L’ecofemminismo in Italia

Le radici di una rivoluzione necessaria. Recensione al libro di Franca Marcomin e Laura Cima – ed. Il Poligrafo, Padova, 2017

di Beppe Pavan

“Ecofemminismo” è un tema, un argomento, un movimento, una scuola di pensiero, un intreccio di cammini… è, soprattutto, per me, uno dei sentieri decisivi su cui camminare, donne e uomini che desideriamo rimettere al mondo il mondo.

Ecologia e femminismo: anche nel mondo delle CdB (Comunità cristiane di Base) hanno a poco a poco conquistato terreno, attenzione, impegno… e negli ultimi anni sono stati oggetto di ricerche, incontri, approfondimenti.

Ce ne siamo appassionati/e, in particolare, nel gruppo “ricerca” della nostra CdB Viottoli di Pinerolo, da quando abbiamo cominciato a cercare risposte alla domanda: cosa c’era prima dell’ebraismo, prima del monoteismo, prima del patriarcato? Le abbiamo trovate, quelle risposte, in libri di donne, soprattutto, in incontri con donne studiose, in convegni sulle culture matriarcali/matrifocali/matrilineari… Vi risparmio l’elenco delle donne a cui devo dire grazie: ne dimenticherei certamente qualcuna.

Laura Cima e Franca Marcomin sono due di queste e il libro che hanno curato insieme me ne ha fatte conoscere molte altre. E’ un’antologia di racconti autobiografici di tante donne dell’arcipelago “verde”, che negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso hanno intrecciato con l’impegno politico nelle Liste Verdi le proprie pratiche di vita e di lotta “per la difesa dei valori e dei diritti delle donne, della Natura e della vita” (dalla quarta di copertina).

Una rapida scorsa ai titoli di queste lotte ci rende immediatamente evidente che anche noi uomini e il mondo intero avremmo tutta la convenienza a cooperare per farle “vincere”: riconversione dell’industria delle armi, scuola, cultura del rispetto, antropocentrismo della sinistra, ordine simbolico della madre, nuclearismo, misoginia, globalizzazione, dittatura dell’economia…

Nel 1985 nacquero le prime Liste Verdi e molte donne vi si impegnarono, creando sinergie con l’associazionismo femminista e ambientalista e dando il via a un grande cambiamento culturale e politico, dei comportamenti e degli stili di vita. Fino alla costituzione del Direttivo parlamentare di sole donne nel gruppo dei Verdi. Ma “l’esperienza delle elette nei Verdi a poco a poco si spense sotto il contrattacco maschile” che impose al movimento “una strutturazione tradizionale di partito” e cacciò le donne dal Parlamento.

Le testimonianze e la documentazione raccolte nel libro ci aiutano a ripercorrere questa storia. Ma non è una storia del passato: scrive Laura a pagina 41 che “tutte le donne verdi stanno continuando il loro impegno, forti di quella esperienza che ci unì da protagoniste”.

E questa storia vogliamo intrecciare con la nostra, perché  dopo aver letto Sovrane di Annarosa Buttarelli, ci siamo interrogati/e, nel gruppo ricerca, intorno ad un’affermazione di Pinuccia Montanari a pag. 115: “Le donne possono riuscire a scalfire la cultura dell’aggressione e del dominio per avviare una società basata sulla valorizzazione delle interdipendenze, di una nuova ‘etica della relazione’, ritrovando la strada per rimodellare la dinamica dei e tra i generi, assumendo un ruolo protagonista a sostegno non già dello ‘sviluppo’, ma della vita”.

Buttarelli in Sovrane. L’autorità femminile al governo (il Saggiatore 2013) scrive che “le donne sanno rigovernare il mondo senza impossessarsene” (p. 15): questo per noi è un messaggio di grande speranza. Ma l’esperienza delle donne verdi ci racconta una sconfitta… Le domande, allora, intorno a cui continuiamo a scambiarci pensieri e parole sono:

  • sta davvero crescendo nel mondo il consenso intorno alle modalità femminili/femministe di praticare la politica con modalità ecologiche, cioè la cura della casa comune?
  • L’economia capitalista e la finanza speculativa ora dominano e dirigono la politica, e tutto questo è pratica maschile, come quella che ha emarginato le parlamentari verdi… Come fare perché ai posti di governo arrivino donne e uomini “trasformati”, capaci di avviare, assieme alle donne, pratiche politiche di cura della vita?

Riflettendo su quell’affermazione di Pinuccia Montanari abbiamo schematizzato il possibile percorso in questo modo:

  • la prima condizione fondamentale è “scalfire la cultura dell’aggressività e del dominio”
  • questo rende possibile, a donne e uomini, “riequilibrare le relazioni tra i generi”
  • e diventa possibile praticare insieme una “politica della vita”.

Restiamo convinti/e che le donne, da sole, non ce la faranno: troppo forte e violenta resta la cultura maschile dell’aggressività e del dominio. E’ necessario che gli uomini si mettano in cammino di trasformazione di sé, cominciando ad imparare a rispettare la libertà e l’autonomia delle donne, liberandosi della cultura del possesso, che viceversa li porta a rifiutare il riconoscimento di quella libertà.

Moltiplicare i gruppi di autocoscienza femminili e maschili è una pratica che l’esperienza mi suggerisce essere conveniente e decisiva. Purtroppo spesso sento dire che sono pratiche da anni ’70… Invece quello che ci fa difetto è la capacità di resistere nel tempo, di dare continuità, con tenacia, a queste pratiche positive di coinvolgimento consapevole e convinto, anche delle successive generazioni, nella cura della casa comune. Perché questa trasformazione è un processo lungo, molto lungo: durerà tutta la vita di ogni persona e tutta la vita dell’umanità. Non ci sono scorciatoie.

Libri come questo sono stimoli importanti per l’approfondimento e la decisione personale a mettersi in cammino. A condizione che gli uomini, specialmente quelli che amano il potere, scendano dai piedestalli su cui la cultura patriarcale li ha issati e traggano le necessarie conseguenze dalla consapevolezza che “è un vero e proprio insulto alle donne l’atteggiamento di chi continua a presumere che sia possibile pensare una politica degna di questo nome solo all’interno delle coordinate patriarcali” (Sovrane p. 12).

Due parole sulle curatrici di questo volume, desunte dalla quarta di copertina:

  • Franca Marcomin è ostetrica e ha ricoperto diversi incarichi amministrativi; è una delle fondatrici dell’associazione nazionale “Preziose” che sostiene il progetto di Annarosa Buttarelli della Scuola di Alta Formazione per donne di governo.
  • Laura Cima, femminista ed ecologista, ha dedicato la vita alla politica delle donne e delle relazioni. Possiamo incontrarla sul suo blog lauracima.it.

 

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