Lenore Kandel, la sciamana della poesia

di Dianella Bardelli

«Amore (in inglese) è una parola di quattro lettere, le parole veramente oscene sono odio, guerra, bomba. Se possiamo riconoscere la nostra propria bellezza, sarà impossibile per ogni essere umano recare danno a un altro essere umano. Se trovi che il tuo corpo e soprattutto le tue parti genitali sono brutte e vergognose, sarai incapace di usarle con amore. Puoi cominciare dall’accettare e amare te stesso come una manifestazione del divino e poi estenderlo. Non soltanto attraverso l’amore fisico ma come una forza generatrice e penetrante diretta verso tutti gli esseri senzienti con la speranza di una totale percezione e consapevolezza per tutti noi». Queste parole, in realtà molto attuali, la poetessa Lenore Kandel le ha pronunciate durante un’intervista comparsa in “Voices from the love generation” edito da Leonard Wolf e risalente al 1968.

***

Come si fa a condividere un amore? Se poi è un amore per qualcuno che non si è mai conosciuto di persona? Posso solo dire che Lenore Kandel, la poetessa statunitense morta nel 2009 io l’amo molto. Definirla poetessa non è esatto, perché nell’epoca in cui lei visse – la San Francisco hippy della metà degli anni ’60 – non c’erano i poeti e i non poeti, i pittori e i non pittori: tutti scrivevano e dipingevano, facevano teatro, musica, e ciò non in base a un saperlo fare, essere titolati a farlo, ma semplicemente in base a un proprio desiderio; ognuno, come si diceva allora, “faceva la propria cosa”. La cosa poesia Lenore la faceva in maniera sublime. L’ho scoperta alcuni anni fa quando mi sono detta: adesso che hai un po’ studiato la beat generation e ti sei innamorata a tempo indeterminato di Kerouac e Ginsberg, andiamo a vedere cosa è successo dopo di loro. E così partendo dal libro autobiografico dell’attore Peter Coyote “Sleeping where I fall sulla sua giovinezza hippy, mi sono imbattuta in questa donna formidabile dai mille mestieri e dalla bellezza carismatica che andò sotto processo per aver scritto «The love book», un libretto di otto poesie in cui con linguaggio esplicito (perché secondo Lenore il poeta non può censurarsi) racconta il suo fare l’amore con il proprio uomo. Lo fa evocando emozioni e parti del corpo che si toccano e si uniscono e miracolo/miracolo senza essere mai volgare, nemmeno erotica, perché lo scopo di Lenore non era quello ma raccontare con linguaggio poetico la sacralità dell’atto sessuale. «Everyone who makes love is religious» disse Lenore Kandel in sua difesa alla giuria durante il processo per questo suo libretto. E aggiunse: «Io credo che quando gli esseri umani sono così vicini tra loro possano diventare una sola carne e spirito, essi trascendono l’umano nel divino».

A questo proposito in suo testo molto interessante, intitolato «La poesia non è mai compromesso» Lenore parla di cosa sia la poesia: «Due mie poesie, pubblicate in un piccolo libro, trattano d’amore fisico e dell’invocazione, riconoscimento e accettazione della divinità nell’uomo attraverso il medium dell’amore fisico. In altre parole, è un piacere. Un piacere così grande che ti rende capace di uscire dal tuo io privato e di partecipare della grazia dell’universo. Questa semplice e piuttosto ovvia formulazione, espansa ed esemplificata poeticamente, ha sollevato un furore difficile a credersi. Gran parte di tale furore era dovuto all’uso poetico di certe parole di quattro lettere d’origine anglosassone non sostituite cioè da più tenui eufemismi. Gli eufemismi scelti per paura sono un patto con l’ipocrisia e nell’immediato distruggeranno la poesia e alla fine distruggeranno il poeta. Qualsiasi forma di censura, mentale, morale, emotiva o fisica che sia, proveniente sia dall’interno che dall’esterno, è una barriera contro l’autoconsapevolezza».

Un esempio da «The love book»:

Sono nuda contro di te
e metto la mia bocca su di te lentamente
vorrei tanto baciarti
e la mia lingua ti adora
sei bellissimo
il tuo corpo si muove verso di me
carne a carne
la pelle scivola sulla pelle dorata
come la mia verso la tua

la mia bocca la mia lingua le mie mani
il mio ventre e le mie gambe
contro la tua bocca il tuo amore
scivola… scivola…
i nostri corpi si muovono si uniscono
insopportabilmente
il tuo viso su di me
è il viso di tutti gli dèi
e demoni bellissimi
i tuoi occhi…
amore tocca amore
il tempio e il dio
sono uno

copulare con amore –
conoscere il tremito della tua carne dentro la mia –

sentire spesse dolci linfe scatenarsi

corpi sudati stretti e lingua a lingua

sono tutte quelle donne dell’antichità innamorate del sole

la mia f… è un favo siamo coperti di venire e miele

siamo coperti l’un con l’altro la mia pelle è il tuo sapore

copulare-copulazione d’amore-copulare il sì intero-

l’amore fa fiorire l’universo intero-io/te

riflessi nello specchio dorato siamo l’avatar di Krishna e Rada

puro amore-brama della divinità bellezza insopportabile

carnale incarnato

sono il dio-animale, la dea f… spensierata il dio animale maschio

mi copre mi penetra siamo diventati un angelo totale

uniti nel fuoco uniti nel seme e sudore uniti nell’urlo d’amore

sacri i nostri atti e le nostre azioni

sacre le nostre parti e le nostre persone

Di origini rumene e russe Lenore Kandel visse tra New York e Los Angeles prima di trasferirsi definitivamente a San Francisco nel 1960. Qui divenne un’attivista del gruppo anarchico dei Diggers che offriva cibo, vestiti e cure mediche gratuite a chiunque ne avesse bisogno. Oltre alla poesia si dedicò ai più vari mestieri come ad esempio danzatrice, cantante, guidatrice di autobus. Partecipò al raduno hippy al Golden Gate Park del 1967; era il suo trentacinquesimo compleanno. Quando – unica donna sul palco – prese la parola, 25000 persone le cantarono insieme “Happy Birthday”. A detta di chi all’epoca la conosceva era di una bellezza carismatica, aveva forme rotonde e sensuali, attirava l’attenzione di chiunque la incontrasse per il suo aspetto dominante e allo stesso tempo sereno. Lenore Kandel ebbe una vita avventurosa e per certi versi drammatica. A metà degli anni ’60 in una cooperativa di scrittori conobbe William Fritsch, soprannominato Sweet William, che si innamorò immediatamente di lei. Quello che accadde fu che i due si misero insieme e Lenore lo seguì nelle sue scorribande sulla sua Harley Davidson e nella vita spericolata nel gruppo degli Hell’s Angels di San Francisco. Nel ’70 i due ebbero un grave incidente di moto e Lenore rimase gravemente ferita alla schiena, tanto da non camminare più come prima. Da quel momento, dopo una lunga permanenza in ospedale, Lenore visse gli ultimi quarant’anni della sua vita nel suo piccolo appartamento, uscendo raramente per qualche reading.


Ogni tanto mi metto a leggere le poesie inedite di Lenore Kandel contenute nell’antologia «Collected poems of Lenore Kandel» (North Atlantic Books 2012, almeno quelle che riesco a tradurre; una che mi piace molto è questa:

Love is an art for angels
and we are human, you and I
fallible we are, and fragile
and therefore more than perfect
we take such risks who leap across the void!
perfection is static paradise
but we are human, you and I, and so we dream
and cast pur dreams before us
exstending our fingertips beyond the finite edge
to brush that certainty
of ringing bliss
that resonates our dreams
impelling us to be that art
which angels strive to emulate

Ecco la mia traduzione (molto letterale, me ne scuso)

L’amore è un’arte degli angeli
e noi siamo umani, tu e io
fallibili siamo, e fragili
e quindi più che perfetti
noi ci prendiamo tali rischi che attraversano il vuoto!
la perfezione è un paradiso statico
ma noi siamo umani, tu ed io, e quindi sogniamo
e lanciamo i nostri sogni oltre il margine finito
per sfiorare passando la certezza
di una tintinnante beatitudine
che fa risuonare i nostri sogni
obbligandoci a essere quell’arte
che gli angeli si sforzano di emulare

Infine vorrei citare una raccolta poetica di Lenore Kandel intitolata «Word Alchemy». E’ la raccolta più visionaria di Lenore Kandel. Le visioni di Lenore sono rivolte a tutto ciò che esiste, che forse esiste, che potrebbe esistere. Perché secondo lei «each beast contains its god, alla gods are dreams, all dreams are true» (verso di «Freak show and finale»). Allora anche se le parole non sono le cose in Lenore acquistano questo potere. «Word Alchemy» parla infatti di uomini-animali, donne-luna, petali che contengono l’universo. E ne parla nella stessa maniera delle cose che si vedono e si toccano. Per Lenore realtà e immaginazione si eguagliano, ai suoi occhi sono “vere” entrambe.

Eccone alcuni versi.

Credimi veramente quando ti dico che tu sei bellissimo
io sono qui e ti guardo fuori dalla visione dei miei occhi
e dentro la visione dei tuoi occhi e ti vedo e tu sei
un animale
e io ti vedo e tu sei divino e ti vedo e tu sei
un divino animale
e tu sei bellissimo
il divino non è separato dalla bestia, è la creatura totale che trascende se stessa
il messia che è stato invocato è già qui
tu sei quel messia che sta aspettando di rinascere nella consapevolezza
tu sei bellissimo; noi siamo tutti bellissimi
tu sei divino; noi siamo tutti divini
la divinità diventa visibile nella nostra autoconsapevolezza
accetta l’essere che sei e illuminati
attraverso la tua stessa chiara luce

Quarant’anni dopo come commento al Summer Of Love Survivors 40th Anniversary del 2007 di San Francisco, Lenore Kandel ha scritto: «1967: writing poetry; 2007: writing poetry». Cosa vuol dire questo se non che quel che rimane di quell’epoca, della sua gioventù hippy è solo il fatto che tra le tante cose che lei può ricordare di aver fatto, quella più importante è che ha scritto poesie, come se l’aver fatto parte del gruppo politico anarchico dei Diggers fosse stato cancellato, o l’aver partecipato ai Bed-in di S. Francisco non fosse più degno di nota. Come se anche gli amori appassionati non fossero più degni di nota o le sue opinioni sull’amore sessuale non fossero più importanti. Come sei lei fosse stata per tutta la vita chiusa in una stanza writing poetry invece di vivere appassionatamente ogni istante dei suoi 35 anni prima dell’incidente di moto.

Writing (Una mia improvvisazione)
Writing poetry
E basta
solo questo
a riempire tutta una vita –
per una persona come lei
così dinamica
che ha fatto la danzatrice del ventre,
l’interprete,
l’autista di autobus
e in Big Sur dice Jack
girava in topless
completamente a proprio agio
come fosse, come è
la cosa più naturale del mondo
perché lei diceva
se hai paura o vergogna del tuo corpo
non potrai dare e ricevere amore –
lei che animava gli happenings
con il suo andare e venire
forse correre
con tutti i sui impegni dinamici
forse in certi giorni
frenetici
lei che con Sweet William andava
ai raduni degli Angeli
e percorreva sul sellino della sua
Harley centinaia di km
per il solo gusto di farli
e passava con lui, Bill
chissà quante ora nei locali degli Angeli
a bere e chiacchierare a subire
le altrui risse –
lei che dice Peter
nel suo bellissimo libro
passava giornate con il suo Bill
nel loro letto che era tutta
la loro casa –
40 dopo se le chiedono
cosa facevi nel 1967?
dice writing poetry
e nel 2007?
Lenore risponde
writing poetry
eccezionale Lenore!

Amo talmente questa poetessa che sulla sua vita e poesia ho scritto un romanzo (ancora inedito).

Redazione
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