Lettera agli africani, un rap che taglia la carne come una lama

… quelli che vogliono sfruttare l’Africa sono gli stessi che sfruttano l’Europa

di Antonella Sinopoli

https://www.youtube.com/watch?v=-jCgiNpywqY

Lui si chiama Egregor (nome d’arte, evidentemente) è un rapper ed è africano. Anche se vive in Francia. E da lì, osservando l’Europa, i migranti, e le relazioni inique tra questi due mondi, ha scritto un pezzo che è già storia della musica rap di denuncia e impegno civile. 

Il titolo, Lettre aux Africains, “Lettera agli africani”. A due giorni dalla pubblicazione sui social, 71mila visualizzazioni sulla pagina Facebook, oltre 1700 like, quasi 3000 su YouTube.

Il testo è una lama che entra nella carne.  Eccolo.

Cerco una possibilità nel Paese dei diritti umani, della libertà, dove le leggi sono più grandi degli uomini […] credi che ci piaccia piegare la schiena?

Non molto tempo fa eravamo re, ora ci tocca correre dietro la Cina. Ci trattano da sanguisuga e approfittatori, ma all’origine dei flussi migratori c’è il sostegno ai dittatori.

Mettono lì dei burattini a tenere in piedi la Francia d’Africa che uccide le popolazioni, crea miseria e apatia.

Se sfido il mare non è per divertimento. Come fai a dire: ognuno a casa propria se a casa mia tu hai il diritto di veto?

E ancora…

Africani di domani, i neri hanno una scelta […]  l’unità africana è una risorsa, ma se il Maghreb vuole fare senza di noi allora noi faremo senza di loro. Bisogna riesaminare il rapporto tra religione e ragione, far scoppiare la crisi per far nascere una nuova riflessione, un nuovo tipo di africani, coraggiosi e fieri […]

Sono alcuni brani del testo.

Ma è su queste parole, che sfilano sul nero dell’immagine, che l’artista lascia spazio alla riflessione:

Le masse popolari in Europa non sono contrarie alle masse popolari in Africa. Ma quelli che vogliono sfruttare l’Africa sono gli stessi che sfruttano l’Europa. Abbiamo un nemico comune.

Sono le parole – ed è la voce – di Thomas Sankara, dal discorso sul debito all’Unione Africana, il 29 luglio 1987. Meno di tre mesi dopo sarebbe stato ucciso. Quello che diceva è valido ancora oggi.

Redazione
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