimastica approcci ideologici inadeguati per comprendere e rovesciare le diverse forme del dominio, può essere interessante sviluppare l’arsenale della critica radicale che, appunto, mirava e mira alle fondamenta di quell’alienazione, non soltanto materiale, su cui continua a reggersi il regno del capitale, nonostante le contraddizioni e le crisi che esso stesso produce.

Senza questa perdita di “sensibilità”, individuale e quindi collettiva, verso le miserie di un vivere eterodiretto e a-conflittuale, come nei confronti della verità espressa dalle nostre pulsioni e dai nostri malesseri, nonché la cinica rinuncia ad ogni ribellione in nome di una presunta razionalità, se non contro i falsi nemici suggeriti da chi specula sulla guerra tra poveri, il sovrano apparirebbe nella sua oscena nudità.

Mentre le persone più accorte, pur dichiarandosi indignate e sconcertate per il precipitare del mondo in un abisso di non-senso, continuano ad inseguire forme di mobilitazione civile, ragionevoli quanto paralizzanti, pacifiche quanto falsamente gioiose, sperando di essere ascoltate, approvate e accontentate da quegli stessi governi e da quei poteri economici che fanno quotidiano scempio dell’umanità e del pianeta, a partire dalle nostre facoltà comunicative, sensitive e sensuali.

Per quanti non si accontentano di fermarsi alla superficie e allo spettacolo del dilagante sgomento, la lettura de “L’eccesso di realtà” può rivelarsi un ricco compendio di affilate quanto profonde considerazioni.

Infatti, come è ben colto da Martina Guerrini nella prefazione, in questo lavoro Annie Le Brun, mette a nudo «la relazione tra corpo, sensibilità, linguaggio e individualità». Relazione con un intreccio complesso ma fondamentale per comprendere – e decostruire – i meccanismi dell’attuale oppressione che, sottilmente, imprigiona, smarrisce e annienta esistenze già desensibilizzate.

Da surrealista, la sovversione di Le Brun inizia dalle suggestioni, dai labirinti e dai segreti dello scrivere, per cui non offre un elenco di soluzioni preconfezionate buone per un volantino politico, ma semmai mira al loro sabotaggio.

«Per opporsi a questa felicità nella sottomissione che sta imponendosi nell’arte di vivere, non restano che i rari esseri che, d’istinto, le sfuggono. Unicamente grazie al loro rifiuto selvaggio di prestare la minima serietà a un mondo sempre più grottesco, non è forse ancora completamente impossibile respirare […] Nel frattempo, che non mi si chieda di riconoscere alcunchè a un mondo in cui io non cerco più che tracce di vita non sottomessa».

Annie Le Brun, «L’eccesso di realtà. La mercificazione del sensibile» a cura di Martina Guerrini, BFS Edizioni, pp. 186, Euro 14

Annie Le Brun è una poetessa surrealista, scrittrice e critica letteraria francese.

Incontra André Breton a ventuno anni e prende parte alle attività del movimento surrealista dal 1963 agli ultimi anni prima dell’autodissoluzione del gruppo. È stata la compagna di vita del poeta surrealista, commediografo e traduttore croato Radovan Ivšić, scomparso nel 2009.

Tra le sue opere: Disertate. Il femminismo è morto, Arcana editrice, 1978; Ombre pour ombre, recueil des ouvrages précédents, Paris, Gallimard, 2004; Soudain un bloc d’abîme, Sade, Paris, Jean-Jacques Pauvert, 1986 (Paris, Gallimard, 2014); Sade: attaquer le soleil, Paris, Gallimard, 2014; Ce qui n’a pas de prix, Paris, Éditions Stock, 2018.


https://www.bfs.it/edizioni/libro.php?id=237

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Un commento

  • Domenica 1° marzo a Livorno – ore 17 – presso la Biblioteca Comunale “Bottini dell’Olio” (piazza del Luogo Pio – Quartiere Venezia): presentazione de “L’eccesso di realtà”. Partecipa la traduttrice-curatrice, Martina Guerrini.

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